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SECOLI DI STORIA DEL QUARTIERE SAN POLO/SCANNASERPI


1. LA PIANA DEI COLLI ALLA FINE DEL SETTECENTO


"...4 maggio 1775, giovedì. Dalle nobili signore del monastero del Cancelliere fu preso possesso della loro villa novella alli Colli, nella contrada di San Polo e Scannaserpi. Costa questa villa di un ampio parco di sei salme e mezza di terreni, coronato di alte mura, che ne formano la clausura, con in mezzo una nobile casena, la medesima, ch'era di Don Cristoforo di Maggio, che la tramandò per vendizione alle monache. Fra il giro giusto di un anno ne fu cominciata la fabbrica, continuata e compiuta: opera questa che fa vedere la possanza delli monasteri di Palermo. Papa Clemente XIV Ganganelli gliene concesse facoltà."


Questo breve passaggio è tratto dal "Diario Palermitano", prezioso resoconto dei fatti avvenuti nel capoluogo siciliano tra il 1745 e il 1802 e compilato dal noto erudito Francesco Maria Emanuele e Gaetani Marchese di Villabianca. Siamo sul finire del XVIII secolo, un momento in cui la città di Palermo vive uno dei periodi di maggiore espansione dei suoi confini extra moenia , secondo un processo di "urbanizzazione della campagna" iniziato già dal secolo precedente e incoraggiato negli ultimi decenni del Settecento dal miglioramento delle condizioni di sicurezza del Regno. A rappresentare una delle direttrici privilegiate di questa espansione, insieme a Bagheria e Mezzomonreale, è la Piana dei Colli, " una delle amene campagne della città dalla parte settentrionale, sparsa di deliziose ville, e di magnifiche case di campagna di diversi nobili e persone facoltose, che vanno a villeggiarsi nelle due stagioni della primavera e dell'autunno". La costruzione della Villa si inserisce a pieno in questo clima di grande fervore edilizio: fu fatta innalzare infatti a partire dal 1775 dalle benedettine di Santa Maria del Cancelliere.


2. LA COSTRUZIONE DELLA VILLA ATTRAVERSO I DOCUMENTI D'ARCHIVIO


Il convento di campagna, eretto su un nucleo originario costituito da una " casena con giardino e terre scapole ", viene destinato, come si è già detto, alla villeggiatura delle religiose benedettine che qui trovavano " bell' agio nelle fiorite stagioni " (Villabianca): monache facoltose, non dimentichiamolo, che finanziarono i lavori non solo , attraverso cioè introiti annuali che pervenivano al monastero dalle proprietà sparse sia in città che in campagna, ma anche , cioè dalle doti che ogni religiosa portava con sè al momento del proprio ingresso in monastero per la professione perpetua. Si trattava di beni di una certa consistenza, ma che rappresentavano solo una parte di patrimoni ben più ampi che le nobili famiglie da cui provenivano (conformandosi a un istituto nato in Spagna nel XVI secolo e detto "del maggiorascato"), trasmettevano per intero al figlio maggiore, onde evitare il frazionamento delle sostanze tra i diversi figli e dunque un indebolimento in termini oltre che economici anche di prestigio sociale. Agli altri figli maschi (i cadetti) non restava che intraprendere la carriera militare o ecclesiastica, mentre alle femmine si apriva ua vita di ritiro in un monastero, di cui spesso assumevano il ruolo di badessa, a conferma del prestigio di provenienza".


Per la costruzione della chiesa della Villa bisognerà però attendere alcuni anni, sui quali è adesso possibile fare luce grazie al rinvenimento presso l'Archivio di Stato di Palermo di un'ampia documentazione costituita, oltre che dai contratti di pagamento, dalle stesse Relazioni e Capitoli dei lavori: fonti fino ad ora inedite attraverso le quali si è potuto fornire un quadro più dettagliato delle circostanze che portarono all'edificazione del complesso e conoscerne meglio i protagonisti.


3. IL COMPLESSO DELLA PIA VILLA DEL CANCELLIERE NEGLI ULTIMI DUE SECOLI


Nel 1866, con la soppressione delle corporazioni religiose, il convento passa al Demanio Statale e nel 1887, dopo essere stato assegnato all'Ospedale Militare (1871), viene adibito a convalescenziario". MOLTO PROBABILMENTE nel 1929 il concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano lo restituì all'autorità ecclesiastica; il 28 agosto 1936 il card. Luigi Lavitrano riapre la chiesa al culto, erigendola a parrocchia (in ausilio a quelle vicine di Resuttana e di S. Lucia al Borgo) e affidandola ai salesiani del vicino Istituto Don Bosco. Primo Parroco fu nominato Francesco Lauria , che era stato per molti anni vicario cooperatore: la Parrocchia contava allora, dal censimento del 1936, poco più di tremila abitanti (3242).


Nel 1944 le Figlie di Maria Ausiliatrice si insediano nell'attiguo convento che viene sottoposto a partire dal 1957 a un radicale intervento di restauro e di ampliamento su preesistenze di cui resta testimonianza soltanto in alcune foto dell'epoca e tratte dall'archivio della scuola materna ed elementare.


Nel 1988 il Parroco Don Nunzio Barcellona affida a Francesco Guglielmino il restauro degli internidella Chiesa, concluso un anno più tardi e consistito principalmente nella chiusura delle lesioni, nel rifacimento delle parti mancanti e nel ravvivamento dei colori delle superfici dipinte; in tempi più recenti sono state eliminate scrostature e scoloriture causate dalle infiltrazioni di umidità; si è provveduto inoltre alla ripavimentazione della chiesa e alla sostituzione delle vecchie panche. Nel 2004 sono stati collocati il nuovo altare, l'ambone e il fonte battesimale, tutti in marmo bianco di Carrara ed è stato ridipinto il prospetto principale della chiesa.
Il 31 agosto 2006 le Figlie di Maria Ausiliatrice lasciano l'Istituto (gestito dal 1944) e con esso chiude anche l'Oratorio e tutte le sue attività. A settembre di un anno dopo anche i salesiani lascianola Parrocchia. L'attuale parroco è Padre Sebastiano D'Anna.





Le origini


Le Figlie di Maria Ausiliatrice costituiscono la famiglia religiosa nata dal cuore di don Bosco e dalla fedeltà creativa di santa Maria Domenica Mazzarello. Un autore contemporaneo ha identificato la fondatrice con la categoria della gioia, di cui la sua vita è stata un comandamento. «Ma attenzione - avvisa lo scrittore -. La vita di lei è una battaglia, e l’allegria è l’arma delle sue vittorie contro le debolezze, le finzioni, lo spirito dimissionario, i traguardi mediocri. Allegria uguale lucidità, uguale coraggio». Appunto da questo ceppo forte nasce e si allarga la grande famiglia di donne che da "contadinette di collina" diventano presto capaci di varcare ogni confine. Quando la confondatrice, Maria Domenica Mazzarello, muore nel 1881, l’opera ha solo 9 anni di storia eppure le Figlie di Maria Ausiliatrice sono già sparse in Italia, accolte in Francia e proiettate verso l’allora remotissima America Latina. E dovunque protagoniste. La radice di tutto questo miracolo al femminile sta in un invito che don Bosco si sentì rivolgere due volte in sogno. Gli apparve una bella signora, che di fronte ad un gruppo di ragazze lasciate sole in una piazza di Torino gli disse: «Sono mie figlie, abbine cura!». Contemporaneamente, a Mornese, Maria Domenica Mazzarello, mentre camminava per una viuzza del paese, vide davanti a sé una grande costruzione e tante ragazzine che giocavano. Una voce le disse: «A te le affido». A distanza, due segnali sulla stessa lunghezza d’onda mandavano un identico messaggio: doveva nascere anche per le bambine e le giovani l’ambiente educativo che già c’era a Valdocco per i ragazzi. Fu così che il 5 agosto 1872 le prime Figlie di Maria Ausiliatrice pronunciarono il loro "sì" come Maria per essere "aiuto" soprattutto tra le giovani. Si chiamarono Figlie di Maria Ausiliatrice perché fula Verginea svelare a don Bosco la volontà di Dio per questa nuova presenza nella Chiesa. Proprio per questo il Santo ripeteva: «Voi appartenete ad una Congregazione che è tutta di Maria».




La storia (ottobre 1944 - agosto 2006)


Era questa la "casina" di villeggiatura del Monastero del Cancelliere, nella Contrada di "San Polo" (oggi Sampolo) e, secondo lo storico Villabianca, venne costruita verso il 1774. La fabbrica è tipicamente monastica, formata da due corpi grezzi per le celle con al centro la grande chiesa, il cui prospetto è l'unico elemento decorativo dell'intera facciata. Era un tempo circondata da un terreno avente la superficie di "sei salme e mezza" (8400 mq ca.) ed in essa le monache si recavano due volte l'anno per la villeggiatura. Per la legge di abolizione delle corporazioni religiose del 1866, la villa passò in potere del Demanio dello Stato, ma le monache continuarono a conservare l'uso del monastero e della vicina chiesa. Successivamente, durantela Prima GuerraMondiale, la fabbrica venne adibita ad ospedale militare. La chiesa invece divenne parrocchia "Maria Ausiliatrice" gestita dai Salesiani di Don Bosco.


Il 23 ottobre 1944 ebbe inizio anche l'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice con l'oratorio che, anche negli anni della guerra, tennero le suore dell'istituto "S.Lucia" nei locali della suddetta Parrocchia. Cessata la guerra, il cardinale, S.E. Mons. Luigi Lavitano, costatando la necessità di continuare l'attività iniziata a beneficio delle fanciulle del rione, chiese alla compianta Madre Linda Lucotti, di fondare un'opera con l'oratorio festivo e quotidiano e con la scuola elementare. Sua Eminenza s'interessò per avere gli ambienti necessari ed ottenne, d'intesa col funzionario dell'Ufficio delle Finanze, che si usufruisse dell'ex caserma, che circondavala Parrocchia, adibita a deposito di materiale militare e ridotta dai bombardamenti in pessime condizioni. Essendo l'edificio di proprietà del demanio, si deve pagare un contributo annuo. Le suore giunsero in un periodo difficile; affrontarono enormi sacrifici ed ebbero non pochi disagi. Ma con l'aiuto della Madonna, tutto è stato superato lavorando per la "Gloria di Dio e la salvezza delle anime". Con questo obiettivo si lavora anche al momento presente. Il "Da mihi animas, coetera tolle" di Don Bosco è ancora oggi anelito di ogni Figlia di Maria Ausiliatrice.