Come pratico mindfulness in psicoterapia: starci dentro
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“Una delle cose che mi aiutano a stare meglio è accorgermi di quando non sono presente. E’ un po’ come se fossi due persone: ci sono io, la persona che sento di essere davvero, quello che sa e può stare bene e poi c’è quell’altro, quello che ha sempre qualcosa da ridire, che tende ad essere insoddisfatto, rimuginante, rabbioso… Io, quello vero, autentico, posso notare quell’altro che gli piace così tanto stare nel mood lamentoso… e ricordarmi che quella non è la realtà.” ~ Edoardo
…che ora, quando gli prende quel mood, sa usarlo come un segnale per rallentare, riconnettersi con sé stesso e prendersi cura di sé, invece che reagire riempiendosi di alcool e litigando con la sua compagna.
Lo vedete che ci sono due piani di esperienza? Che ci sono le sensazioni del respiro, del corpo, i suoni, le emozioni che stiamo provando e poi ci sono i commenti, i giudizi, le storie che la mente costruisce?
Una pratica fondamentale di mindfulness applicata alla vita quotidiana consiste nell’essere capaci di distinguere fra l’esperienza diretta di questo momento, e la nostra interpretazione dell’esperienza . L’esperienza consiste semplicemente in ciò che sta accadendo ora: un suono, una sensazione corporea, un sapore, un’emozione, uno scambio con qualcuno. L’interpretazione invece è la reazione della mente all’esperienza: l’insieme di commenti, giudizi e storie che a volte confondiamo con l’esperienza senza nemmeno accorgercene.
E’ importante capire che, quando facciamo l’esperienza diretta di un momento della vita, ci siamo dentro pienamente, mentre quando la stiamo interpretando, siamo altrove. Più stiamo nell’interpretazione, più diventiamo disconnessi, da noi stessi e dagli altri: prigionieri di un mondo che non c’è, fatto di reazioni incontrollate a cose che non esistono. Leggete bene: non esistono.
E allora, quando lavoro da psicoterapeuta, cerco di fare il più possibile questo: ascoltare la storia, certo, e a volte sono bellissime, avvincenti, e sono importanti e mi emoziono, eccome se mi emoziono… ma torno anche il più spesso possibile all’esperienza immediata. Mia e di chi in quel momento ha deciso di darmi fiducia e di fare un percorso con me.
Perché oltre alla storia voglio vedere la persona , e aiutarla a vedersi, per quella vera: quella che può osservare, fermarsi, accogliere le interpretazioni della mente, e scegliere di stare bene invece che farsi portare via dalla prima interpretazione che passa.
Io lo chiamo starci dentro. E mi piace starci dentro: nella professione e nella vita.
Come sarà la vostra domenica? Mi auguro, il più possibile, dentro.