FOTOPROTEZIONE SOLARE
EFFETTI DELLE RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE SULLA CUTE
Dott. Marcello Stante
Dipartimento di Scienze Dermatologiche – Università di Firenze
STUDIO MEDICO DERMOESTETICO Via Berardi 18 - TARANTO
E-mail - dottstante@tele2.it
La radiazione Ultravioletta (RUV) appartiene al sottoinsieme delle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti e occupa la regione spettrale da 100 a 400 nm. Detta regione spettrale è ulteriormente suddivisa in tre bande contigue, denominate UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-100 nm).
Il sole rimane tuttora la sorgente che maggiormente contribuisce a determinare il livello di esposizione per la maggior parte della popolazione, anche nei paesi a più elevato sviluppo economico. Tuttavia, sono sempre più numerose e diffuse le sorgenti artificiali di UV utilizzate in campo medico e scientifico, nei trattamenti estetici, nella sterilizzazione di liquidi e superfici e in diverse applicazioni industriali ed artigianali. Le interazioni della RUV con la materia biologica producono danni alle macromolecole biologiche coinvolte, DNA, proteine, lipidi etc, e sono all’origine del danno funzionale e strutturale di natura fotochimica.
È dimostrato che la esposizione alla RUV può provocare sulla cute effetti dannosi che, in rapporto alla loro natura, possono manifestarsi o immediatamente dopo l’esposizione oppure anche a distanza di molti anni da questa.
Rispetto ad altri fattori fisici di rischio presenti nell’ambiente di vita e di lavoro, la RUV manifesta una caratteristica unica: fra tutti gli effetti biologici prodotti dall’esposizione, almeno uno risulta benefico per la salute umana: la sintesi endogena di Vitamina D3.
La pelle rappresenta un bersaglio critico per la esposizione alla RUV; la qualità degli effetti, la loro gravità e la probabilità che alcuni di essi si verifichino, dipendono dalla esposizione radiante, dalla lunghezza d’onda della radiazione e, per alcuni degli effetti, dalla fotosensibilità individuale geneticamente determinata.
Dal punto di vista del loro tempo di latenza, gli effetti cutanei si possono distinguere in:
· effetti a breve termine o da esposizione acuta con tempi di latenza nell’ordine di ore o giorni;
· effetti a lungo termine o da esposizione cronica con tempi di latenza nell’ordine di mesi o anni.
Gli effetti più rilevanti che possono manifestarsi sulla pelle a seguito di esposizione acuta e/o cronica alla RUV sono:
- Fotoelastosi, associata al photoaging (220-440 nm)
- Fotocancerogenesi cutanea (270-400 nm)
- Eritema (200-400 nm)
- Radiazioni fototossiche o fotoallergiche (280-400 nm)
- Immunosoppressione (250-400 nm)
- Pigmentazione adattativa o “abbronzatura” (200-400 nm).
L’eritema da esposizione alla RUV è la risposta biologica più studiata e forse più nota della pelle. La reazione eritematigena si evidenzia con un arrossamento della pelle, indice di vasodilatazione periferica, raggiunge il massimo dopo 12-24 ore e si risolve in 3-4 giorni. La risposta eritematigena, sia in termini di spettro d’azione che di dose-risposta, è il fenomeno macroscopico più rappresentativo della fotosensibilità cutanea individuale (Parrish et al. 1982).
Il photoaging o invecchiamento cutaneo è un fenomeno complesso e multifattoriale ed è la risultante dell’invecchiamento cronologico e del fotoinvecchiamento provocato dall’esposizione complessiva alla RUV. Il fotoinveccchiamento si manifesta in misura più o meno accentuata nelle aree maggiormente fotoesposte, braccia, volto, collo, ed è caratterizzato da secchezza cutanea, epidermide generalmente ispessita, rugosità, perdita di elasticità, pigmentazione irregolare. Il fotoinvecchiamento è un effetto ritardato che si manifesta in misura più accentuata negli individui di pelle chiara.
L’esposizione alla RUV e la contemporanea assunzione di alcuni composti chimici può provocare, in alcuni individui, delle reazioni di fotosensibilizzazione che si manifestano con tipiche reazioni cutanee. Le reazioni cutanee da fotosensibilizzazione sono prodotte da effetti fotoallergici oppure effetti fototossici. Molti sono i prodotti di sintesi e naturali che sono in grado di produrre detti effetti. È importante sottolineare che la RUV di lunghezza d’onda maggiore, in particolare la RUV-A, è più efficace nell’indurre reazioni fototossiche e fotoallergiche, perché penetra più in profondità è in grado di interagire più facilmente con molecole fotoattive assunte per via sistemica e presenti nel microcircolo periferico.
È noto che la RUV è in grado di produrre vari danni sul DNA quali: mutazioni genetiche, scambi cromatidici, aneuploidia, e che questi sono connessi con la cancerogenesi.
Tra gli effetti sanitari a lungo termine l’induzione di tumori cutanei è di grande rilevanza per numero e gravità. L’esposizione al sole è considerata la principale causa di tutti i tumori cutanei incluso il melanoma . La cancerogenesi fotoindotta dalla RUV a carico delle cellule cutanee è un processo multifattoriale di lungo periodo che coinvolge l’organismo attraverso risposte locali e sistemiche fra le quali anche la risposta immunitaria locale e sistemica. I carcinomi della pelle (basocellulare e spinocellulare) sono tumori molto frequenti e si manifestano soprattutto in età avanzata e nelle aree maggiormente esposte. La dose radiante accumulata dall’individuo correla con la probabilità che l’evento neoplastico si verifichi, ma non influenza sostanzialmente la sua gravità. In particolare, il carcinoma spinocellulare che colpisce quasi esclusivamente l’anziano è direttamente collegato all’esposizione cronica cumulativa al sole. Spesso preceduto da cheratosi attiniche, esso si localizza nelle sedi fotoesposte. Il carcinoma basocellulare, il tumore cutaneo più frequente, è presente più spesso nell’adulto e risulta essere correlato ad una esposizione intermittente al sole; esso si localizza preferenzialmente oltre che sulle sedi fotoesposte anche sul tronco. I tumori cutanei sono, inoltre, positivamente correlati ad alcune caratteristiche fenotipiche quali la carnagione chiara e cute che si scotta facilmente e non si abbronza al sole (fototipo), i capelli color biondo chiaro e soprattutto rossi. Infine, la presenza di alterazioni causate dal sole quali lentiggini solari ma anche nevi melanocitici, comporta un aumento netto del rischio di sviluppare tumori cutanei e melanoma in particolare.
Nella complessa relazione eziopatogenetica che lega esposizione solare e rischio di melanoma , un percorso possibile è quello che passa attraverso l’effetto della esposizione solare nella promozione della nevogenesi, principale fattore di rischio per il melanoma. Questo non esclude, tuttavia, un effetto diretto, cioè non mediato dalla induzione della nevogenesi, della esposizione solare intermittente nella eziopatogenesi del melanoma.
Dati analitici sottolineano il ruolo dell’anamnesi di numerose ustioni solari come fattore di rischio per il melanoma. Come per i tumori cutanei non melanocitari, il melanoma è prevalentemente un tumore delle popolazioni di razza bianca. L’incidenza del melanoma nel mondo presenta una variazione molto ampia. I tassi più elevati si osservano nei bianchi in Australia e negli USA, in alcune popolazioni del Nord Europa (Norvegia e Danimarca) e in Svizzera. Nella maggior parte delle popolazioni di pelle bianca si è assistito negli ultimi 30 anni ad un aumento cospicuo del melanoma. Tale incremento di incidenza è reale e solo in parte spiegabile con l’aumento della capacità diagnostica.
La prevenzione primaria ha come fine la riduzione dell’incidenza delle neoplasie e si realizza con campagne di educazione sanitaria. In una popolazione come la nostra composta da soggetti con fototipo 3 e 4 i messaggi devono essere improntati al buon senso e devono essere indirizzati a sostituire il concetto di esposizione fine a se stessa e dell’abbronzatura a tutti i costi con il piacere di stare all’aria aperta ed il principio di evitare i danni causati dal sole.
Più incisivo e mirato deve essere il messaggio indirizzato ai soggetti predisposti che pur non dovendo generare eccessiva ansia, deve indicare i reali rischi connessi con l’esposizione solare: dalle scottature all’invecchiamento cutaneo e all’insorgenza di tumori della pelle.
Data l’incertezza sulla reale efficacia nel prevenire i tumori delle creme con filtri solari, è necessario insistere sulla fotoprotezione da attuare con indumenti, cappelli con visiera, magliette, occhiali ed evitando l’esposizione al sole nelle ore centrali della giornata.
Al fine di ridurre il rischio più importante dei tumori cutanei e cioè le scottature in età infantile, i messaggi devono essere rivolti ai genitori, medici scolastici, insegnanti delle scuole elementari, operatori dell’area sportiva. Deve essere coinvolto anche il medico di medicina generale che, conoscendo i propri assistiti, è in grado di selezionare i soggetti a rischio a cui rivolgere i messaggi per una corretta prevenzione primaria.
Solitamente la esposizione al sole volontaria è maggiore nei periodi in cui la intensità della RUV solare è più elevata (ore centrali della giornata nel periodo estivo). Non è trascurabile, tuttavia, anche la esposizione invernale.
La natura e la estensione dei rischi connessi ad una eccessiva esposizione alla RUV solare, nonché la entità dei costi umani e sociali suggeriscono, pertanto, la adozione di adeguate misure di protezione.
L’esperienza di molti paesi mostra che le campagne di informazione sanitaria chiare e semplici, che hanno anche il pregio di essere poco costose, sono gli strumenti più adatti a convincere la popolazione a porre maggiore attenzione al fine di evitare i comportamenti maggiormente a rischio.