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“L’ESSERE” FIGLIO: TRA ADOZIONE E FILIAZIONE

La parola “figlio” è soggetta ad un dibattito etimologico, alcune fonti suggeriscono la provenienza dalla voce "chi è amato"; altri lo riportano all’espressione “colui che è generato”. Comunque entrambe le ipotesi servono a porre una questione fondamentale quando si parla di filiazione: essere un figlio è una condizione biologica o un’iscrizione simbolica?



NELLA STORIA


Probabilmente, la questione di ciò che è un figlio ha avuto diverse risposte durante la storia.


A partire dai Romani esisteva la differenziazione tra i "figli della famiglia" e i "figli della terra": i primi eredi di un clan erano uomini liberi; i secondi erano persone senza sostegno socioculturale destinati alla schiavitù. Secondo un rito dell’antica Roma, un padre riconosceva come suo figlio un neonato, posizionato a terra, davanti a lui, sollevandolo e appoggiandolo sulle sue ginocchia (in tal caso era “genuinus”, per questo la valenza del rito era quella di attestare il figlio come “ genuino”,”autentico , infatti la radice “genu” è anche alla base del lemma “ginocchio”); se non compiva questa operazione significava che il neonato rimaneva “esposto”, cioè non riconosciuto come figlio legittimo.


Ai tempi nostri si risente ancora di questa distinzione quando si ascoltano termini come “figlio naturale”, “figlio legittimo” o “figlio illegittimo” e ci mostrano che l’opposizione tra natura e legge ha attraversato secoli e aree geografiche.


Freud stesso usa queste espressioni quando formula, ad esempio, le variazioni del romanzo familiare dei nevrotici (1908), soprattutto quando mette in gioco la fantasia del bambino per quanto riguarda la presunta illegittimità dei suoi fratelli più grandi.



COS’E’ UN FIGLIO?


Una prima riflessione ci mette davanti a una relazione dialettica: così come non c'è un padre o una madre se non c'è un bambino che li riconosce come tale, non esiste un figlio se non esiste almeno un adulto che assume la sua paternità davanti a lui.


In questo contesto, è chiaro che la generazione biologica non è sufficiente per la costituzione di un rapporto di filiazione. Un bambino non è ridotto all’unione di un ovulo con uno sperma, né a una creatura spinta fuori da un particolare grembo: un figlio necessita di un segno, un nome, un’iscrizione, un luogo simbolico in cui può essere riconosciuto, può essere nominato. E qui non esiste una norma universale: ogni coppia, anche ogni persona, produce i propri tentativi di risposta alla domanda di ciò che è un figlio. Ciò che si può fare non è altro che suggerire una differenziazione tra reale generazione e l’adozione simbolica. Con questo, si vuol sottolineare che la filiazione, cioè il processo con cui un bambino diventa figlio, è un processo simbolico e non si riduce ad un mero atto biologico o naturale. La filiazione è l’adozione simbolica.



OGNI BAMBINO E’ UN FIGLIO ADOTTIVO


Succede che, in senso stretto, ogni bambino è un figlio adottivo. Ciò significa che, per essere un bambino, deve essere presente almeno un adulto che lo ha adottato simbolicamente come tale, permettendogli di vivere il mondo da una certa posizione con uno sguardo verso la vita.