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Alzheimer: pazienti gravi a carico del ssn

L'attività prestata in favore di soggetto gravemente malato di Alzheimer ricoverato in istituto di cura è qualificabile come attività sanitaria ed è quindi a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Lo ha ribadito la Cassazione, sezione III civile, con l’ordinanza n.13714. del 18 maggio 2023.

La Suprema Corte ha precisato che in presenza di tali gravi patologie non è possibile scindere la quota di natura sanitaria dalla componente alberghiero-assistenziale, stante la loro stretta correlazione, con netta prevalenza delle prime sulle seconde.

Di conseguenza, non è possibile recuperare i costi delle prestazioni di assistenza fornite dal Comune attraverso un'azione di rivalsa nei confronti dei parenti del paziente.

I giudici hanno aggiunto che per valutare la prevalenza della componente sanitaria sulla componente assistenziale, non si deve far riferimento alle caratteristiche dell'istituto di cura in cui il paziente è ricoverato, ma alle condizioni del paziente stesso.

Pertanto, non è rilevante se era stato concordato o previsto un piano terapeutico personalizzato per il paziente, né se tale piano è stato correttamente attuato in linea con gli impegni assunti nei confronti del paziente o dei familiari al momento del ricovero.

Ciò che è rilevante, secondo la Corte, è che esista un piano terapeutico personalizzato necessario per il paziente, considerando la sua condizione medica, l'evoluzione della malattia al momento del ricovero e la prevedibile evoluzione successiva della malattia.

In particolare, per i pazienti affetti da Alzheimer, è necessario che ci sia un trattamento sanitario strettamente correlato all'assistenza, finalizzato a rallentare l'evoluzione della malattia e a limitare la sua degenerazione, specialmente nei casi più avanzati, che possono comportare comportamenti autolesionistici o potenzialmente dannosi per terzi.