MEDIAZIONE SOTTO COSTO: quali prospettive?
Mediazione civile: ecco il "sotto costo" come al discount…di Paolo Capezzuoli (INMEDIAR)
Abbiamo letto alcuni giorni fa una notizia, lanciata da Adnkronos e poi pubblicata dal quotidiano Libero nella sua edizione on-line , relativa a un accordo fra l'associazione Codacons e l'organismo di mediazione Promove S.r.l. di Pomezia (RM), iscritta nel Registro del Ministero della Giustizia al numero 699 P (dove "P", come spiegato dallo stesso Ministero sul proprio sito, indica un'iscrizione provvisoria in attesa di verifica).
La notizia è che questo organismo svolgerà, "per un periodo di lancio", la sua attività in maniera praticamente gratuita, facendo sostenere alle parti che ne usufruiscono solo le spese, fissate in 10 euro, riguardanti l’invio delle raccomandate.
Dalla notizia non è dato di sapere se si tratta di una quota di 10 euro "tutto compreso" o se tale quota andrà pagata per ogni raccomandata inviata (questione tutt'altro che di lana caprina, in quanto, per esempio, in materie come divisioni ereditarie o usucapione spesso si debbono inviare convocazioni a decine di parti convenute).
Un tentativo di saperne di più visitando il sito dell'organismo, www.promovesrl.com , non è andato a buon fine in quanto tale sito è, almeno al momento, inattivo: alla ricerca di maggiori informazioni mi collego al sito Codacons, dove si invita, "per info" sulla mediazione, a scrivere un'email a mail@promovesrl.com o a chiamare il numero 892-007 al costo, per il mio telefonino Tre, di 2 euro e 59 centesimi al minuto più scatto alla risposta di 31 centesimi.
Comunque, il sito Codacons qualche informazione la fornisce: alla pagina che celebra la nascita di Promove , datata 15 giugno 2011, troviamo scritto che
"seppur ampliamente discusso e contestato, in quanto ritenuto in odore di anticostituzionalità, l’istituto della conciliazione obbligatoria è entrato in vigore e vincola tutti i cittadini" ;
poi, poco più sotto:
"il Codacons, pur essendo vicino alla posizione di chi ha contestato l’entrata in vigore della mediaconciliazione, ha comunque deciso di intervenire e scendere in campo, a fianco dei consumatori e di sostenere l’attività di PROMOVE SRL" , società nata "in collaborazione" con la stessa Codacons.
Ecco, qualcosa di più si comincia a capire.
Senza voler fare troppi discorsi astratti su chi crede nella mediazione e ritiene che i mediatori debbano essere professionisti che investono sulla propria competenza e sulle proprie capacità (e quindi devono essere conseguentemente retribuiti) e che gli organismi di mediazione devono essere strutture in grado di facilitare al massimo la riuscita dei procedimenti, con personale preparato, segreterie efficienti e organizzate, sistemi informatici e telematici all'avanguardia, servizi d'informazione agli utenti esaurienti e gratuiti e sedi confortevoli e dotate di locali sufficienti a garantire lo svolgimento di sessioni separate nel massimo rispetto della riservatezza e della privacy delle parti (vale a dire, necessariamente, strutture costose) e chi, al contrario, non crede nella mediazione e ha costituito un organismo con mere intenzioni ostruzionistiche, disorganizzato e privo di strutture e mezzi (ché, cari miei, tanto peggio vanno le mediazioni, tanto prima leveranno di mezzo 'sta roba inutile della "mediaconciliazione", che ruba il pane agli avvocati e il lavoro a tante benemerite associazioni, perbacco!), passiamo ad analizzare quali possono essere, in linea di massima, i costi di una mediazione per il target di questo nuovo organismo, ovvero il consumatore che presenta un'istanza di mediazione, su una materia obbligatoria, avverso un'impresa commerciale.
Se il convenuto non dovesse presentarsi in mediazione, il conto è presto fatto: il consumatore spenderà al massimo 90 euro più IVA, e li recupererà tutti sotto forma di credito d'imposta, come previsto dalla normativa vigente. La parcella per l'avvocato che lo assiste (peraltro non obbligatorio), sarà molto modesta, in relazione alla ridotta attività professionale.
Il consumatore otterrà, in cambio, un vantaggio in sede processuale, secondo quanto sancito dalla normativa vigente (in particolare, artt. 91, 92 e 116 c.p.c.).
Se invece tutte le parti si presentassero in mediazione, i costi dipenderebbero dal valore della controversia: per esempio, per una controversia da 50.000 euro, il consumatore spenderà 440 euro più IVA in caso di procedimento chiuso senza accordo e 540 euro più IVA in caso di accordo conciliativo raggiunto. La parcella per il proprio avvocato sarebbe comunque ridotta, considerando che quasi tutti i procedimenti di mediazione si chiudono entro due sessioni.
Ancora una volta il consumatore godrà di un credito d'imposta di 250 euro in caso di mancato accordo e di 500 euro in caso di accordo raggiunto: i conti sugli oneri che resteranno a carico del consumatore sono presto fatti, al massimo 282,40 euro (IVA compresa) per una controversia da 50.000 euro, che scendono a 153,40 euro in caso di accordo raggiunto. Lo 0,31% (scarso) del valore della controversia, a cui si aggiunge il costo dell'assistenza legale per due sessioni (consigliata ma non obbligatoria), valutabile al massimo in un migliaio di euro, portando i costi al 2,3% del valore.
In un giudizio di primo grado, invece, i costi sarebbero 450 euro di contributo unificato e circa 6.000 euro di parcella per l'assistenza del proprio legale (obbligatoria) – dati tariffario forense, tariffa media – , pari circa al 13% del valore della controversia. Sperando che non siano necessari ulteriori gradi di giudizio e che una volta ottenuta la sentenza definitiva la controparte (nel nostro caso un'azienda) esista ancora e quindi possa effettivamente pagare.
E se il consumatore non fosse economicamente in grado di sostenere tali spese? La legge impone agli organismi (e ai mediatori) di lavorare gratuitamente per chiunque sia ammesso al patrocinio a carico dello Stato. Nota bene, gratuitamente: a differenza di quanto previsto per gli avvocati, per i mediatori e per gli organismi non esiste un fondo che paghi l'attività prestata a favore dei meno abbienti.
Ma soprattutto, quand'è che la mediazione è conveniente per il consumatore?
La risposta è semplice, e per capirla basta fare un esempio, relativo a una materia in cui la mediazione è condizione di procedibilità.
Il risarcimento del danno da responsabilità medica è forse la materia che più coinvolge la sfera personale, emozionale, fisica e psicologica della parte istante. Le statistiche dicono che nella grande maggioranza delle richieste di risarcimento sfociate in una causa civile la parte danneggiata deve attendere in media nove anni prima di ricevere un risarcimento, trovandosi nel frattempo nella necessità di sostenere spese elevatissime per l'assistenza legale, per le perizie e, spesso, per l'assistenza psicologica e le cure mediche rese necessarie dal danno riportato. Inoltre, al di là dei tempi, quasi sempre le spese liquidate dal giudice coprono solo una percentuale delle parcelle dei propri legali, e quindi il risarcimento risulterà comunque decurtato.
Una procedura di mediazione in ambito sanitario, al contrario, dura al massimo quattro mesi, e mira a conciliare gli interessi di chi ha subito il danno, del medico e della struttura sanitaria, con un'elevata percentuale di successo: questo significa, per il danneggiato, risarcimento congruo in pochi mesi.
Naturalmente, un'elevata percentuale di successo non può prescindere dalla qualità della conduzione della mediazione: in altre parole, questi numeri non possono prescindere dall'organizzazione delle strutture alla quali ci si affida e dalla competenza e capacità dei mediatori incaricati, che devono necessariamente essere professionisti molto preparati e capaci, oltre che profondamente convinti dell'utilità sociale di quello che stanno facendo.
Per avere queste percentuali di successo i mediatori devono studiare, affrontando anche materie per loro nuove, frequentare costantemente corsi di aggiornamento e di specializzazione, partecipare a convegni, seminari e master , in Italia e anche all'estero. Devono investire e lavorare duramente, e quindi meritano una retribuzione adeguata.
Certo, può esserci chi fa il mediatore come pura attività di volontariato, ma difficilmente questo mediatore investirà così tanto sulla propria preparazione.
In pratica, se la mediazione sotto costo ha una qualche prospettiva, io non riesco a vederla.
Come nella vita, non esiste una cena gratis; c'è sempre qualcuno che la paga, o il sospetto è che vengano servite pietanze andate a male.
E se alla svendita di primavera un vestito viene regalato, stiamo pur certi che qualche difetto importante di sicuro ce l'ha.