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Parkinson, diagnosi troppo spesso in ritardo


Deficit olfattivi, depressione, dolori alle articolazioni, stitichezza, disturbi del sonno in fase rem: sono alcuni segnali precursori del Parkinson e non vanno sottovalutati perché di fondament ale aiuto per una diagnosi precoce, che molto spesso arriva troppo tardi. A ricordarlo, in occasione della IV Giornata nazionale dedicata alla malattia che si celebra sabato 29 novembre, è la Società Italiana di Neurologia (SIN).

I primi disturbi motori esordiscono, infatti, quando il Parkinson è già in una fase troppo avanzata per poter essere bloccata. «Iniziare il trattamento in una fase precoce, ancora prima che si manifestino sintomi motori, invece - spiega Aldo Quattrone, presidente della Sin e Rettore dell'Università Magna Graecia di Catanzaro - potrebbe rappresentare la strategia terapeutica del futuro. In queste fasi, infatti, i farmaci neuroprotettivi potrebbero davvero modificare o perfino arrestare il decorso della malattia».

Studio italiano: non somministrare in ritardo levodopa
E che la terapia della levodopa non debba essere somministrata in ritardo, lo dimostra uno studio italiano condotto in Africa sub-sahariana dai ricercatori del Centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento-Icp di Milano (studio diretto dal neurologo Gianni Pezzoli ).

Sono 300mila gli italiani a essere colpiti dal Parkinson, ossia 3 su 1.000 per quanto riguarda l'intera popolazione e l'1% degli over 65. «L'esordio in genere è intorno ai 60 anni, ma uno su 4 si ammala prima dei 50, nel 10% prima dei 40, dunque spesso nel pieno dell'età lavorativa e rischiano di vivere una vita molto difficile anche se hanno disturbi lievi», spiega Anna Rita Bentivoglio, responsabile dell'Unità operativa dei disturbi del movimento presso il dipartimento di geriatria del Policlinico Gemelli di Roma.

«Fondamentale - sottolinea - riconoscere i primi sintomi, cosa non scontata perché sono aspecifici. La “spalla congelata”, dolente e rigida, ad esempio, può esser scambiata per problema ortopedico, perdendo così anni con una terapia non adeguata». Inoltre, raccomanda l'esperta, «fare esercizio fisico è importantissimo perché migliora la capacità autoriparativa del cervello e dà alle persone la sensazione di avere in mano il controllo del proprio corpo».

Fare movimento per almeno sei ore riduce il rischio del 43%
Ma l'attività motoria fa bene anche nella prevenzione. Secondo un recente studio condotto presso il Karolinska Institute di Stoccolma, coloro che ogni settimana, attraverso le attività domestiche e andando al lavoro, si muovono per almeno 6 ore riducono il rischio del 43% rispetto a chi per queste attività spende meno di 2 ore a settimana. Intanto sabato, in moltissime città italiane, si terranno iniziative di informazione e di sensibilizzazione. Nella hall del Gemelli, un incontro-testimonianza moderato da Luciano Onder vedrà confrontarsi un team multispecialistico di medici insieme a malati e familiari.

Fondazione Fox cerca 600 volontari per il progetto Parkinson
Proprio in occasione della giornata, arriva l'appello della Fondazione Michael J. Fox: trovare seicento volontari da “arruolare” nel progetto Parkinson Progression Markers (PPMI), di cui un centinaio solo nel salernitano. Proprio qui si concentra un alto numero di soggetti che presentano la mutazione di uno dei due geni collegati allo sviluppo del morbo, l'SNCA, che codifica la proteina sinucleina. Obiettivo, dare un volto “genetico” al Parkinson, spiega il Paolo Barone dell'Università degli Studi di Salerno, «e arrivare a identificare in tempi brevi un biomarcatore predittivo di malattia».

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FONTE: //www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-28/parkinson-diagnosi-troppo-spesso-ritardo-161726.shtml?uuid=ABL5ONJC