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Il Bullismo

Dall’inglese bullying, il termine bullismo indica un comportamento che mira consapevolmente a fare del male, che persiste nel tempo (anche mesi e anni) e da cui è molto difficile difendersi.


Attenzione però a non confondere il bullismo con semplici litigi tra coetanei, che avvengono in ogni contesto scolastico. La differenza consiste nel fatto che un litigio è provvisorio e non è mirato a far del male intenzionalmente, mentre nel bullismo c’è proprio il proposito di colpire una persona indifesa e che passivamente subisce il danno. Il bullismo è quindi una forma di aggressività, che mira deliberatamente a ferire, offendere e arrecare disagio (a livello fisico, verbale o indiretto), che persiste nel tempo e nel quale vi è una asimmetria di potere nella relazione (dove il bullo è più forte e la vittima è più debole).


Il bullismo, da anni frequente nei Paesi nord-europei, si sta diffondendo molto anche in Italia ed è un fenomeno in crescita, secondo le ultime stime.


Dan Olweus da la seguente definizione di bullismo:


“uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni (1996).


La modalità e l’intensità della prevaricazione può variare a seconda della classe di provenienza, del sesso, del luogo e del tipo di supervisione operata dall’adulto.


Chi è il bullo? È un ragazzo o una ragazza che compie atti di prepotenza verso un proprio pari sfruttando il fatto di essergli in qualche modo superiore. Ciò che contraddistingue il bullo è uno spiccato bisogno di dominare e sottomettere gli altri (anche attraverso la forza fisica), una forte impulsività e incapacità di contenersi, che lo porta alla difficile accettazione delle regole. Tali caratteristiche, unitamente alla prontezza e all’abilità nel tirarsi fuori dalle situazioni difficili, lo rendono un leader che viene spesso sostenuto da qualche coetaneo.


Chi sono le vittime del bullo? Le vittim e prescelte sono quasi sempre bambini e ragazzi tranquilli, riservati, sensibili, dotati di scarsa autostima, insicuri, che amano le regole. Sono definite vittime passive, che segnalano agli altri l'incapacità, l'impossibilità o difficoltà di reagire di fronte ai soprusi. Tuttavia, ci sono anche le vittime provocatrici che, con il loro atteggiamento ansioso e con le reazioni aggressive, amplificano a loro volta l’aggressività del bullo.


Il bullismo è un fenomeno di gruppo , attraverso le dinamiche di appartenenza (in-group) e di esclusione (out-group). Chi è fuori, è escluso da qualsiasi “gioco” e chi è dentro forma un’identità di gruppo sempre più forte che porta ad accanirsi contro le vittime. Il bullo quindi non agisce da solo ma si circonda di compagni che svolgono un ruolo di rinforzo, che incitano e sostengono il leader.


Esistono anche altri ruoli: quelli che si disinteressano a quello che accade e riescono a tirarsi fuori non appartenendo a nessun gruppo, oltre a chi tenta di opporsi alle prepotenze per proteggere la vittima, eleggendosi a paladino/salvatore.


Il bullismo presenta forti conseguenze sia per le vittime che per i prepotenti. Gli studi effettuati negli anni hanno dimostrato che chi rimane a lungo nel ruolo di bullo corre il rischio di commettere episodi di violenza sempre più gravi (vandalismo, furti, piccola criminalità, comportamenti antisociali). Chi invece ha sperimentato a lungo il ruolo di vittima potrà avere pesanti conseguenze a livello dell’autostima e sviluppare forme di depressione. Le vittime sono inoltre a rischio di abbandono scolastico.


Diventa quindi rilevante bloccare il fenomeno e intervenire, sia a livello familiare che scolastico. In questo senso la scuola ha un ruolo centrale sia a livello preventivo, aiutando bambini e ragazzi ad avere fiducia in sé (attraverso la valorizzazione delle qualità positive espresse da ciascuno e la divulgazione dei sentimenti di solidarietà tra i compagni), sia a livello di denuncia del fenomeno (imparando a riconoscerlo ed evitando di ignorarlo o sottovalutarlo).