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07-06-2008 Nucleare, l´incidente alla Krsko non scalfisce le "certezze" di Scajola e Prestigiacomo

Come era facile ipotizzare, l´incidente alla centrale di Krso in Slovenia non modifica la politica del governo italiano ormai lanciato in questa follia di rilanciare l’atomo nonostante le evidenti lacune sia sul piano economico (si parla di 30 miliardi di euro che nessuno sa da dove verrebbero presi); allo smaltimento delle scorie; alla finitezza dell’uranio; fino alla sicurezza, che comunque, anche senza allarmismi, non è risolta con la terza generazione. A ribadire che il governo italiano non torna indietro sono stati il ministro dell´ambiente Stefania Prestigiacomo, sia il suo collega per lo sviluppo economico Claudio Scajola.

«L´incidente alla centrale slovena di Krsko indica che gli impianti nucleari possono ovviamente registrare malfunzionamneti come ogni impianto costruito dall´ uomo - ha affermato Scajola -. Tali impianti però hanno al proprio interno sistemi di sicurezza che consentono di far fronte agli incidenti in modo immediato contenendo le possibili conseguenze all´interno dello stesso impianto e minimizzando quindi ogni eventuale perdita di sostanze radioattive». Il ministro ha aggiunto che la centrale di Krsko «viene classificata come centrale nucleare di seconda generazione» e che le «nuove centrali nucleari cosiddette di terza generazione hanno sistemi di sicurezza ancora più evoluti e fanno ampio affidamento su elementi di sicurezza intrinseci che si attivano automaticamente senza richiedere l´intervento degli operatori».

Infine, Scajola, ha ricordato che «in Italia il costo dell´ energia elettrica è più alto rispetto agli altri grandi paesi europei e che pertanto vi è un forte incentivo a importare dall´estero energia elettrica a basso costo». Oggi, ha detto, «importiamo quasi il 14% del nostro fabbisogno dalla Francia, dalla Svizzera e in piccola misura dalla Slovenia: si tratta di energia prodotta in gran parte con impianti nucleari». Viene da osservare che il 14% non è un granché e che forse si potrebbe ottenere attraverso un largo investimento sulle rinnovabili per le quali non servono incentivi statali maggiori rispetto a quelli che servirebbero per il nucleare. Di piu: ciò che si spende per incentivare il nucleare si toglie giocoforza alle alternativa.

«Il nucleare non è l´unica soluzione, ma il petrolio non è la strada da seguire - ha aggiunto, il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo – aggiungendo che «c’è un tentativo di creare allarmismo ingiustificato da parte di chi è contrario al nucleare». Il governo italiano ha annunciato di essere pronto a tornare al nucleare, con la creazione di un primo gruppo di impianti entro il 2013.

«Sappiamo che bisogna investire anche nelle energie rinnovabili, ma sappiamo che con i sistemi attuali queste potranno coprire solo il 10% del fabbisogno energetico nazionale», ha aggiunto il ministro, assicurando che da parte dell´Italia ci sarà «un impegno per la ricerca per fare in modo che ci siano energie veramente alternative per il futuro». E pazienza se, come abbiamo detto, l´uranio non è affatto una fonte rinnovabile.


Sull´incidente, Prestigiacomo ha riferito che l´Italia ha inviato i suoi tecnici e attivato le sicurezze di procedura. «L´incidente è chiuso», ha affermato, ricordando che in apertura del Consiglio ambiente a Lussemburgo il ministro dell´ambiente sloveno ha spiegato che l´allarme è stato il frutto di un "errore di comunicazione” tra sistemi.

Segnaliamo infine che Di Pietro sul nucleare oggi ha detto: «L´Italia dei Valori è contraria allo sviluppo del nucleare di terza generazione e preferisce che si guardi ad altri tipi di energia, come quella eolica». Bene, osserviamo, peccato che quando volevano fare un parco eolico off shore dalle sue parti lui si oppose fermamente. E allora se è così convinto della bontà delle pale rispetto all’atomo, speriamo che da ora in avanti cambi il suo atteggiamento.


Fonte: www.greenreport.it