Quando finisce un amore
Quando finisce un amore
Ogni anno un numero progressivamente crescente di coppie decide di interrompere il legame coniugale e avvia una procedura di separazione. I dati statistici relativi al nostro paese per l’anno 2007 (ISTAT, 2009) evidenziano che più di un matrimonio su 4 si conclude con una separazione, una percentuale raddoppiata rispetto al decennio precedente, ma decisamente inferiore se la si confronta con quanto accade in altri Paesi. Nella conclusione del legame di coppia, oltre agli ex-coniugi, sono coinvolti tutti i membri del nucleo familiare, ad iniziare dai figli fino alla rete di rapporti più o meno intensi e articolati con le famiglie di origine. Con la separazione, non mutano solo abitudini e organizzazioni, ma si modificano le trame della vita relazionale con la rottura di vecchi legami e la (ri)costruzione di nuovi equilibri (Todesco, 2009).
La separazione ed il divorzio sono regolati da precise disposizioni legislative che vengono progressivamente aggiornate e adattate al mutare dei costumi, delle condizioni di vita e delle conseguenti percezioni sociali su ciò che è normale, giusto, desiderabile fare.
Accanto a aspetti di natura giuridica, la conclusione di un legame di coppia ha profonde implicazioni di natura psicologica e relazionale, che inevitabilmente condizionano le procedure legali della separazione fino al punto di promuovere o all’opposto di ostacolare la definizione di soddisfacenti accordi fra le parti.
La dissoluzione di un legame amoroso attiva reazioni emotive molto intense che si ripercuotono sull’equilibrio degli individui e dei gruppi familiari. L’espressione di tali reazioni emotive risponde a regole familiari o culturali di tipo implicito o esplicito sull’opportunità di compartecipare la sofferenza, nelle forme di rabbia, dolore, impotenza, gelosia. La rottura del vincolo amoroso può essere vissuta e presentata come il risultato di una scelta personale, maturata con lo sviluppo di alcuni aspetti del Sé, oppure come la violazione fraudolenta di un accordo, il risultato di pressioni esterne, la conseguenza di uno stato mentale alterato. In alcuni casi le coppie si separano in modo pacifico, in altri manifestano un’intensa conflittualità con espressioni drammatiche come denunce e violenza agita. La fine di un amore ha da sempre ispirato poeti e scrittori e accompagna le nostre giornate con le note di molte celebri canzoni.
L’articolo presenta le principali risposte emozionali associate alla dissoluzione del legame di coppia ed alla separazione, così come sono emerse dal lavoro con coppie e singoli in contesti di psicoterapia e mediazione. Nell’esaminare le relazioni di coppia è stato utilizzato il modello dell’Analisi Transazionale (AT) che risulta particolarmente utile per comprendere in che modo le esperienze relazionali vengono interiorizzate fino a configurare aspetti specifici della personalità di un individuo e modalità coerenti e prevedibili di azione. Nel collegare il piano intrapsichico con quello relazionale, il modello AT fornisce importanti strategie operative che risultano efficaci sia per la gestione dei conflitti sul piano relazionale, sia per la risoluzione di blocchi emozionali delle persone coinvolte in un conflitto di coppia. Il modello AT viene utilizzato facendo riferimento alla teoria berniana (Joines & Stewart, 2000; Woollams & Brown, 1985) ed ai più recenti sviluppi del modello socio-cognitivo (Scilligo, 2009). Nella seconda parte, l’articolo discute l’importanza di un’efficace gestione del conflitto di coppia attraverso un intervento di mediazione familiare orientato secondo il modello AT.
Quando finisce un amore
La sentenza di un giudice che scioglie definitivamente il vincolo coniugale rappresenta un episodio puntiforme, ben diverso dalla complessità che l’esperienza soggettiva della separazione e del divorzio assumono sul piano psicologico e relazionale.
La scelta di porre fine a una relazione coinvolge una molteplicità di dimensioni, fra le quali si annoverano quella economica, sociale, affettiva.
Un legame coniugale impegna i partner in senso economico con la proprietà e il godimento di beni mobili e immobili. Gli aspetti economici possono agire da collante di un’unione, per esempio forzando i coniugi alla convivenza quando le condizioni economiche non permettono alternative, oppure all’opposto possono risultare un incentivo alla separazione.
La dimensione sociale della separazione chiama in causa le reti relazionali più estese, che coinvolgono le famiglie di origine, nonché la percezione e l’atteggiamento della comunità verso la separazione come è dato rilevare in un certo tempo. Ci sono pochi dubbi sul fatto che essere separati oggi, in Italia, configura un’esperienza ben diversa rispetto a quanto accadeva fino a un paio di decenni fa, quando la separazione, pur essendo ammessa sul piano giuridico, esponeva a varie forme di sanzione sociale, come la stigmatizzazione e
l’esclusione. Attualmente, la frequenza delle separazioni fa discutere gli esperti sul fatto che, nel ciclo vitale della famiglia, la separazione rappresenti un’esperienza normativa o patologica (Malagoli Togliatti & Montinari, 2002).
Sul piano affettivo, essere formalmente separati non implica tout court il fatto che i coniugi abbiano raggiunto una reale autonomia affettiva e la capacità di elaborare un piano di vita lontano da e senza il partner. Anche in presenza di una separazione legale, due persone possono conservare un legame affettivo molto forte che talvolta assume le forme del conflitto più esasperato. In modo paradossale, ma pienamente comprensibile in termini relazionali, è proprio grazie al conflitto che gli ex-coniugi intrecciano saldamente le proprie vite e (ri)costruiscono una relazione di coppia che li coinvolge nel tempo e nell’intensità dei sentimenti e comportamenti.
Al di là degli elementi giuridici e delle considerazioni economiche che accompagnano il percorso legale della separazione, esistono infatti delle dimensioni emotive che chiamano in causa alcuni bisogni fondamentali degli esseri umani per quanto concerne la costruzione e la dissoluzione dei legami interpersonali.
Il «noi» spezzato
Che cosa avviene all’interno di una persona nel momento in cui il legame con il partner si erode fino alla scelta della separazione? Pur nella complessità e varietà delle storie private in cui l’esperienza della separazione si articola, assumendo forme spesso uniche e non riproducibili, può essere utile tentare una riflessione che sintetizzi gli aspetti comuni ed il vissuto dei protagonisti.
La frattura di un legame di coppia non è, né potrebbe essere, una vicenda indolore e dà origine pertanto a risposte emotive molto intense, a prescindere dalle modalità in cui tale dolore viene espresso e comunicato. A tutti gli effetti, nella separazione osserviamo la dissoluzione di un progetto di vita comune (il «noi») in cui vengono coinvolte le singole unità che lo componevano.
Nelle parole di J. Morineau (2003), “la separazione rimane una delle esperienze umane più dolorose. Diventare estranei soprattutto a qualcuno che è stato prossimo, che si ama o che si è amato può provocare una profonda disperazione e far precipitare la vita di un individuo”. E più avanti: “la banalizzazione della separazione e del divorzio ci ha anestetizzati circa le disastrose conseguenze che essi possono implicare”. Il vissuto di perdita, di delusione, di rabbia e anche di disperazione che accompagna la fine di una relazione affettiva, nel contesto di una cultura che valorizza la libera scelta e un intenso coinvolgimento passionale, molto difficilmente può essere ricomposto sulla base di una semplice decisione razionale come quella di separarsi.
Assai illuminante è l’analisi proposta dalla sociologa Turnaturi (2000) sul tema del tradimento, intendendo con questo termine non esclusivamente il tradimento amoroso, ma il vissuto di deterioramento e frattura di un legame costruito sul «noi». Tradire (dal latino trado, consegno, cedo, do via) implica il concetto di un passaggio e presuppone una iniziale condivisione. “Il tradimento comporta sempre la fuoriuscita da un rapporto, da un insieme, ma non è tanto un’aggressione verso l’altro quanto un’azione diretta, più o meno intenzionalmente, alla distruzione di quella relazione o all’allontanamento di quel rapporto”.
La principale conseguenza di un tradimento è che colui che sente la propria relazione « tradita» dà avvio a una serie di risposte comportamentali ed emotive nel tentativo di riparare la sofferenza innescata dalla consapevolezza che la persona cui si è affidata la relazione (che coinvolge una parte del Sé) non ha adeguatamente corrisposto all’investimento emotivo, non ha onorato un impegno di fedeltà. Discutendo delle diverse forme in cui il tradimento si esprime e della sua ampia diffusione nella vita sociale, la studiosa si chiede come mai esso sia così temuto. La risposta: “Probabilmente è la stessa natura relazionale del tradimento a renderlo così temibile. Tradire significa sempre e comunque la rottura di un legame, la negazione del principio di coesione, una minaccia alla possibilità di ogni relazione. (…) Quando un Noi (sic) viene infranto, si teme che tutti gli altri Noi cui si appartiene possano crollare. L’incertezza prende il posto di ogni precedente sicurezza e tutto appare fragile, precario e illusorio”.
La scrittrice Elena Ferrante così descrive il vissuto di destabilizzazione emotiva che assale Olga, la protagonista del romanzo “I giorni dell’abbandono” nel periodo successivo all’allontanamento del marito: “I sensi erano ottusi, tra i timpani e il mondo, tra i polpastrelli e le lenzuola forse c’era dell’ovatta, un feltro, un velluto. Cercai di raccogliere le forze, mi sollevai sui gomiti cautamente per non lacerare il letto, la stanza, con quel movimento, o lacerarmi io, come un’etichetta strappata a una bottiglia”2 .
Per molte persone, la dissoluzione del « noi» assume le caratteristiche del palesamento, della scoperta anche drammatica dell’estraneità di chi ci vive accanto, che “non si è mai davvero capito”.
Nel film “L’amore infedele” (Unfaithful, 2002) i protagonisti Richard Gere e Diane Lane sono una coppia borghese di mezz’età, con una vita familiare appagante e molto unita. Insospettito da alcuni comportamenti bizzarri, il marito ingaggia un investigatore privato e scopre che la moglie intrattiene una appassionata relazione amorosa con un giovane amante. Il marito decide di recarsi a conoscere l’uomo e l’incontro si svolge nell’appartamento di quest’ultimo. Mentre i due discorrono in modo molto civile, il marito osserva tra gli oggetti presenti nell’appartamento una sfera di cristallo che lui stesso aveva donato alla moglie nell’occasione di un anniversario di matrimonio. Questa scoperta casuale innesca la sua furia omicida: non si tratta di un oggetto costoso, ma il valore altamente simbolico fa saltare il precario equilibrio emotivo di un uomo che si sente profondamente ferito.
2 E. Ferrante. I giorni dell’abbandono. Edizioni E/O, Roma, 2002.
Consideriamo la storia riportata qui di seguito:
|| Storia di Serena e Francesco
Serena e Francesco provengono da famiglie che si conoscevano e frequentavano da molti anni. Nel pieno dell’adolescenza, Serena rivendica una maggiore libertà di azione e contesta i modelli educativi familiari, giudicati troppo rigidi e soffocanti. La famiglia di Serena chiede esplicitamente l’aiuto di Francesco (di 8 anni più grande) perché “è un bravo ragazzo”. Francesco si impegna a “farla uscire, distrarla”, accompagnandola nelle occasioni del tempo libero. Tra i due sboccia una immediata intesa amorosa, accolta con molto favore da entrambe le famiglie. Giunta all’età di 18 anni, Serena decide di convivere con Francesco, che lavora e vive da solo. L’allontanamento di Serena viene accolto con profondo turbamento dalla famiglia di origine, che si sente doppiamente ingannata e tradita. Nei mesi successivi, nel rapporto fra Serena e Francesco iniziano a emergere contrasti e divergenze, al punto che Serena decide di tornare nella casa dei genitori nonostante aspetti un figlio. Negli anni successivi, il loro rapporto è scandito da alti e bassi. Anche su forte sollecitazione delle famiglie di origine, si riappacificano e si sposano. Serena si dedica alla cura dei bambini e al completamento degli studi universitari (si laurea in Giurisprudenza e prepara l’Esame di abilitazione all’esercizio della professione). Francesco svolge diverse attività nell’ambito di società di intermediazione finanziaria. Il tenore di vita della famiglia è molto alto: appartamento prestigioso in un quartiere-bene di una ricca metropoli, vacanze estive e invernali, barca ormeggiata in un porto turistico, autovetture di grossa cilindrata. Negli anni successivi, Serena dirà di non aver mai avuto informazioni precise sul lavoro del marito e sulle sue retribuzioni. Dopo un ennesimo periodo di crisi e conflittualità, nasce il secondo figlio che sembra cementare più saldamente l’unione dei coniugi. In un periodo di apparente stabilizzazione della coppia, subentra un evento che determina la richiesta di separazione da parte di Serena: il marito viene accusato di aver compiuto frodi finanziarie e subisce un’indagine penale. Le attività economiche di Francesco, si scopre, consistono in una serie investimenti spericolati che hanno causato la perdita dei soldi dei clienti che gli avevano affidato i propri risparmi. Si scopre che per far fronte alla richiesta di liquidità, Francesco ha allargato progressivamente la rete degli investitori, che ripaga con i soldi dei nuovi clienti, ricorrendo a operazioni anche illecite e a falsificazioni dei bilanci. Quando il castello di carte crolla, mettendo a nudo le difficoltà finanziarie della società di Francesco, Serena reagisce sentendosi ingannata e accusa il marito di averla intenzionalmente tenuta all’oscuro delle sue attività. Serena chiede una separazione giudiziale e cerca di impedire la regolare frequentazione di Francesco con i figli perché teme “l’influenza nefasta di una persona falsa e indegna” . ||
Nella storia che è stata riportata, il legame coniugale appare attraversato da tensioni e conflitti precedenti la richiesta di separazione, che giunge come ineluttabile necessità giustificata dal «tradimento». È interessante notare che non si tratta del tradimento così come viene più tradizionalmente inteso, cioè la ricerca di partner amorosi al di fuori del vincolo matrimoniale, ma del palesamento di una verità scomoda e difficile che investe all’improvviso la famiglia e la costringe a modificare l’immagine di sé e della propria solidità economica e quindi a riorganizzare le abitudini ed i piani di vita. Nella storia, il vissuto di tradimento si declina in una molteplicità di forme.
Innanzitutto, i genitori di Serena si sono sentiti traditi nel momento in cui Francesco, da tutore della figlia, viene percepito come il suo seduttore. Possiamo ipotizzare che ben prima del dissesto economico, la stessa Serena si sia sentita tradita da Francesco nelle sue aspettative di vita di coppia e nel suo desiderio di autonomia, dal momento che il loro rapporto, prima e dopo il matrimonio, è scandito da alternanze di fratture e riconciliazioni. Probabilmente, anche Francesco si sente tradito da una donna alla quale ha generosamente assicurato il proprio appoggio materiale e affettivo, consentendole di terminare gli studi e di vivere in condizioni agiate, e dalla quale viene allontanato nel momento della difficoltà. La crisi che si è aperta con i problemi giudiziari di Francesco mette a nudo una trama di relazioni vissute come non autentiche e manipolatorie, da cui Serena sente il bisogno di proteggere i figli.
Una breve considerazione riguarda il punto di vista di chi tradisce .
Esiste una letteratura molto ampia sugli aspetti psicologici del tradimento, che va certo oltre gli obiettivi di questo articolo3. Nelle coppie possono sussistere regole molto diverse per quanto concerne i vincoli di reciproca fedeltà, che riguardano non solo il soddisfacimento di bisogni emozionali e sessuali, ma anche la gestione del patrimonio, la pianificazione di progetti condivisi, i rapporti con le famiglie di origine, le opzioni educative verso i figli. Perché ci sia un tradimento, deve esserci un accordo almeno implicito sulle regole di coppia, la cui violazione espone al rischio di sanzioni (giudizio morale, riprovazione, richiesta di risarcimento). Dalle testimonianze raccolte fra persone che hanno commesso un tradimento (per esempio, la ricerca di un partner amoroso e sessuale all’esterno della coppia) emergono documenti molto interessanti che confermano la natura relazionale di questo comportamento. Il partner infedele riferisce quasi sempre un vissuto di «liberazione»: l’ingresso di una terza persona nella vita di coppia non ha di per sé il potere di disintegrare un legame amoroso, ma permette piuttosto di portare alla luce tensioni e costrizioni di cui i partner spesso neppure erano consapevoli e che possono destabilizzare equilibri consolidati in anni di routine.
Abitudini e comportamenti giudicati «normali», cioè appropriati alle esigenze della coppia, vengono a un certo punto percepiti come fastidiosi, negativi o non più funzionali. Di qui l’esigenza di dar spazio a bisogni di tipo personale: ciò che è «tradimento» dal punto di vista di un partner, per l’altro diviene l’opportunità di scoprire ed esprimere aspetti di sé del tutto ignorati o trascurati nel rapporto di coppia e che diventano da quel momento in poi irrinunciabili.
Nel ribadire la natura relazionale del tradimento, è importante comprendere quanto esso rappresenti effettivamente la ricerca di un’alternativa a un rapporto insoddisfacente, oppure all’opposto una strategia per rinsaldare un legame che, pur vissuto in modo negativo, soddisfa emotivi bisogni disfunzionali profondi.
Le statistiche ci fanno sapere che in Italia in due casi su tre sono le donne a presentare la richiesta di separazione. Le donne sono probabilmente più sensibili a rapporti di coppia insoddisfacenti oppure sono le prime a accorgersi che il «noi» è una dimensione fittizia e minata da una soggettività che fuoriesce dal cerchio e agisce autonomamente, lasciando l’altra parte all’oscuro di intenzioni e comportamenti. Gli uomini presentano invece più frequentemente per primi la richiesta di divorzio, segnalando una maggiore propensione a interrompere definitivamente i legami passati.
3 Per chi desidera approfondire il tema, oltre al volume citato di Turnaturi, si suggeriscono i seguenti testi: Pasini W. (2007), Amori infedeli . Psicologia del tradimento . Mondadori, Milano; Giommi R. (2006). Tradire. Segnali di confusione amorosa . Frassinelli, Milano. Si consiglia anche la lettura dei seguenti articoli: Rachman S (2010). Betrayal. A psychological analysis. Behavior Research and Therapy, 48 , 304-311; Whisman M.A., Pittman Wagers T. (2005). Assessing relationship betrayals . J. Clinical Psychology , 61: 1383-1391.
La ferita del legame
Il «noi» racchiude l’impegno a un comune progetto di vita, con la richiesta di separazione viene spezzato quel cerchio al cui interno la coppia ha inscritto ambizioni, desideri, visioni condivise del mondo, affetti da proteggere. Nella storia sopra riportata, la protagonista femminile – Serena - reagisce con sgomento e rabbia alla scoperta di una verità che incrina profondamente e destabilizza gli equilibri familiari. La ricerca di possibili vie di uscita passa pressoché inevitabilmente attraverso il conflitto.
Le relazioni coinvolgono aspetti profondi delle persone: la scoperta del tradimento, in qualsiasi forma si realizzi, implica un’emotività intensa che può essere più o meno espressa o contenuta. È la presa d’atto di un’aggressione al nucleo profondo del Sé che nella relazione ha investito anni di vita, energie, programmi. È la consapevolezza che la persona cui si è affidata una parte significativa del Sé (l’intimità fisica e affettiva, la condivisione di valori e progetti) non ha adeguatamente corrisposto all’investimento emotivo, prima che economico e familiare.
Consideriamo un secondo esempio:
|| Storia di Lucia e Riccardo
Lucia e Riccardo provengono da una popolosa città del Sud, si conoscono giovanissimi e con il pieno consenso delle famiglie si sposano quando lei ha 19 anni e lui 20. Lei proviene da una famiglia molto numerosa (ha 8 tra fratelli e sorelle), ha frequentato le scuole professionali e svolge lavori saltuari, mentre Riccardo è tecnico informatico e lavora con successo in una grande azienda.
L’opportunità di far carriera spinge Riccardo a trasferirsi in una diversa sede di lavoro e Lucia lo accompagna con gioia e curiosità. Nell’arco di alcuni anni, nascono due figli, la coppia si è felicemente stabilita nella città dove Riccardo lavora e coltiva relazioni amicali positive e soddisfacenti. La situazione economica è soddisfacente. La cura dei bambini è affidata principalmente a Lucia, che non ha un’attività lavorativa fuori di casa, Riccardo è disponibile e collaborativo. Le famiglie di origine visitano periodicamente i coniugi ed i nipoti e non sono riferiti contrasti particolari. L’evento critico che scompagina gli equilibri familiari si verifica quando, a dieci anni dal matrimonio, nel corso di un controllo di routine, a Lucia viene diagnosticata un’infezione alle vie genitali, a trasmissione sessuale. Lucia allarmatissima per la propria salute accusa il marito di averla tradita durante le frequenti trasferte di lavoro, mentre Riccardo protesta la sua fedeltà e respinge sdegnato i sospetti della moglie. I rapporti fra i due si deteriorano gravemente, l’intervento delle famiglie di origine non produce l’effetto sperato di pacificazione. Lucia inizia a manifestare una profonda insofferenza nei confronti del marito, con cui dichiara di non essere mai stata realmente felice, afferma di essere sempre stata trascurata e abbandonata con i figli, di essersi dovuta accontentare di un ruolo marginale e di aver dovuto sacrificarsi mentre il marito poteva viaggiare e “divertirsi”. Il marito continua a affermare la propria “innocenza” e racconta di essere sempre stato molto innamorato di lei. Inizialmente cerca di minimizzare le accuse e le lamentele della moglie, attribuendole a uno stato di stanchezza e preoccupazione per la salute, richiede poi il sostegno di amici e familiari per “far ragionare” Lucia, ma con il passare dei mesi si sente sfiduciato. Riccardo è molto addolorato dal rifiuto (per lui immotivato) di Lucia, teme soprattutto di doversi allontanare dai figli ai quali si sente molto legato. A distanza di un anno, Lucia chiede la separazione e l’affidamento dei figli .||
In questa storia, la protagonista femminile non solo si sente tradita ma anche danneggiata fisicamente dall’infedeltà del marito, il quale dal canto suo si proclama innocente. Lucia reagisce con sgomento e rabbia al sospetto che il marito abbia manipolato la sua buona fede e che la tranquilla vita familiare sia in realtà una messinscena. In termini relazionali, il cerchio del «noi» si spezza nel momento in cui irrompe nella consapevolezza di Lucia l’ipotesi che l’uomo tenero e affettuoso che ha vicino possa arrecarle del danno morale e fisico attraverso il tradimento amoroso.
Riflettendo su questa vicenda, ci sembra importante affrontare due piani nell’analisi della crisi coniugale. Da una parte, la verifica della fondatezza o meno delle accuse di Lucia nei confronti di Riccardo ha un peso nel valutare se è in atto o meno, ed a quale livello è in atto, un’operazione di ridefinizione da parte della moglie. Dall’altra, è essenziale riconoscere che Lucia esprime una più antica e dolorosa esperienza del “noi spezzato” che trova nel “presunto” tradimento di Riccardo una giustificazione per potersi manifestare.
La vita quotidiana è costellata da episodi in cui subiamo comportamenti irrispettosi o finanche aggressivi, ma difficilmente le reazioni di turbamento o collera perdurano più di qualche ora.
Pensiamo a quante volte qualcuno si intrufola nella fila del supermercato, ci sottrae il parcheggio, ci accusa di aver eseguito un compito in modo inaccurato. Ci sono pochi dubbi sul fatto che sono le
relazioni intime che producono gli effetti più profondi nelle nostre vite, nel bene come nel male (Morineau, 2003). La sofferenza legata alle relazioni affettive con le figure a noi più vicine è di gran lunga più intensa e duratura e produce un impatto devastante. L’effetto è di una destabilizzazione psicologica: laddove eravamo certi di trovare sostegno e protezione, scopriamo inganno e mistificazione. È uno scacco al nucleo profondo del Sé, al senso di competenza e padronanza della nostra vita, alla certezza nella bontà del nostro giudizio. È scoprire di aver affidato la nostra parte più preziosa e autentica a una persona che l’ha ceduta («tradita», nel senso etimologico) trascinando via un progetto di vita condiviso.
Quali effetti psicologici produce questa consapevolezza? La risposta razionale è che è lecito, umano, sbagliare, che abbiamo commesso un errore di valutazione. Spesso questo è ciò che avviene a distanza di anni, quando la maturità di giudizio, affinata dalle esperienze e temprata dalle delusioni, ci induce a constatare che né noi, né la controparte potevamo fare diversamente. In realtà, dal momento che il tradimento investe la parte più profonda del Sé, questo atteggiamento di serena accettazione non è immediatamente accessibile: la ferita del «noi spezzato» attiva un bisogno di riparazione molto più pervasivo. La reazione comune è che non abbiamo sbagliato noi, che invece siamo stati deliberatamente ingannati da un essere malevole, che ha agito intenzionalmente per procurarci danno e da cui dobbiamo difendere noi stessi e le persone più care.
Il lavoro con coppie in fase di separazione o già divise mostra quale ricchezza di sfumature e complessità di forme il conflitto può assumere e quanto tempo possa perdurare. La posta in gioco infatti non riguarda soltanto l’acquisizione di vantaggi, ma soprattutto il riconoscimento di un «diritto negato», la legittimazione della propria sofferenza rispetto a un legame che si è dimostrato insoddisfacente e/o inadeguato e che ha deluso le aspettative e le promesse. La colpevolizzazione del partner, a prescindere da elementi oggettivi a sostegno, è l’invocazione alla «Giustizia» – intesa come entità superiore e universale – di un risarcimento proporzionato non tanto a una «colpa» o mancanza oggettiva, bensì al dolore provocato da questa colpa. Non ci si sorprende dunque del fatto che tanto più intenso è stato il coinvolgimento emotivo della relazione, tanto più forte sarà il vissuto di delusione, dolore e rabbia e pertanto il bisogno di rivalsa e riparazione.