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la mediazione familiare


COS’E’LA MEDIAZIONE FAMILIARE


Negli ultimi decenni, a causa dell’accentuata instabilità matrimoniale e ad un incremento esponenziale delle procedure giudiziarie di separazione e divorzio, si è ritenuto utile affiancare nuove figure professionali a quelle tradizionali (giudici e avvocati), al fine di facilitare il processo di scioglimento del matrimonio.


Per questo motivo si è sviluppato un forte interesse verso le tecniche di mediazione familiare che hanno lo scopo di consentire una gestione non litigiosa dei problemi soprattutto inerentemente all’affidamento dei figli.


Il termine “mediazione” deriva dal tardo latino “ mediatio-onis ” che a sua volta trae origine dal verbo “ mediare ”, “essere nel mezzo”, “interporsi”, “mantenersi in una via intermedia”; tale parola si mostra particolarmente adatta a indicare un processo mirato a fare evolvere dinamicamente una situazione di conflitto, aprendo canali di comunicazione precedentemente bloccati.


La mediazione mira a ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti.


Secondo la definizione anglosassone la mediazione è: “ un processo in cui un terzo imparziale aiuta…. le coppie che si separano o divorziano, a comunicare meglio e a raggiungere le proprie decisioni con cognizione di causa, relativamente ad alcuni o a tutti gli argomenti che riguardano la separazione, il divorzio, i figli, le finanze o le proprietà” ( UK Colege of Family Mediators, 2000)


La mediazione familiare parte dal presupposto che, molto spesso, la convivenza matrimoniale fallisce per ragioni complesse e non unicamente per la mera “colpa” di uno dei due partner, per cui si tenta di individuare percorsi differenti che stimolino la comprensione e l’epurazione da elementi emotivi distorcenti, al fine di giungere ad accordi sufficientemente buoni per entrambe le parti; evitando, altresì, un procedimento giudiziale in cui sia il giudice a decidere, escludendo i coniugi ed espropriandoli del ruolo attivo che gli spetta di diritto, frustrando il senso di autostima e di empowerement, già gravemente compromesso dalla crisi in corso nella propria vita.


Va detto, inoltre, che spesso le decisioni prese dal giudice vengono rigettate dalle parti se non altro perché percepite come imposte da un terzo che nulla centra col proprio dolore, dando così vita ad una spirale discendente verso ricorsi, controricorsi e inasprimento della litigiosità.


La mediazione familiare si pone perciò come una valida alternativa ad un iter giudiziale spesso lungo e doloroso, affinché i partners possano giungere autonomamente ad un accordo valido e omologabile legalmente.