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AUTO ELETTRICA senza pace "Ci risiamo con i dubbi", ecco la risposta del Presidente del CIVES

Pietro Menga, il Presidente CIVES - Commissione Italiana Veicoli Elettrici a Batteria, Ibridi e a Celle a combustibile del CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano , spiega la verità su un tema molto delicato: quello del reale inquinamento delle elettriche di PIETRO MENGA Un recente studio norvegese "L'auto elettrica inquina più delle altre" riconferma l'ovvietà che l'auto elettrica è più pulita delle altre a condizione che la generazione elettrica non sia di per sé più inquinante delle emissioni delle automobili convenzionali: informazione lapalissiana, ripetutamente già apparsa sui media, e che in conclusione dello stesso studio viene temperata dall'ammissione che in Europa questa condizione viene rispettata.


A dispetto dei detrattori, ribadiamo una volta in più che anche per l'Italia il quadro è favorevole: con il mix di fonti energetiche usato oggi per la generazione elettrica nel nostro paese, un chilometro percorso con un'auto elettrica emette (al camino delle centrali), e nell'uso reale, circa 60-70 grammi di CO2 contro i quasi 200 grammi (reali, nell'uso effettivo su strada) delle auto a combustione interna di oggi. Domani, le auto a combustione interna miglioreranno un po', ma nello stesso tempo migliorerà anche la generazione elettrica, con un contributo via via crescente di fonti rinnovabili, e quindi il gap di vantaggio resta certamente destinato a mantenersi.


È anche vero che la costruzione dei veicoli elettrici (o meglio delle loro batterie) ha emissioni di CO2 più elevate che per i veicoli tradizionali, e questo si mangia una parte del vantaggio che abbiamo detto. Ma il bilancio netto resta comunque a favore dell'auto elettrica, perché l'energia e le emissioni connesse con la costruzione di ogni tipo di veicolo sono comunque quantitativamente inferiori a quelle complessivamente elaborate nell'arco della vita e dell'utilizzo sulla strada.


La figura 1 acclusa ("Le migliori tecnologie disponibili") sintetizza e conferma la situazione. E, d'altra parte, siamo certi che una rappresentazione di questo tipo, ovvero un confronto che consideri come aspetti qualificanti la sola costruzione e l'esercizio del veicolo, sia davvero la più conclusiva? E tutto quello che c'è a monte? Siamo certi che in una rappresentazione che voglia essere definitiva possiamo trascurare i costi ambientali ed energetici delle pompe di carburante, dei gasdotti, delle petroliere e quant'altro? Dove finisce la catena? Ma poi, e per concludere, siamo certi che l'accento così fortemente rimarcato sulle emissioni di gas climalteranti come la CO2 - certamente un problema planetario - sia sufficiente a motivare le scelte, a maggior ragione per un paese come il nostro che in materia di mobilità stradale di punti di debolezza ne ha molti altri?


Si citano frequentemente i guai provocati dalla cattiva qualità dell'aria delle città - a cominciare dagli effetti sulla salute e dalle multe che sistematicamente la UE ci commina per il superamento dei limiti ammessi; si parla della dipendenza dal petrolio, del suo prossimo esaurimento, del suo prezzo crescente, e poi al momento dei confronti tutti questi altri aspetti sembrano stranamente svanire nel dimenticatoio. Per tirare sinteticamente le somme sul quadro d'assieme, la nostra Commissione CIVES (Commissione Italiana Veicoli Elettrici a Batteria, Ibridi e a Celle a combustibile) ha tradotto in denaro tutte queste forme di impatto.


La figura 2 allegata ("Confronto esternalità attuali ed elettrici") riporta le conclusioni, confrontando i costi complessivi che gravano sul "sistema paese" per ogni chilometro percorso da un parco automezzi odierno a combustione interna (si è ipotizzata una composizione simile a quella mediamente diffusa nelle nostre città, con un 80% di automobili e un 20% di furgoni), con i costi che si sosterrebbero qualora - ipoteticamente, l'intero parco veicoli fosse elettrico. Le voci di costo considerate sono l'esborso che il paese sostiene per importare le fonti energetiche connesse a quel parco ("bolletta energetica"), i costi sostenuti per le spese sanitarie che derivano dalla cattiva qualità dell'aria, e la monetizzazione delle emissioni di CO2: tre cattivi modi di spendere le scarse risorse monetarie del paese; e appare evidente dalla figura che il risparmio potenzialmente conseguibile con la mobilità stradale elettrica è davvero consistente e non dovrebbe lasciare dubbi sull'opportunità di perseguire con convinzione questa strada, con buona pace di tutti gli studi che seminano dubbi.