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ETICA IN PSICOTERAPIA

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di Rita Gagliardi


I principi emanati dal Codice Deontologico degli Psicologi e da quello dei Medici tutela il paziente, lo psicoterapeuta e l'intera categoria dei professionisti.
Esso prescrive, tra l'altro, che ci sia rispetto della soggettività, della dignità, della nazionalità, credenze religiose, orientamento sessuale, etc. E' logico anche che mai nessun interesse personale o di qualche gruppo sociale (es. azienda etc.) debba mai condizionare tali principi e che per lo psicologo non debba che esserci la tutela dei diritti del paziente, al di sopra e al di là di ogni logica aziendale o istituzionale.
Gli imperativi deontologici sono: Onestà, Competenza, Tutela e Rispetto del paziente.
Ma ci sono alcuni aspetti su cui si dibatte e dei quali alcuni esperti della materia si preoccupano:


E' sufficiente l'emanazione di un codice deontologico a garantire un operato veramente professionale, basato sulla competenza, onestà, responsabilità? E la stessa osservazione del codice deontologico è davvero garanzia di responsabilità e di onestà?


"Obbedire al codice deontologico non coincide - in sé e per sé – col "credere" in quello che si fa...
la capacità di una persona di esprimere dedizione, correttezza, onestà, senso di responsabilità non deriva dal fatto che questa persona sia "obbligata" da qualche codice normativo ad esprimere tali virtù." (G. Meneguz, XI Congresso Nazionale SOPSI, 2006)
In realtà, seppur necessario, non basta la mera osservazione di una norma scritta per esaurire tutta la responsabilità di cui lo psicoterapeuta è investito. L'onestà e la responsabilità sono requisiti molto più ampi ed impegnativi.
Ogni processo psicoterapeutico passa attraverso la "persona" dello psicoterapeuta.
Ogni processo psicoterapeutico, con tutte le differenze che possono esserci tra i diversi approcci, passa inevitabilmente attraverso la persona, l'"essere" dello psicoterapeuta.


L'argomento è molto vasto ma per dare un'idea dell'importanza del problema prendiamo in considerazione solo alcuni aspetti ed esempi a titolo esemplificativo.
Es. 1 "Comprendere" il paziente, quella che viene chiamata "empatia" è possibile solo se il terapeuta si sintonizza con il paziente: quindi egli deve essere recettivo, i suoi filtri interni non devono impedire o alterare la capacità di contatto "autentico".
Un terapeuta con problemi di contatto con se stesso, con le sue emozioni, avrà la stessa carenza di contatto con il paziente e ne sarà inevitabilmente compromesso il processo empatico.
Es.2 Un terapeuta con un problema di narcisismo avrà la tendenza a sopravvalutare le proprie capacità e avrà difficoltà ad ammettere i propri errori. Ciò influenzerà tutto il processo terapeutico. A partire dalla tendenza a trattare e gestire anche quelle problematiche e situazioni per le quali non è abbastanza preparato ma che il proprio bisogno di potere non gli consente di ammettere. Per poi continuare ad agire nella scarsa capacità di flessibilità; nella difficoltà a rimanere aperto e a formulare una molteplicità di ipotesi, anziché irrigidirsi su una unica ipotesi di lavoro. Lo stesso terapeuta si porrà, inoltre, al paziente in modo brillante e, per necessità personale, ne conquisterà fiducia ed ammirazione... La stessa fine della terapia, lo stesso risultato finale del lavoro può essere sopravvalutato e interpretato dal terapeuta in funzione del proprio narcisistico bisogno di successo, vedendo risultati mai raggiunti o amplificando esiti positivi o ignorando problematiche insorte.
Es.3 Il codice deontologico vincola al rispetto delle opinioni e credenze della persona e afferma ancora che lo psicologo "non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità."
Ma qual è l'entità e la profondità del pregiudizio in ogni singola figura professionale? Come può "realmente" operare e relazionarsi senza quei "pregiudizi" che a volte sono ancorati nell'ignoranza, altre volte affondano le radici nella propria storia e realtà personale? L'affermazione teorica, la posizione razionale, differisce spesso nell'essere umano dalla realtà intrinseca ed effettiva. Quante volte abbiamo sentito persone di nostra conoscenza affermare con decisione principi teorici nobilissimi, per poi smentirsi regolarmente e quotidianamente nei fatti e nei comportamenti?
Ebbene questi esempi aiutano ad intuire quanto complesso ed importante sia il ruolo personale dello psicoterapeuta, quanto le sue competenze teoriche e tecniche passino inevitabilmente attraverso il suo "essere" personale.
E' evidente, quindi che l'assunzione di responsabilità dello psicoterapeuta limitata all'osservanza del Codice Deontologico non può che essere riduttiva.


Importantissima e centrale è quindi la Formazione dello Psicoterapeuta. Essa non è solo teoria; accanto alla teoria deve avere nel bagaglio un lungo periodo di addestramento e di supervisione.
Molti sostengono la centralità e la necessità di una psicoterapia personale: prima di prendersi cura di qualcun altro lo psicoterapeuta dovrebbe essere in grado di prendersi cura di stesso; prima di aiutare l'altro a risolvere i problemi dovrebbe essere in grado di farlo lui per se stesso.