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BREVI CENNI

Ancor prima della fine dell’ultimo millennio, nella classica attività svolta dai dettaglianti gioiellieri, aveva già iniziato a manifestare la propria insorgenza l’attitudine degli stessi all’acquisto degli oggetti preziosi di oro usati, riconoscendo in cambio il loro valore di mercato sotto forma di permuta.


Da tale pratica commerciale, qualche addetto del settore intuì che gli stessi oggetti ceduti in permuta per l’acquisto di nuovi articoli, potevano, altresì, essere ceduti per il solo pagamento in contanti del corrispettivo valore dei medesimi beni; si incominciava ad intravedere, tra la gente comune, l’interesse a vendere i propri preziosi usati, indipendentemente, dalla possibilità di un nuovo acquisto, realizzando, così, un mero guadagno economico. Tanto, forse, per l’affiorare dell’inizio di una stagione di crisi globale, ancora perdurante, che riduceva pian piano le disponibilità finanziarie dei consumatori.


I gioiellieri, dal loro canto, prendevano atto dell’insorgere di questo fenomeno, cominciavano a praticarlo per salvaguardare i propri interessi, ma lo facevano “a testa bassa”, come se non volessero far passare il concetto di “…compro il tuo oro e te lo pago in contanti…”


Da questo comportamento dismesso, posto in essere dagli operatori del settore al dettaglio e, dall’intuito di qualche attento osservatore interessato, cominciava a sorgere l’esercizio dell’attività di “compro oro”. Una realtà commerciale che consiste nell’acquisto di oggetti preziosi usati e/o avariati da privati persone fisiche per poi rivenderli, per la stragrande maggioranza dei casi, ad operatori professionali del settore chiamati fonderie.



Si introduceva, così, nel mondo economico, autonomamente, e senza alcuna regolamentazione normativa e preventiva ad hoc per l’esercizio della stessa, una nuova realtà commerciale nel settore del commercio dell’oro, i c.d. “compro oro”.


Tale attività prendeva pian piano e sempre di più il sopravvento fino a raggiungere livelli numerici considerevoli ed affermarsi, nello scenario socio/economico degli ultimi tempi, come una realtà commerciale diffusa. Un fenomeno che ha spinto persone fisiche e/o giuridiche ad organizzarsi e gestire il tutto anche sottoforma di reti in Franchising e di Affiliazioni Commerciali.


Forse, la scarsità ed insufficienza di normative di riferimento di settore, chiare e precise (Legge n. 7 del gennaio 2000 - Nuova Disciplina del Mercato dell’oro -, Banca D’Italia 2001 - Chiarimenti in materia di oro -, ecc.), nonché la mancanza di regolamentazione fiscale/amministrativo certa, spinge, circa un paio di anni fa, Organismi dello Stato (Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, ecc.) ad attaccare questa categoria di soggetti economici sotto il profilo penale, civile ed amministrativo/fiscale. Qualcuno si era convinto del fatto che dietro questo “modus operandi” lavorativo si annidasse una evasione di IVA. Ma, purtroppo, non è certamente così; i documenti di prassi ed altro sono di parere decisamente contrario.


Il fenomeno cade sotto la lente di ingrandimento e, si radica un errato convincimento, da parte dei soggetti verificatori, che sfocia nelle tante verifiche fiscali effettuate e che danno luogo ad addebiti ingiustificati (errata applicazione del Reverse Charge nelle cessioni di rottami auriferi a fonderie da parte dei “compro oro”, mancata iscrizione all’ex U.I.C. per lo svolgimento dell’attività, ecc.).


Siamo allo sbando, l’attività di impresa è al centro, ormai, delle attenzioni di varia e diversa natura e deve pagare dazio.



Le diverse verifiche fiscali sferrano a partire dalle regioni Puglia e Campania e, sfociano per la maggior parte dei casi in contenziosi tributari, ancora pendenti; sono destinate però, a diffondersi su tutto il territorio nazionale.


A questo stato di caos totale si aggiunge, nel contempo, il dilagare di fenomeni criminosi recenti avvenuti in Puglia e precisamente a Bari, dove le Autorità inquirenti nonché vari esperti dei fenomeni criminosi, attraverso mezzi di informazione massmediatici, diffondono l’equazione: aumenti di aperture di negozi di “compro oro” = aumenti di scippi, rapine, furti, riciclaggio, ecc..


…A buon intenditore …poche parole… I “compro oro” vengono tacciati, in modo generalizzato ed indiscriminato, di correlazione con fenomeni di crimine ed esercizio dell’illegalità.


…Noi diciamo: “…non si può sparare nel mucchio…”. Bisogna distinguere il” bene” dal “male”.


Così, hanno inizio, ispezioni e verifiche a tappeto da parte di Organi di Polizia Amministrativa e sociale, che si pongono come obiettivo di sanzionare, a tutti i costi, gli esercenti l’attività in questione, compresi quelli che osservano attentamente le disposizioni vigenti, ivi comprese, quelle disciplinate dal T.U. di pubblica sicurezza.


Allora si giunge alla conclusione di poter affermare che, non si può impedire, colpendola, l’esercizio di una attività economico imprenditoriale, sebbene non ancor ben regolamentata da un punto di vista generale, ma comunque facente parte di un sistema economico integrato, accanendosi nel ricercare nella stessa qualcosa di sbagliato a tutti i costi e, facendola passare come una attività “irregolare” e/o esercitata in egual modo.



Dott. Nunzio Ragno


Presidente del Comitato Scientifico