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Guida per la gestante 6


COME ALLATTARE


Prima di ogni poppata, lavare bene sia le mammelle che le mani. Quindi:


trovare una posizione comoda e rilassata (sedute o sdraiate su un fianco)


sorreggere il bambino con un braccio lungo il suo dorso, in modo che la testina si posizioni nella piega del braccio della mamma in corrispondenza del gomito


allineare il suo nasino con il capezzolo, sostenendo il seno nel cavo della mano libera


porgere il capezzolo in modo tale che anche buona parte dell’areola mammaria (la zona più scura che lo circonda) venga introdotta in bocca e sia a contatto del palato


il capezzolo dovrebbe sfiorare semplicemente le labbra e non premerle, altrimenti il bambino non aprirà la bocca


comprimere leggermente il seno poco sopra l’areola, fra indice e medio o fra indice e pollice (in modo da far protrudere maggiormente il capezzolo e contemporaneamente allontanare il corpo mammario dal naso del neonato)


Terminata la poppata, mantenere il bambino in posizione verticale per qualche minuto, allo scopo di favorire l’eventuale "ruttino". Il rigurgito di piccole quantità di latte non deve destare preoccupazione. Lavare e asciugare i capezzoli dopo ogni poppata.


Più si attacca il bambino al seno, più l’organismo produce latte. Riducendo l’allattamento, di conseguenza si produrrà meno latte.


Qualunque cosa venga ingerita, passa nel latte. Attenzione a ciò che si mangia, si beve, ed ai farmaci che si assumono.


In caso di bisogno è possibile estrarre il latte dal seno con un tiralatte e metterlo in un biberon sterile e ben chiuso. Questo può essere conservato in frigorifero non oltre 24 ore.



ALLATTAMENTO ARTIFICIALE


Se non si potesse o non si volesse allattare, il pediatra consiglierà l’alimento più idoneo per quel determinato neonato. Esistono sul mercato molti prodotti di ottima qualità: per quanto riguarda la diluizione seguire sempre le istruzioni del produttore, salvo diversamente consigliato dal medico. Genericamente:


riscaldare la bottiglia del biberon a bagnomaria, lasciando fuori la tettarella (non utilizzare i forni a microonde)


controllare sempre che il latte non sia troppo caldo, versandone alcune gocce sulla faccia interna del polso


allattando, accertarsi che la tettarella sia sempre piena di latte (per evitare che il bambino ingurgiti troppa aria)


controllare anche che la tettarella non sia danneggiata e che il foro di uscita sia appropriato


buttare via il latte eventualmente avanzato


Terminata la poppata, mantenere il bambino in posizione verticale per qualche minuto, allo scopo di favorire l’eventuale "ruttino". Il rigurgito di piccole quantità di latte non deve destare preoccupazione.


Se il bambino piange fra un pasto e l’altro, è probabile che abbia sete: si possono somministrare piccoli quantitativi di acqua fresca bollita (ovviamente in biberon sterilizzati).


È importante lavare e sterilizzare bottiglie e tettarelle, seguendo le relative istruzioni.


lavare in acqua bollente (l’interno della bottiglia va pulito con un’apposita spazzola)


spremere l’acqua attraverso la tettarella per pulire il foro


sciacquare in acqua corrente


sterilizzare secondo le indicazioni allegate


Benché il latte formulato contenga vitamine, potrebbe essere necessaria una supplementazione (probabilmente sotto forma di gocce pediatriche) dopo il mese di vita del bambino.


"Il bambino non è una bottiglia che bisogna riempire, ma un fuoco che bisogna accendere"


(Michel de Montaigne)


RAGADI AL SENO


Sono delle piccole screpolature della pelle, piuttosto dolorose, che si formano a raggiera intorno al capezzolo. Possono essere dovute ad uno scorretto posizionamento del neonato al seno. Per prevenirle è fondamentale che il bambino si attacchi in modo corretto e succhi con calma, senza agitazione. Rimedi:


Mantenere i capezzoli asciutti ed esposti all’aria


Sostituire frequentemente i paracapezzoli


Evitare i saponi


Indossare reggiseno di cotone



INGORGO MAMMARIO


Notevole aumento della consistenza e tensione mammaria accompagnato da gonfiore, rossore, dolore, aumento della temperatura locale. Se il neonato rimuove meno latte di quanto la mamma ha prodotto, questa situazione può aggravarsi e l’indurimento eccessivo della mammella rendere difficile al bambino la suzione.


La suzione frequente, a richiesta, può prevenire questa condizione. Rimedi:


Allattare (iniziando dalla mammella più turgida)


Spremere dolcemente la mammella durante l’allattamento, chinandosi verso il bimbo


Se non basta, svuotare il seno con un tiralatte


Effettuare impacchi caldo-umidi (le spugnature calde favoriscono la fuoriuscita del latte)


MASTITE


Quando il seno è molto caldo, dolente, eventualmente associato a febbre e rossore, possiamo trovarci di fronte ad un fatto infiammatorio acuto (i germi hanno approfittato delle condizioni di temperatura, umidità e sostanze nutritizie contenute nel latte materno, per riprodursi negli acini mammari).


Nel dubbio di mastite, se i sintomi sopra descritti non migliorano dopo 6 ore, occorre rivolgersi al medico. Rimedi:


Ghiaccio


Antibiotici


Eventuale evacuazione chirurgica di ascessi (raramente)




Il Puerperio


Il puerperio è il periodo di tempo compreso fra il parto e la ripresa dell’attività ciclica


ovarica.


La sua durata è convenzionalmente di circa 8 settimane, durante le quali si susseguono


dei rapidi processi involutivi a carico di tutti gli organi, ad eccezione della mammella.


Avvenuto il secondamento (espulsione della placenta), l’utero si contrae e diminuisce di


volume: per un po’ di tempo fuoriescono dalla vagina delle perdite di sangue.


L’essudazione che accompagna i processi riparativi e l’eliminazione dall’utero dei residui dei


tessuti gravidici prende il nome di lochiazione e le perdite genitali sono denominate lochi.


Queste perdite durano generalmente 6 settimane. Per i primi 3-4 giorni le lochiazioni sono rosse (ematiche), per poi diventare rosate (siero-ematiche) e successivamente giallognole (sierose) col passare dei giorni. L’allattamento al seno facilita questi processi. Dopo 2 settimane i lochi divengono cremosi e biancastri. Si raccomanda di non utilizzare mai tamponi interni in tutto questo periodo.


Modesti dolori pelvici simili a quelli mestruali, specialmente quando si allatta al seno (morsi uterini), sono del tutto normali, come pure lievi perdite di sangue dai genitali.


Sarà invece necessario ricorrere ad una visita specialistica qualora comparisse:


- febbre


- emorragia


dolore molto forte o persistente (in qualunque sede)


La parete addominale, come conseguenza della prolungata distensione gravidica, rimane


flaccida ed atonica per molti giorni. Non servono busti o bendaggi compressivi, ma


piuttosto esercizi per i muscoli addominali.


Nonostante l’ormone prolattina sia molto elevato (e quindi dovrebbe bloccare l’ovulazione)


è possibile l’instaurarsi di una gravidanza durante l’allattamento (anche se non fossero


ancora comparse le mestruazioni).


Pertanto è assolutamente consigliato l’uso del preservativo in questo periodo (che inoltre evita il contatto fra le mucose genitali, diminuendo il rischio di infezioni locali).


La prima mestruazione dopo il parto (capoparto) può avvenire dopo 30-40 giorni se non si allatta al seno, oppure alla fine dell’allattamento o anche dopo qualche settimana o qualche mese.


Se per qualunque motivo la puerpera desiderasse interrompere l’allattamento al seno, è


bene lo faccia presente al medico (che potrebbe ritenere opportuno prescrivere appositi


farmaci per inibire la lattazione, onde evitare un ingorgo mammario).


In puerperio la donna può andare incontro a:


stanchezza


depressione ("baby blues")


problemi urinari


Rimedi:


riposarsi spesso e assumere integratori vitaminici


farsi un pianto; cercare di dormire; dedicare del tempo anche a se stesse (e non solo al


bimbo)


bere molto e fare gli esercizi pelvici




Il ritorno a casa


Il cordone ombelicale cade spontaneamente per essiccamento nel giro di 7-14 giorni circa dopo la nascita. E’ necessario tenerlo asciutto e pulito, proteggendolo con una garza sterile asciutta da cambiare frequentemente. In questo periodo il bambino non deve essere immerso nell’acqua. Lavarlo con acqua tiepida, usando cotone o garze usa e getta.


Caduto il cordone, fargli pure il bagnetto con tranquillità.


Il bambino va massaggiato dolcemente: parlargli mentre lo si accarezza piano con le mani aperte e gesti ritmici e delicati. Massaggiarlo a lungo tra un cambio e l’altro. Lasciarlo giocare durante il bagnetto.



SUGGERIMENTI



Mettere il bimbo a dormire sdraiato sul dorso (e non a pancia in giù)


Non coprirlo troppo né riscaldare troppo la stanza (18-21°C.)


Non fumare assolutamente in camera


Non coprire il capo del bimbo quando è in casa (i neonati necessitano di disperdere il calore dalla loro testa e dalla loro faccia)


Il bimbo che ha la febbre non deve essere coperto di più


Coprire bene il bambino quando si esce fuori casa ma ricordarsi di spogliarlo subito, non appena si rientra, anche se occorresse svegliarlo


Rimuovere dalle vicinanze del lettino sacchetti di plastica, fogli di plastica, stringhe o cordini


Accertarsi che non vi siano spazi tra il materasso e la parete del lettino (onde evitare che il bimbo possa scivolarvi dentro)


Arieggiare spesso la stanza


Attenzione a qualunque fonte di calore


Parlare al neonato anche se si ha la sensazione che sia inutile


Diffondere ogni tanto musica appropriata (a piacimento)




Patologia della gravidanza


È un capitolo troppo vasto e complesso per prestarsi a semplificazioni. Tra i problemi più


frequenti, quelli più importanti sono i seguenti:



Pressione arteriosa elevata (pre-eclampsia)


Può essere pre-esistente la gravidanza o comparire per la prima volta in gravidanza (più


spesso nel terzo trimestre) anche senza alcun sintomo. A volte compare anche dopo il


parto. Valori pressori di 140/90 sono considerati già elevati, in quanto normalmente la


pressione si abbassa in gravidanza.


Esami da fare:


- esame delle urine con dosaggi delle proteine


- esami del sangue specifici


- ecografia con flussimetria


cardiotocografia (monitoraggio elettronico)


Soluzioni:


- riposo


- farmaci anti-ipertensivi


parto pretermine (con induzione del travaglio o con taglio cesareo)


N.B. È molto importante misurare frequentemente la pressione arteriosa durante la gravidanza e rivolgersi al proprio curante o presso l'ospedale, se i valori sono uguali o superiori a 140/90.




Bambini che crescono poco (iposviluppo fetale)


Spesso è la conseguenza di un’ipertensione arteriosa misconosciuta, ma può dipendere


da vari fattori che compromettono il buon funzionamento della placenta.


Esami da fare:


ecografia con flussimetria


cardiotocografia (monitoraggio elettronico)


Soluzioni:


terapia adeguata alla condizione di fondo (per correggere pressione alta, etc.)


parto prematuro (con induzione del travaglio o con taglio cesareo)




Diabete gestazionale


Può comparire in gravidanza e nella maggior parte dei casi si risolve dopo il parto.


Esami da fare:


- esame delle urine


- ecografia


- glicemia basale


- curva da carico orale di glucosio oppure minicurva glicemica


profilo glicemico


Soluzioni:


- dieta ipocalorica (più frequentemente)


insulina (più raramente)




Sanguinamenti vaginali


All’inizio della gravidanza, una perdita di sangue dalla vagina può significare:


minaccia d’aborto


gravidanza extrauterina


Ma molto spesso il sanguinamento si risolve spontaneamente e la gravidanza procede in


modo del tutto normale. L’ecografia ci assiste nel fare diagnosi.


Dopo il quinto mese, un sanguinamento vaginale può essere la spia di:


placenta previa (cioè impiantata in basso, troppo vicino al collo dell’utero)


distacco della placenta


erosione del collo (condizione normale) o presenza di un piccolo polipo


A termine di gravidanza, può anche stare a significare semplicemente un’avvenuta


modificazione del collo uterino, che segna l’inizio del travaglio di parto. Ma la perdita di


sangue va sempre riferita al medico e la sua causa indagata.



Minaccia di parto pretermine


Contrazioni uterine frequenti o dolorose che insorgono solitamente dopo il quinto mese di


gravidanza e fino alla fine della 37a settimana (ma i rischi maggiori si verificano se il parto


avviene prima della 34a settimana). Le cause possono essere tante:


- ipertensione arteriosa - traumi contusivi violenti


- diabete - gemellarità


- malattie infettive - situazione trasversa del feto


- cardiopatie - malformazioni fetali


- ipertiroidismo - morte fetale endouterina


- fibromi uterini - polidramnios


- malformazioni uterine - rottura delle membrane


- infezioni cervico-vaginali - placenta previa


infezioni urinarie - distacco di placenta


Terapia:


- Riposo assoluto a letto


- Farmaci per bocca + riposo a letto


Ricovero ospedaliero con gli stessi farmaci ma in fleboclisi + riposo a letto



Morte endouterina


Evenienza molto rara, a volte legata alle patologie precedentemente elencate, ma


spessissimo senza una causa apparente. Questa è un’esperienza che mette a dura prova


ed a volte si rende necessario un adeguato supporto anche a livello psicologico.



L’aborto


L’aborto spontaneo è un’evenienza molto frequente e spesso non è possibile


determinarne la causa.


Allo stesso modo non esiste una terapia specifica nella stragrande maggioranza dei casi (a parte lo stare a riposo). Il periodo più a rischio è costituito dai primi tre mesi.


I sintomi avvertiti dalla paziente possono essere:


- un sanguinamento vaginale


-dolori uterini


Tuttavia questi sintomi possono costituire anche solo la presenza di una "minaccia" di


aborto, che può risolversi spontaneamente e continuare con una gravidanza del tutto


normale, senza che ciò abbia danneggiato in alcun modo il feto.


D’altro canto l’aborto può anche verificarsi in assenza di qualsiasi disturbo (aborto interno) ed allora viene evidenziato in occasione del controllo ecografico.


In caso di aborto è spesso (ma non sempre) necessario provvedere allo svuotamento


della cavità uterina in anestesia generale, in modo da evitare l’emorragia e le infezioni.


Un aborto non compromette la possibilità di avere future gravidanze normali. In caso di


aborti ripetuti si rendono necessarie indagini specifiche.


Più raramente può capitare un "aborto tubarico" (gravidanza fuori dall’utero) se l’uovo


fecondato si ferma e cresce nella tuba invece di scendere fino all’utero (spesso a causa


di un restringimento delle tube, possibilmente come risultato di una pregressa infezione).


Questa è un’evenienza più grave della precedente e può manifestarsi con:


un forte dolore lateralmente in basso


una perdita di sangue dalla vagina


uno svenimento


Per "aborto terapeutico" si intende invece una interruzione volontaria della gravidanza, quando vengono diagnosticate gravi anomalie del feto.