Mamma, voglio fare il curatore!
“Mamma, da grande voglio fare il curatore!”
“E che cosa vorresti curare?”
“Mostre, esposizioni, avere anche una galleria mia!”
“Ma di che stai parlando? I medici non fanno queste cose”.
Possiamo dire, con un affermazione da film, che tutto ebbe inizio dieci anni fa, quando il liceo era nel pieno delle sue speranze e nel momento in cui cominciai ad affacciarmi nel mondo dell’arte contemporanea.
Nel 2000 i nomi di Saatchi, Gagosian, Tate modern, Damien Hirst, Cattelan non significavano nulla, erano semplici curiosità, forse piccoli ricalchi di giornale.
Perché all’inizio, quando ti affacci all’arte dei tuoi tempi, la sensazione è quella di una profonda vertigine, di un incomprensibilità cronica che porta inevitabilmente gli scettici a discorsi qualunquisti e a creare stereotipi estremamente forti.
Sono passati dieci anni, inutile raccontare tutti gli accadimenti, quel che conta per questo scritto e che un giorno di primavera del 2009, quattro presone si ritrovarono attorno ad un tavolo, con sopra un paio di birre e tanta pasta, e decisero di dare vita ad un progetto, denominato Zefiro, un ‘iniziativa d’arte contemporanea che favoriva i giovani non ancora affermati e molto spesso, alle prime esperienze espositive.
Neanche a dirlo, partimmo senza un euro e cominciammo dalla città di Rivoli (si, proprio quella del Castello d’arte contemporanea), luogo in cui io risiedo, il mio nome è Alessio ed insieme a me si affiancarono Andrea, Elisa e Valentina (qualcuno scherzando, ci chiama i new ABBA).
Proseguirò nel racconto, ma al momento devo andare a lavorare ai nostri eventi.
Ci si sente presto.
Statemi bene
Alessio