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08-05-2008 Il petrolio potrebbe arrivare a 400$!!!


«Siamo di fronte a un caso scolastico di fallimento del mercato». Davide Tabarelli presidente di Nomisma energia e analista del Sole 24 Ore per le materie prime valuta così i prezzi record del petrolio. «È davvero fallimento del mercato…


Perché?


Perché quando hai i senatori democratici americani che propongono una legge per valutare se c’è stata una speculazione del mercato vuol dire che la tentazione di regolare i mercati è forte, troppo forte per resistere.


I ricavi dell’Opec, i Paesi produttori, a fine anno aumenteranno quasi del 60 per cento.
Disorientamento. A fronte di questo la sensazione che si prova è di disorientamento. L’Opec quest’anno aumenterà i ricavi di mille miliardi di dollari.


Cosa significa?


Significa che è scandaloso quanti soldi stanno finendo nelle casse dei Paesi produttori. E’ scandaloso quanto incassano, ma anche ciò che dicono e che non fanno…


… la parolina magica: aumentare l’offerta?


Esatto.



L’aumento del petrolio non è solo un fatto che impatta sul costo dell’energia ma anche sui materiali. Aumenta tutto con il greggio, i polimeri, le vernici., la plastica che contiene gli alimenti e gli alimenti…


Io per anni ho avuto una fiducia nel mercato e credevo che si aggiustasse da solo in base alle leggi economiche. Ma visto che la domanda cresce ed è destinata a crescere ancora e l’offerta non aumenta e non aumenterà non ci sono alternative. Il prezzo spinto dalla domanda potrebbe raggiungere anche i 400 dollari.


La responsabilità è dei Paesi produttori o delle speculazioni finanziarie?


Difficile dirlo. Mi aspettavo che l’offerta fosse capace di aumentare più in fretta nell’arco di tre-cinque anni. Ma questa volontà non c’è.


O almeno non c’è stata finora.


Non è che c’è dietro questi pazzi aumenti un ragionamento razionale. Ma ci sono tre elementi che negli ultimi anni hanno portato a questo…


Primo.


La questione politica che c’è sempre dietro al petrolio. Oggi parliamo dei 60 anni di Israele. Ebbene, il Medio Oriente è un’area con le maggiori tensioni politiche mondiali, tensioni durano da 60 anni. Dietro, nello sfondo, c’è il petrolio… E la contrapposizione tra Medio Oriente e Occidente si è aggravata dopo l’11 settembre.


Secondo.


Un’oggettiva incapacità dei Paesi produttori, manifestata dalla crisi energetica del 1972, da quando l’industria estrattiva nei Paesi arabi fu nazionalizzata, a fare investimenti. Perché le tecnologie ce l’hanno le società occidentali che sono state cacciate via dai Paesi arabi. Investimenti che permetterebbero di diminuire i costi di estrazione e raffinazione del greggio


Terzo.


La responsabilità occidentale: noi parliamo tanto di biocarburanti, rinnovabili, riduzione di CO2… Così tanto che i Paesi produttori sono convinti che fra qualche anno faremo a meno del petrolio e per questo stanno spremendo quello che si può spremere per ricavare più possibile da ciò che hanno. Una follia.


Ma il mercato surriscaldato è legato anche alle fluttuazioni speculative.


Vero è che un barile pronto a essere caricato su una nave, in porto, costa all’Arabia Saudita non oltre 5 dollari.


Gli analisti delle banche d’affari continuano a dire che il costo non è quello vero…


Ripeto. Siamo di fronte al fallimento del mercato. Ma non è solo un problema di speculazione.


Perché?


Perché l’organo federale americano che controlla ogni settimana l’andamento dei future sul greggio parla di fluttuazioni che non superano mai il 20%. Il greggio è aumentato molto di più in pochissimo tempo.


Il trend rialzista continuerà fino a quando e a quanto?


Nomisma Energia prevede come scenario più probabile un calo del costo a barile verso i 90 dollari a fine 2008. Però sbagliamo da 4 anni. Tra gli scenari indichiamo anche un possibile 150 dollari al barile.


Il problema è sempre lo stesso: la domanda cresce e l’offerta non altrettanto.


Già, proprio così.


Le riserve?


C’è un problema di riserve, in termini di quantità e qualità. Nessuno sa con precisione quante siano sottoterra. Quello che è sicuro è che diminuisce l’accessibilità, l’accesso alle riserve più facili. Le major sono escluse dal Medio Oriente, dove c’è il greggio migliore. E cercano nelle acque profonde o dove fa molto freddo… Le riserve «facili» sono già finite…


Quale alternative intravede a medio termine


Sono molto scettico e un po’ deluso perché negli ultimi 30 anni si è sempre cercato di fare diversificazione dal petrolio, ma non ci si è riusciti.


E’ un problema di costi?


Sì, innanzitutto perché la quantità di energia contenuta è in un litro di greggio è enorme e ha ancora dei costi bassissimi rispetto alle alternative…


Nonostante le quotazioni record?


Nonostante questo. Stasera farò una lezione a un Rotary club e mostrerò una bottiglietta di minerale riempita con benzina. La bottiglietta di acqua comperata al bar costa 1 euro, per riempirla di benzina ci vogliono 60/70 centesimi.


Cosa vuole dire con questo?


Ricordiamoci che la benzina costa ancora meno dell’acqua. Considerando anche la tassazione elevata, il costo è ancora marginalmente basso…


Per il futuro si troverà una strada? Prima o poi il petrolio finirà…


Certo, ma non bisogna illudere la gente. Non sarà una cosa facile non sarà gratis: possiamo pensare all’idrogeno ma per produrlo ci vuole grossa quantità di energia che solo il nucleare ci può dare al momento.


E i biocarburanti?


I biocarburanti possono fare qualcosina ma si può arrivare al massimo a coprire il 5% di consumi mondiali di greggio.


Si spieghi meglio.


L’anno scorso nel mondo sono stati consumati 2.200 milioni di tonnellate di carburante (benzina e gasolio) e 52 milioni di tonnellate di biocarburanti. Possiamo anche immaginare di triplicare nei prossimi 20 anni la produzione di biocarburanti, tralasciando tutti i problemi connessi all’alimentazione, ma non si potrà far crescere di molto questo rapporto perché nel frattempo la domanda mondiale di greggio aumenterà di almeno 550 milioni di tonnellate…


Fonte: //www.ilsole24ore.com