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L'ADOZIONE: UN PROGETTO FAMILIARE E SOCIALE

L’AGA è un’associazione di famiglie adottive nata per dare sostegno alle famiglie adottive: un associazione che raccoglie sensibilità diverse, esperienze diverse, confessioni diverse , e proprio per questo assolutamente senza nessuna precisa connotazione confessionale, o meglio che le racchiude tutte.



Oggi non vi voglio parlare di adozione ma inizierei il mio intervento parlandovi della realizzazione di un progetto di famiglia , un percorso coinvolgente, faticoso e bellissimo. Dal mio punto di vista, cioè da quello di un padre, non esiste un genitore biologico e un genitore adottivo, ma solo un genitore, così come non ci sono figli biologici e figli adottivi, ma solo figli. È uno solo infatti il desiderio di genitorialità ! È pensiero mio e dell’associazione che rappresento, che il percorso che ci ha portato ad essere genitori è sicuramente diverso nelle modalità da quello biologico ma, nasce dalle stesse motivazioni e ci porta sempre e comunque ai nostri figli.



"GENITORIALITA’"



Sicuramente tutti, avrete già sentito parlare di adozione, ma spesso in termini di difficoltà e problematiche, in quanto normalmente sono gli operatori a parlarne. E questo va bene poiché i professionisti sono necessari quando in famiglia c’è qualcosa che non va come dovrebbe. Proprio per questo invece, io desidero parlarvi del piacere di formare proprio quella famiglia che immaginavo con mia moglie e proprio con quelle caratteristiche . Infatti, l’accoglienza di un figlio, nasce sempre e comunque dal desiderio condiviso tra i coniugi di realizzare finalmente il progetto di ciò che una famiglia dovrebbe essere per chi la crea. Questa si può realizzare per via biologica o per via adottiva, con la differenza che nel primo caso nessuno si domanda il perché si voglia diventare genitori.



"IMPATTO SOCIALE"



Il percorso adottivo si caratterizza anche per un forte impatto a livello sociale per due motivi: da una parte si va a modificare la composizione del tessuto sociale in quanto un minore viene inserito in una nuova famiglia, a prescindere dal motivo per cui sia stato dichiarato adottabile; dall’altra si diventa famiglia in seguito al decreto di un giudice, quindi l a scelta di formare una famiglia non è più privata ed esclusiva della coppia. I servizi sociali ed il Tribunale Dei Minori, a nome della società intera, stabiliscono la possibilità o meno per quella coppia di poter realizzare il proprio progetto di famiglia. Quindi, ciò che è naturale e scontato in chiunque , non lo è più per i genitori adottivi, come se fossero un po’ meno uguali a ‘ chiunque altro ’. In altre parole, la caratteristica sociale della scelta adottiva, non può essere la motivazione che ci spinge ad adottare. In AGA riteniamo infatti che non si possa adottare per togliere un bambino dalla strada, ma che l’obiettivo sia solo costituire un nuovo nucleo familiare socialmente riconosciuto.



"RISPETTO DELLE DIFFERENZE"



In quanto genitori riteniamo che nostro compito non sia quello di far nascere o crescere qualcuno simile a noi , che ci assomigli fisicamente, nei gusti, nelle capacità e nelle prospettive, o la cui pelle abbia il nostro stesso colore e odore, o che raggiunga gli obiettivi che noi pensiamo giusti per lui.


Siamo soliti osservare situazioni familiari in cui il copione di vita si tramanda di generazione in generazione o, più comunemente, situazioni in cui i genitori programmano la vita dei figli a prescindere dai figli stessi, quasi non accorgendosi dell’‘ Altro ’ che è rinchiuso dentro l’involucro che tanto gli somiglia fisicamente, ma che ha una sua personalità ben definita.


Riteniamo invece che, se appagati dalla nostra capacità di diventare pienamente noi stessi , noi genitori desideriamo poter fare lo stesso per nostro figlio, cioè renderlo quell’uomo o quella donna che è nato per essere , e quindi più diverso da noi e più simile a sé stesso.



"TRATTI SOMATICI"



Questa futura identità si costruisce proprio a partire da quel ‘ prima ’ di cui i genitori non sono testimoni, ma che custodiscono e rendono parte integrante della storia della famiglia tutta intera .


E in quanto genitori adottivi abbiamo sempre davanti agli occhi l’unicità dei nostri figli e della loro storia, ancora di più nell’adozione internazionale che mette in evidenza oltre ad una somaticità diversa anche un bagaglio culturale che va fatto proprio ed amato quanto il figlio stesso, perché parte di lui.



"MULTICULTURALITA’"



Questa nuova famiglia, specie nei percorsi internazionali, contiene sia culturalmente che emotivamente storie diverse, e si attualizza in una famiglia italiana molto più ricca, più consapevole delle differenze e più aperta a tutta la gamma dei colori visibili. Lo voglio sottolineare. Qui parlo di una famiglia italiana e non ‘multiculturale’ : ad esempio la mia famiglia è italiana e si è arricchita dei colori del Burkina Faso, paese da cui provengono le mie due figlie. Di questo arricchimento ha giovato anche tutto il resto della famiglia allargata, dai nonni agli amici più stretti.



"COOPERAZIONE"



Dal punto di vista dell’impatto sociale nelle adozioni internazionali, è di fondamentale importanza considerare l’adozione parte di un progetto più ampio, così come sancito dalla Convenzione dell’Aja del 1993 . Poiché la Convenzione stabilisce che i minori hanno il diritto di crescere nel proprio paese d’origine e nella propria famiglia, il principio di cooperazione internazionale prevede che gli stati esteri più ricchi si adoperino per garantire ai minori il rispetto di questo loro diritto fondamentale. Solo quei bambini per cui esistono obiettive difficoltà ad essere reinseriti in famiglie locali, possono essere dichiarati adottabili internazionalmente. L’adozione quindi è sempre e comunque l’ ultima ratio .



"ITER LEGGE"



In Sardegna dobbiamo ancora fare qualche passo importante. Come lei ben sa, Assessore, è ancora al vaglio del Consiglio Regionale il progetto di legge sulle adozioni e gli affidi . Più volte mi sono espresso pubblicamente in modo positivo per il lavoro fin qui svolto… sono state coinvolte le associazioni del settore al tavolo delle consultazioni sia da un gruppo di maggioranza che da uno di minoranza, sono stati presentati due progetti di legge che tenevano conto anche di ciò che noi associazioni chiedevamo. Ne siamo rimasti piacevolmente colpiti: quella distanza tra istituzioni e cittadini che immaginavamo, si stava dissolvendo, e finalmente il dettato dell’art. 39 bis della legge n. 184, che attribuisce alla Regione il compito di promuovere e definire protocolli operativi e convenzioni fra enti autorizzati e servizi, nonché forme stabili di collegamento fra gli stessi e gli organi giudiziari minorili, si stava concretizzando in due proposte di legge, la 131 e la 133, presentate dai gruppi consiliari dei Riformatori e del PD . Non solo, la seconda commissione consiliare ha fatto anche un lavoro di unificazione testi, dandoci ancora una volta la possibilità di dire la nostra, prima di procedere alla stesura del testo definitivo. Così si è arrivati allo scorso mese di luglio, quando all’ordine del giorno del Consiglio Regionale c’era proprio la votazione del progetto di legge delle adozioni. Ma i tanti problemi della nostra amata Sardegna, sicuramente più importanti e urgenti, hanno fatto slittare la votazione a data da stabilirsi, e ad oggi non se ne sa più niente. Le chiediamo, Assessore, di aiutarci a incoraggiare la discussione in Consiglio per l’approvazione della legge per non vanificare il lavoro fin qui fatto , che politicamente sembra accettato non solo bipartisan, ma anche tri, quadri e pentapartisan … solo per sottolineare che non dovrebbe essere una discussione che dura tempo e che ruba spazio prezioso ad argomenti più importanti. Siamo certi che con l’approvazione di questa legge, si potranno attivare i servizi previsti dalla stessa, che porteranno tutte le famiglie adottive sarde alla pari con le altre del territorio nazionale. Infatti la legge aiuta ad avvicinare anche noi sardi a tutti gli enti autorizzati dalla CAI che si occupano di adozione internazionale. In Sardegna sono presenti degli enti, alcuni dei quali lavorano anche molto bene, ma il resto dei cittadini italiani ha la possibilità di scegliere tra sessantasette enti, nella nostra Regione, invece, ne sono presenti solo sette



Andrea Mendolia, Valentina Sbrescia