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Progressi nella vista artificiale
I medici dell' Ospedale Universitario di Ginevra (HUG) sono riusciti a ridare la vista ad una persona cieca utilizzando per la prima volta in Europa una tecnologia già sperimentata negli Stati Uniti.
"E' quasi fantascienza", ha riconosciuto Avinoam Safran , medico capo del dipartimento di oftalmologia della HUG. L'operazione è stata completata la settimana scorsa ed è consistita nell'impianto di un dispositivo visivo che è in grado di restituire una parziale autonomia al paziente.
La tecnologia è stata sviluppata da Second Sight , un'azienda fondata in California nel 1998. Si tratta di una piccola macchina fotografica e di un trasmettitore montato all'interno di occhiali, di un impianto ricevitore, e di un dispositivo contenente 60 elettrodi, che è collegato alla retina con un filo della larghezza di un capello umano. Un microprocessore wireless e una batteria, indossata su una cintura, consentono di far funzionare l'impianto.
Secondo l'azienda, la telecamera sugli occhiali cattura l'immagine e invia le informazioni al processore video. Questo trasforma l'immagine in un segnale elettronico e lo invia al trasmettitore sugli occhiali da sole. Il ricevitore wireless impiantato, riceve questi dati e invia i segnali attraverso un piccolo cavo di elettrodi, stimolandolo ad emettere impulsi elettrici. Gli impulsi inducono risposte della retina che viaggiano attraverso il nervo ottico fino al cervello, che percepisce i modelli di luce e di macchie scure corrispondenti alla stimolazione degli elettrodi.
"Questo tipo di impianto è adatto alle persone che soffrono di una malattia ben definita, la retinite pigmentosa (degenerazione della retina esterna)", ha detto Safran. La tecnologia non è in grado di ripristinare completamente la visione, ha osservato. Sono necessari, inoltre, alcuni mesi prima che il paziente possa adattarsi adeguatamente al dispositivo.
Altre aziende stanno sviluppando tecnologie simili, e tra queste la Valtronic , che ha messo a punto un dispositivo protesico analogo per la società tedesca Intelligent Medical Implant.
Antonio Pascotto