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STRUMENTI E TECNICHE PER LA VALIDAZIONE PSICOLOGICA DI UN PRESUNTO CASO DI ABUSO SESSUALE (2^parte)



Dai test grafici somministrati emergono alcuni indici che riconducono alla particolare situazione intrapsichica e familiare che A. sta vivendo in questo momento della sua vita. Dal Disegno della Figura Umana è emerso, ad esempio, che egli da una parte senta il bisogno di socializzare con gli altri ed abbia una buona stima di sé, dall’altra però emerge in lui una certa dipendenza, ansia ed insicurezza. Per quanto riguarda i “disturbi nell’area dell’identità sessuale” potrebbe essere un indice assolutamente nella norma in un soggetto in fase adolescenziale e con un’identità sessuale ancora non completamente definita. Questa indicazione, però, si aggiunge al punteggio alto nell’area della “pulsionalità” ed a diversi altri indizi che evidenziano un’ansia legata ai bisogni sessuali. In particolare, gli indici che rilevano delle preoccupazioni sessuali, ad esempio, sono: la zona degli organi genitali cancellata ed ombreggiata ed i capelli anneriti nella figura maschile; mentre nel disegno della figura femminile i capelli sono stati cancellati più volte ed anneriti, sono stati disegnati i seni e poi sono stati eliminati. Nei due disegni emergono anche l’ansia ed i sensi di colpa connessi alla masturbazione, come le eccessive cancellature alle mani ed alle braccia nel personaggio maschile e l’omissione del naso in quello femminile. Emerge, inoltre, nel disegno del personaggio femminile, un’ansia legata alla figura femminile ed una figura materna percepita come frustrante: questo è possibile rilevarlo dalle cancellature eccessive in tutto il disegno e soprattutto sul viso, i seni disegnati e dopo cancellati.


Dall’osservazione diretta durante l’esecuzione del Disegno della Famiglia , dall’inchiesta e dall’analisi seguita al disegno prodotto, emergono in A. delle difficoltà legate al tema della famiglia ed alle dinamiche familiari così come lui le vive. In particolare, è da sottolineare che nonostante il ragazzo afferma di aver disegnato la sua famiglia, risultano alcune incongruenze. Nella famiglia rappresentata, infatti, è raffigurata anche la figura paterna ed alla domanda di chi fosse il più simpatico, lui risponde: “Mio padre, perché scherza sempre, perché è sempre felice e gioca sempre con me”. Tale descrizione non corrisponde alla situazione reale e, quindi, fa ipotizzare che questo è il padre dei suoi desideri, nel quale riversa aspettative e bisogni. Nel disegno, d’altra parte, emergono diversi indici che riconducono a quello che il ragazzo potrebbe vivere nella realtà famigliare. La modalità con cui ha rappresentato i personaggi fa ipotizzare che egli sperimenti in questo contesto sentimenti d’indecisione e di timore, ma anche difficoltà di comunicazione, sensi di colpa ed invischiamento tra i membri della famiglia.


Dall’interpretazione globale del disegno, emerge che il personaggio valorizzato è il soggetto stesso: questo sottolinea una tendenza narcisistica molto accentuata, probabilmente per l’impossibilità di “investire” le immagini parentali a causa dell’esistenza di un conflitto, che comporta per il soggetto la necessità di riprendere su di sé quegli “investimenti”, e quindi d’un ripiegamento narcisistico su se stesso. Sia dalla rappresentazione che dall’inchiesta seguita al disegno, risulta che il personaggio svalorizzato è il fratello. In particolare, gli indici riconducono ad una tensione dovuta a situazioni di stress, tendenze aggressive, sentimenti di disprezzo e di odio. Anche nell’inchiesta, alla domanda di chi fosse il meno simpatico, A. risponde: “Mio fratello, perché litiga sempre con me, non andiamo d’accordo, perché io ho di più (ad esempio giocattoli), lui di meno”. Nella storia raccontata sulla famiglia rappresentata, infine, il ragazzo sembra delineare il quadro della sua situazione familiare come lui la percepisce e manifesta il desiderio di ricongiungersi alla madre. Descrive il contesto, infatti, in questo modo: “C’era una volta, io che stavo a casa mia. Facevo sempre il cattivo, facevo sempre la pipì, litigavo sempre con mio fratello, facevo sempre prendere veleno a mia madre, me ne scappavo di casa. E poi un giorno mia madre mi mandava in una casa famiglia e all’inizio non mi piaceva niente, non riuscivo a guarire ancora. Ma poi dopo mesi e mesi sono riuscito a guarire, dopo alcuni mesi. Dopo di che mia madre ha saputo che sono guarito e mi ha fatto andare di nuovo a casa sua. E vissero tutti felici e contenti”.


Nel test del Disegno della Casa emerge in A. il bisogno di sostegno associato ad un senso d’insicurezza ed una scarsa fiducia in se stesso, riconducibile molto probabilmente alla pressione ambientale e familiare. Si evidenzia, inoltre, la presenza nel ragazzo di difficoltà relazionali e comunque una certa prudenza a stabilire relazioni personali, intime con gli altri. D’altra parte, però, l’aver rappresentato la maniglia alla porta è un segno positivo e fa ipotizzare una sua disponibilità all’apertura.


Dal test del Disegno dell’Albero si evidenziano alcuni indici positivi che descrivono un soggetto determinato, con idee chiare ed un certo senso della forma e delle buone maniere. Emergono, però, altre indicazioni che rilevano introversione, insicurezza ed inibizione, ma anche ricerca di sostegno e sicurezza. Il particolare della cavità disegnata nel tronco, inoltre, sarebbe un indizio di traumi vissuti con molta intensità; mentre l’aver rappresentato le foglie potrebbe essere un tentativo di mascherare una realtà personale incoerente ed instabile.


Nel disegno eseguito da A. della Persona sotto la pioggia , la persona è disegnata sotto una pioggia abbondante ed è priva di ombrello. Molto probabilmente questa rappresentazione fa emergere, soprattutto, che il ragazzo si sente “schiacciato” dall’ambiente familiare, contro il quale non ha la capacità e la possibilità di reazione. Ad avallare questa ipotesi c’è la storia che A. ha raccontato alla conclusione del disegno, nella quale riferisce di aver disegnato se stesso. Racconta che: “Era brutto tempo, pioveva forte, scappò di casa e se ne andò sempre più lontano. Talmente che pioveva forte si andò a nascondere in una tana, in un ponte, in una scorciatoia dove sta tutto chiuso. La madre lo andò a cercare e non riuscì a trovarlo. Dopo un tratto c’erano dei ladri, rapirono A. e lo portarono alla casa loro e lo volevano uccidere. E dopo un po’ venne il padre a cercarlo e lo trovò, lo prese in braccio prima che lo uccidessero e lo portò a casa. Il figlio, A., si era calmato e vissero tutti felici e contenti”. Da questo racconto emerge, inoltre, che il ragazzo si percepisce in pericolo nell’ambiente stressante nel quale vive e descrive una figura paterna, forse idealizzata, che lo “salva” da questa situazione.



Valutazioni conclusive


All’interno del percorso sopra illustrato, si può stabilire la compatibilità del quadro diagnostico che emerge con un’ipotesi di abuso sessuale. Sin dai primi giorni di permanenza di A. in casa famiglia, infatti, emergono alcuni aspetti della personalità del ragazzo che già in qualche modo ci parlano del suo disagio psichico.


Ad esempio, dal momento che A. manifestava seri fenomeni di enuresi ed encopresi, fu visitato da un urologo per escludere qualsiasi causa organica a queste problematiche. In quell’occasione, nel momento in cui si è prospettato di procedere con una “peretta” per aiutarlo a sbloccare l’intestino, il ragazzo ha avuto una forte crisi di pianto, ha manifestato idee suicidarie e non ha voluto in alcun modo che gli venisse effettuata questa operazione. Questa reazione fu considerata dai presenti sproporzionata; fece subito scattare un campanello di allarme e la sottoscritta fu tempestivamente avvertita dell’accaduto.


Si era anche notato che A. sembrava provasse piacere nell’ostentare le feci e l’urina (nelle mutandine e nelle lenzuola), fino al punto che accettava senza alcuna opposizione la scelta da parte dell’èquipe educativa di fargli lavare le proprie mutandine sporche a mano per cercare di sensibilizzarlo. Quello che per lui doveva essere un fastidio, sembrava invece rappresentare un momento di piacere.


Un altro indicatore di una situazione traumatica si individua nella mancanza di fiducia negli altri da parte di A. All’ingresso nella Struttura, infatti, incontrava grosse difficoltà a relazionarsi con gli altri ospiti e mostrava freddezza ed impassibilità di fronte alle attenzioni degli adulti di riferimento. In uno dei colloqui individuali con la sottoscritta, inoltre, A. esprime la convinzione che nessuno si fida degli altri ed anche lui non ha fiducia delle altre persone, ma solo della madre. Anche nel test del “ Disegno della Casa” si evidenzia la presenza nel ragazzo di difficoltà relazionali e comunque di una certa prudenza a stabilire relazioni personali, intime con gli altri. Nello stesso test, inoltre, emerge il bisogno di sostegno associato ad un senso d’insicurezza ed una scarsa fiducia in se stesso.


Un altro indicatore che riporta a traumi di tipo sessuale, è la visione del mondo come minaccioso. Tutto ciò emerge chiaramente nel disegno eseguito da A. della “ Persona sotto la pioggia” , poiché la persona è disegnata sotto una pioggia abbondante ed è priva di ombrello. Questa rappresentazione fa emergere, soprattutto, che il ragazzo si sente “schiacciato” dall’ambiente familiare, contro il quale non ha la capacità e la possibilità di reazione. Ad avallare questa ipotesi c’è la storia che A. ha raccontato alla conclusione del disegno, nella quale si identifica totalmente; dal racconto emerge, infatti, che il ragazzo si percepisce in pericolo nell’ambiente stressante nel quale vive e descrive una figura paterna, forse idealizzata, che lo “salva” da questa situazione.


Anche nel “ Disegno dell’Albero” il particolare della cavità disegnata nel tronco, sarebbe un indizio di traumi vissuti con molta intensità; mentre l’aver rappresentato le foglie potrebbe essere un tentativo di mascherare una realtà personale incoerente ed instabile.


Uno degli indicatori comportamentali maggiormente significativo nei casi di abuso sessuale riguarda la sfera degli atteggiamenti sessuali anomali. A., infatti, pronunciava parolacce, volgarità, faceva discorsi e gesti che richiamavano continuamente il sesso e la donna vista solo come oggetto di desiderio. A questo proposito, in uno degli incontri individuali, A. fa anche delle affermazioni, come ad esempio: “Le femmine sono un po’ sceme” oppure “Tutte le femmine sono bone” e racconta, con un po’ di vergogna, anche alcuni sogni. Dice di sognare le donne nude con le quali ha dei rapporti sessuali; poi ci ripensa e dice che questi sogni li faceva quando era a casa sua. In un altro sogno, invece, lui era nudo e una delle ospiti della casa famiglia voleva tagliargli i genitali; lui era molto spaventato mentre tutti gli altri ragazzi erano tranquilli e giocavano.


Inizialmente, mostrava anche episodi di esibizionismo e condotte perverse e più volte era stato sorpreso in atteggiamenti sessuali sia con coetanei che con un bambino più piccolo di lui ospiti della stessa Struttura. Utilizzava, inoltre, la masturbazione come “valvola di sfogo” per uno stress psichico che non riusciva ad esprimere verbalmente.


Nel “ Disegno della Figura Umana”, inoltre, emergono un punteggio alto nella scala de i “disturbi nell’area dell’identità sessuale” e nell’area della “pulsionalità”. Diversi altri indizi evidenziano una preoccupazione legata ai bisogni sessuali, come l’ansia ed i sensi di colpa connessi alla masturbazione e l’ansia legata alla figura femminile.


Il percorso diagnostico fin qui illustrato conduce a esprimersi circa l’esistenza di un’esperienza traumatica sessuale subita da A. Diversi sono gli indici che convergono verso questa conclusione, anche se appare ancora confuso chi potrebbe essere l’abusante in questa famiglia. Dalle osservazioni emergerebbero dei sospetti sia sulla madre che sul fratello secondogenito.


Per quanto riguarda la relazione tra A. e la madre, si osserva un rapporto abbastanza ambiguo. Da una parte emerge una relazione molto invischiata ed il ragazzo più volte esprime la convinzione che lui non ha fiducia delle altre persone, ma solo della madre. Dall’altra però, in diversi colloqui individuali, mentre stiamo parlando della madre, il ragazzo inizia ad agitarsi, a ridere senza una ragione apparente e vuole andare in bagno. In particolare, in uno degli incontri, inizia a ridere senza motivo in maniera irrefrenabile, perché afferma che gli viene in mente qualcosa che lo fa ridere ma non vuole rivelare cosa. Anche dai test grafici emerge un’ansia legata alla figura femminile ed una figura materna percepita come frustrante.


Per quanto riguarda il fratello, A. in diverse occasioni racconta che litigavano spesso. Questi due ragazzi, inoltre, rimanevano frequentemente non sorvegliati perché la madre assume psicofarmaci e dorme diverse ore della giornata. Il rapporto poco sereno con il fratello, emerge in particolare dal “Disegno della Famiglia”: sia dalla rappresentazione (è il quarto personaggio) che dall’inchiesta seguita al disegno, risulta, infatti, che il personaggio svalorizzato è proprio lui. In particolare, gli indici riconducono ad una tensione dovuta a situazioni di stress, tendenze aggressive, sentimenti di disprezzo e di odio. Anche nell’inchiesta, alla domanda di chi fosse il meno simpatico, A. risponde: “Mio fratello, perché litiga sempre con me, non andiamo d’accordo, perché io ho di più (ad esempio giocattoli), lui di meno”.



Conclusioni


A conclusione di questo percorso formativo del “Corso in tecniche di diagnosi e cura del bambino maltrattato e della famiglia” ho maturato delle riflessioni in merito al mio ruolo di psicologa che si occupa di minori vittime di maltrattamento ed abuso.


In particolare, sono ancora più convinta che l’équipe educativa deve considerare come parte integrante del proprio lavoro una formazione permanente. I programmi di formazione per gli operatori che lavorano in strutture che accolgono minori maltrattati ed abusati, devono permettere di avere una maggiore attenzione al minore vittima, alla sua protezione ed alla comprensione del suo funzionamento psicologico; di sviluppare competenze relazionali ed emotive specifiche per un’adeguata gestione dei rapporti con i minori e con le loro famiglie; di acquisire strumenti adeguati di osservazione/rilevazione ed identificare le modalità più opportune di ascolto e sostegno ai minori vittime di violenza.