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Balbuzie infantili

Balbuzie infantili e ansia

La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono. Consiste in contrazioni spastiche, a carico delle funzioni, della regolarità e del ritmo della muscolatura fonorespiratoria. Essa è un disturbo del linguaggio, tale disturbo è multifattoriale, dipende dalla personalità con rilevante componente psicologica e ambientale, caratterizzato da un'alterazione del ritmo verbale e da un vissuto emotivo condizionato dall'espressione verbale. La balbuzie è sempre e dovunque un disturbo della "relazione verbale" in situazioni di comunicazione perchè un bambino non balbetta giocando e parlando da solo.


Parlare fluentemente e comunicare efficacemente sono competenze che racchiudono un alto valore aggiunto e possiedono una serie di ramificazioni in ogni campo dell’esistenza; non poterlo fare porta con sé una serie di svantaggi e diminuisce il dispiegarsi delle opportunità.
Conseguentemente un bambino che balbetta entra nell’adolescenza e nell’età adulta con un rischio di sviluppare una chiusura di chiaro stampo reattivo e comportamenti di ritiro sociale nonché ansia in tutte quelle situazioni sociali che necessitano una comunicazione che coinvolga il giudizio dell’ altro.



ORIGINI


La Balbuzia non è un fenomeno unico ma bensì determinato a diversi livelli da fattori sia fisiologici che psicologici, sia genetici che derivanti da variabili ambientali. Tutti queste variabili possono giocare un ruolo importante nell'insorgere della balbuzie e può risultare estremamente difficile determinare a priori quale di queste concause sia quella prevalente. Solo un approccio terapeutico di tipo multi-disciplinare permette di valutare e comprendere le variabili che possono entrare in gioco in presenza di fenomeni di balbuzie nell'età infantile.


Come disturbo della relazione e della comunicazione di origine psicologica, la balbuzie esordisce talvolta improvvisamente in età infantile nutrendosi di situazioni traumatiche o avvertite come tali (nascita di un fratellino, situazioni di anaffettivà, perdita di sicurezza, traumi, precari inserimenti), insieme a relazioni difficili e ansiogene avvertite dalla sensibilità del bambino nei primi anni di vita. Altre volte si inserisce nel linguaggio gradualmente insieme ai tentativi del bambino di pronunciare vocaboli e termini foneticamente complessi (tali esitazioni prendono il nome di disfluenze specifiche).


In genere l'intervento di una situazione reattiva (scatenante) rompe il delicato equilibrio psico-emotivo del bambino dando alla balbuzie (sintomo), caratterizzata da pause, interruzioni, prolungamenti, ripetizioni di sillabe o di singoli fonemi, la possibilità di rappresentare ai genitori uno scompenso interno, un disagio latente della personalità e della relazione (balbuzie-sindrome).


Riguardo l'età infantile possiamo affermare che il bambino sceglie (inconsciamente) tra gli innumerevoli sistemi di comunicazione di cui dispone (sistemi non-verbali) una modalità (la parola bloccata, il linguaggio esitante) che gli garantisce una "cassa di risonanza" sicura per attrarre l'attenzione dei genitori, per comunicare il suo stato interno, per "dire" all'adulto del suo disagio riguardo eventi particolari o avvertiti come ansiogeni.

TERAPIE


Molto si può fare, anche a livello terapeutico, per migliorare la fluenza verbale di un bambino che balbetta. L'obiettivo primario, specie su bambini dai 3 ai 7 anni, è evitare che la balbuzie diventi nel tempo troppo severa e si "cronicizzi", adoperandosi quindi per mantenerla ad un livello "gestibile" dal bambino e da coloro che lo circondano.


Ci sono molte persone al mondo che convivono felicemente con la propria balbuzie e per molte di esse, riuscire a controllarla e a mantenere un soddisfacente grado di fluenza verbale può già essere considerato un grande successo terapeutico.