il conflitto nella coppia coniugale
IL CONFLITTO NELLA COPPIA
Il conflitto di coppia rappresenta una condizione di crisi più o meno intensa che coinvolge non solo gli individui nell’ it et nuc della situazione, ma anche e soprattutto, le loro storie personali e l’evoluzione della coppia stessa, come componente a se stante.
Ogni coppia ha il suo ciclo di vita nel quale intervengono fatti ed eventi, a volte ignorati o più semplicemente negati, circoscrivibili sia al vissuto personale, sia al vissuto condiviso all'interno delle famiglie di origine, ossia ognuno dei partners porta all’interno della coppia non solo ciò che è nel presente, ma anche il vissuto di ciò che è stato, il modello familiare in cui è cresciuto e in cui ha appreso a relazionarsi con il mondo esterno.
Questo background generazionale contribuisce in parte a creare la nuova coppia, che solo successivamente e gradualmente costruirà i propri ruoli ed i propri compiti esistenziali, in maniera indipendente e autonoma.
Tuttavia, non sempre il processo di separazione-individuazione del nuovo nucleo familiare avviene in maniera completa, indolore e priva di complicazioni, soprattutto qualora, sin dall’inizio della formazione della coppia, essa si era creata principalmente su istanze, bisogni e desideri insoddisfatti, quali pesante eredità della propria famiglia d’origine.
In questo caso ci troveremo di fronte a coppie la cui vera essenza non ha riscontro nel nuovo legame ma, al contrario, sarà ben legata e condizionata da un “programma” pre-costruito.
Quindi, ad esempio, possiamo ipotizzare coppie costituite affinché uno dei partner assuma un ruolo ben definito all'interno della famiglia di origine o che venga a sostituirne uno dei componenti, oppure coppie che funzionano reciprocamente da supporto o da contenitore di aspettative precedentemente irrisolte.
Altresì, la coppia può formarsi sulla necessità di uscire “a tutti costi” dalla famiglia di origine (magari per fuggire da legami disfunzionali), o sull’irrazionale bisogno di un legame simbiotico che riempia un vuoto affettivo.
Le dinamiche sopra citate, definite “incastro di coppia” o “patto di coppia”, non sempre sono facilmente ri-conoscibili, essendo la vera forza motrice irrazionale del rapporto; sono i compiti reciprocamente e tacitamente richiesti e, allo stesso modo, reciprocamente e tacitamente accettati, facendo sì che la relazione divenga inconsapevolmente strumentale e strumentalizzata.
Il tratto comune di queste situazioni, sarà quello di mantenere un vincolo anomalo con le famiglie di origine con la conseguenza che la “vera” e necessaria identità della nuova coppia non potrà nascere e consolidarsi.
I partners non sono in grado di mantenere la giusta distanza dal proprio nucleo di provenienza, non attuando nessun sistema di filtraggio delle istanze e delle richieste che arrivano dall'esterno. La relazione è vissuta in modo allargato alle famiglie di origine, senza che vi sia protezione nei confronti del proprio legame che perde via via molte delle sue caratteristiche di esclusività, intimità e di legame “a due”.
Durante la fase dell'innamoramento la coppia si culla nell’illusione dell’ideale soddisfacimento dei propri bisogni e desideri, ossia nell’illusione che l’altro sia come noi lo vogliamo. Tuttavia, una volta usciti da questa fase che ha dell’idilliaco, l’attivarsi di un più accurato esame di realtà, comporta lo scontrarsi con aspetti dell’altro e della relazione, di cui fino ad allora si era solo sospettato, senza curarsene. Se la coppia non è in grado di rinegoziare il proprio rapporto in una prospettiva di “vero amore” nella quale ri-conoscersi ed attuare un reale percorso evolutivo, transitata nella fase della disillusione ed entra in crisi, solitamente attraverso un processo lungo e tortuoso, caratterizzato da ostilità inespressa od esplosiva, recriminazioni e colpevolizzazioni reciproche.
Occorre precisare che il termine “crisi” più volte utilizzato, deriva dal greco “ krisis” , la cui traduzione letterale è: “ scelta” , per cui non deve implicare solo ed esclusivamente un significato negativo, ma piuttosto il verificarsi di una condizione di potenziale cambiamento che può determinare un risultato negativo (es. fine del legame di coppia) o positivo (es. rafforzamento del legame e nuova evoluzione dello stesso); un momento caratterizzato da una molteplicità di scelte ognuna con un possibile esito sul legame di coppia.
In questa delicata fase (quella della rinegoziazione), i partners dovrebbero essere pronti a vivere il loro rapporto in una prospettiva di mutuo riconoscimento, orientando le scelte individuali e di coppia alla realizzazione di ciò che realmente dovrebbe essere un progetto comune e pienamente condiviso.
Nell’evolversi al negativo di questo processo, spesso prevalgono tensioni individuali che determinano inevitabili deterioramenti del rapporto, con atteggiamenti di reciproca sfida e attacco; ancora, molto spesso, il tentativo di superare questa dinamica di crisi si traduce nella ricerca dell'attuazione di una funzione genitoriale che assume solo la veste di “tampone” nei confronti della mancata rinegoziazione del rapporto.
Così la genitorialità ricercata ma scarsamente o per nulla condivisa si trasforma in ulteriore motivo di tensione e conflitto all'interno della coppia.
Già di per sé la nascita del primo figlio, anche se ampiamente desiderato, è statisticamente, uno dei passaggi cruciali e più difficili per la vita di una coppia, ciò si estremizza qualora si inserisca nel contesto sopradescritto, ove la mancata condivisione della genitorialità e, ancora più frequentemente, la mancata preparazione all'assunzione di tale ruolo (troppo spesso a causa di una distorsione trasmessa dalla famiglia di origine) impedisce il riassetto funzionale nella coppia.
Capita così che la donna (futura mamma) inizi a sentirsi “sola ed abbandonata”, l'uomo, incapace di assumere il ruolo di “contenitore del contenente”, percepisce i cambiamenti dovuti allo svolgersi della gravidanza ed alla successiva nascita del figlio come momenti di chiusura ed allontanamento della compagna. Inoltre l’ingresso di un terzo permanente nella coppia va a rompere quel rapporto duale e a volte “simbiotico” fondato su intimità e reciprocità che spesso era il vero collante della coppia.
Quasi in attuazione di un meccanismo perverso molte coppie, che di fatto non riescono a rinegoziare il rapporto e a ridefinire il patto iniziale in relazione alla nascita del primo figlio, cadono in quello che si traduce in vero e proprio disastro: il secondo figlio. Molti mariti e mogli, infatti dichiarano di aver individuato in una nuova gravidanza il percorso, a parer loro, più praticabile per rinverdire la loro unione, tuttavia appare assai ovvio che, quanto si era in passato “rotto” all’interno della coppia non può far altro che inasprirsi di fronte a nuove responsabilità e doveri.
Altro passaggio delicato della vita di coppia è quello relativo all'esaurimento del compito genitoriale: alcune coppie “cessano” di essere tali al verificarsi dell'uscita del figlio (o dei figli) dal contesto familiare .
Si tratta di coppie all'interno delle quali si è persa o non si è mai avuta, la consapevolezza della coppia come legame accanto al quale convive la funzione genitoriale: questa ha sostituito lo spirito dell'originaria relazione e, una volta esaurita, lascia la coppia “vuota” ed incapace di proseguire il suo ciclo vitale.
Abbiamo visto come il processo che porta alla separazione, cominci con un dubbio o la presa si coscienza del divario incolmabile fra l’immagine della persona amata e la realtà, altresì, la rottura dell’alleanza di coppia, si estrinseca nella povertà di strumenti di comunicazione, nell’incapacità di rinegoziare il rapporto in funzione della sua evoluzione e delle sue fasi vitali, creando attriti e dissidi insanabili.
Tanto più, questa mancanza di comunicazione e l'incapacità di rinegoziare i ruoli ed i rapporti sono marcate, tanto più sarà alta la conflittualità dei partners separandi o separati.
In conclusione si può affermare che pur essendo multifattoriale, il conflitto è insito nel ciclo vitale di ogni coppia, sta nella medesima, quindi, la potenzialità di trasformare da distruttivo a costruttivo il processo di presa di coscienza e di adeguamento ad nuovo status evolutivo, ancora maggiormente in caso di separazione, ove si richiede il permanere, in caso di figliolanza, della funzione genitoriale a prescindere da quella coniugale e il riconoscimento del rispetto dell’Altro in quanto essere umano unico e irripetibile.