La depressione post-partum
L’esperienza del parto ci riporta alle origini della nostra vita e ci riconduce alla stessa frattura, la stessa scissione, vissuta come duplice dolore: quello fisico del parto e quello più nascosto, della perdita dell’unità corporea fra madre e figlio.
Spesso ci si illude che nulla cambierà, che si varieranno il meno possibile le proprie abitudini e che sarà il bambino, in qualche modo, ad adattarsi. Non dovrà essere capriccioso, piangere continuamente o stare sveglio di notte. Queste aspettative verranno inevitabilmente frustrate, semplicemente per il fatto che ogni bambino è un individuo con un proprio carattere, che si manifesta già negli atteggiamenti più ricorrenti del feto nell’utero.
Anche dopo le gravidanze e i parti più sereni può esserci un po’ di malinconia. E’ del tutto normale sentirsi un po’ depresse. Dopo un evento intenso come il parto, questa fase rappresenta per la donna un ritiro dalle emozioni, che le permette anche di sottrarsi al bambino e di pensare prima di dedicarsi a lui anima e corpo.
La nascita rappresenta per la donna un momento di lutto psicologico. Questo distacco fisico, simbolizzato dal taglio del cordone ombelicale, è caratterizzato da un vissuto di perdita: la perdita del figlio che si è immaginato, per tutto il corso della gravidanza. A questa immagine, si contrappone, ora, il bambino reale. E’inevitabile provare un senso di vaga, inconsapevole delusione, anche di fronte al bambino più bello, più dolce. Il bambino immaginario deve essere, a poco a poco, abbandonato. Se non si rinuncia a questo ideale la madre troverà sempre il figlio inadeguato. La madre è il primo specchio in cui il bambino si riflette, assorbe dentro di sé le immagini che vede riflesse nei suoi occhi. E’ quindi importante rinunciare in parte ai desideri inconsci, in modo da riflettere sul bambino non solo l’amore, ma anche la soddisfazione di essere madre di quel figlio.
E’ naturale, però, continuare a nutrire delle aspettative nei confronti del figlio. La sua personalità si evolve e si arricchisce anche attraverso i desideri che i genitori nutrono nei suoi confronti, purchè siano realistici e ragionevoli e tengano conto della sua personalità.
Diventare genitori significa rimettere in gioco la propria identità, rielaborarla. La nascita di un figlio è un evento che non prevede ritorno: nulla resta come prima. Un figlio rende genitori per sempre. Questo avvenimento pone la donna di fronte a conflitti più intensi che non l’uomo: il figlio è parte del suo corpo. L’irrevocabilità di questo evento, per quanto si sia felici, può spaventare. Riconoscere che nell’amore ci sono anche forme di ostilità, paure, è il modo migliore per evitare di essere in balia di un’ansia incontrollabile, senza parole o pensieri che la possano esprimere.
Il bisogno di sostegno psicologico viene avvertito immediatamente dopo il parto. Si manifesta la necessità di avere qualche forma di approvazione, un sostegno da parte di un’altra donna più esperta in fatto di maternità. Il bisogno di rassicurazione rispetto alle proprie capacità e alla propria adeguatezza come madre è una necessità psicologica.