Q uadro di riferimento Lo scorso gennaio il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva sui RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). La Direttiva stabilisce una serie di punti tra cui, in modo particolare, il coinvolgimento dei produttori nel farsi carico del fine vita dei prodotti. Inoltre i rivenditori, quando vendono un nuovo prodotto, devono riprendere gratuitamente i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche dei nuclei domestici. Entro 5 anni, i produttori dovranno provvedere al finanziamento della raccolta, del trattamento, del recupero e dello smaltimento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche provenienti dai nuclei domestici. Tali apparecchiature dovranno essere progettate e costruite in modo tale da garantire elevati tassi di recupero per singolo apparecchio. Gli Stati membri dell'Unione dovranno recepire la Direttiva nella propria legislazione entro il 13 agosto del 2004.
Il presente contributo intende presentare i punti fondamentali della direttiva, evidenziando il ruolo del produttore e le implicazioni future sui prodotti. Inoltre vengono presentate le possibili strategie di intervento al fine di progettare le apparecchiature elettriche ed elettroniche, in modo da facilitarne il disassemblaggio e riciclo.
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L a Direttiva in sintesi La presente direttiva mira, in via prioritaria, a prevenire la produzione di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) ed inoltre al loro reimpiego, riciclaggio e ad altre forme di recupero in modo da ridurre il volume dei rifiuti da smaltire. La direttiva si applica alle apparecchiature elettriche ed elettroniche quali, per categoria: 1. Grandi elettrodomestici 2. Piccoli elettrodomestici 3. Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni 4. Apparecchiature di consumo 5. Apparecchiature di illuminazione 6. Strumenti elettrici ed elettronici 7. Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero 8. Dispositivi medicali 9. Strumenti di monitoraggio e di controllo 10. Distributori automatici. Gli Stati membri incoraggiano la progettazione e la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche che tengano in considerazione e facilitino la soppressione e il recupero, in particolare il reimpiego e il riciclaggio dei RAEE, dei loro componenti e materiali. In tale contesto, gli Stati membri adottano misure adeguate affinché i produttori non impediscano, mediante caratteristiche specifiche della progettazione o processi di fabbricazione, il reimpiego dei RAEE, a meno che tali caratteristiche specifiche della progettazione o processi di fabbricazione presentino vantaggi di primaria importanza, ad esempio in relazione alla protezione dell'ambiente e/o ai requisiti di sicurezza. Stati membri provvedono affinché entro il 31 dicembre 2008 venga raggiunto un tasso di raccolta separata di RAEE provenienti dai nuclei domestici pari ad almeno 4 kg in media per abitante all'anno. Gli Stati membri provvedono affinché i produttori o i terzi che agiscono a nome loro istituiscano sistemi di trattamento dei RAEE ricorrendo alle migliori tecniche di trattamento, recupero e riciclaggio disponibili. I produttori possono istituire tali sistemi a titolo individuale e/o collettivo. Stati membri provvedono affinché i produttori raggiungano i seguenti obiettivi entro il 31 dicembre 2006: a) per i RAEE che rientrano nelle categorie 1 e 10, - recupero ad un minimo dell'80 % in peso medio per apparecchio, - reimpiego e riciclaggio di componenti, materiali e sostanze, minimo del 75 % in peso medio per apparecchio; b) per i RAEE che rientrano nelle categorie 3 e 4, - recupero ad un minimo del 75 % in peso medio per apparecchio, - reimpiego e riciclaggio di componenti, materiali e sostanze, minimo del 65 % in peso medio per apparecchio; c) per i RAEE che rientrano nelle categorie 2, 5, 6, 7, e 9: -recupero ad un minimo del 70 % in peso medio per apparecchio, - reimpiego e riciclaggio di componenti, materiali e sostanze, minimo del 50 % in peso medio per apparecchio; d) per tutti i rifiuti di lampade a discarica: - reimpiego e riciclaggio di componenti, materiali e sostanze, minimo dell'80 % in peso. Gli Stati membri provvedono affinché ciascun produttore, allorché immette un prodotto sul mercato, fornisca una garanzia che dimostra che la gestione di tutti i RAEE sarà finanziata e affinché i produttori marchino chiaramente i loro prodotti con l’apposito logo. Il finanziamento dei costi della gestione dei RAEE originati da prodotti immessi sul mercato anteriormente alla data del 13 agosto 2005 («rifiuti storici») è fornito da uno o più sistemi ai quali contribuiscono proporzionalmente tutti i produttori esistenti sul mercato al momento in cui si verificano i rispettivi costi, ad esempio in proporzione della rispettiva quota di mercato per tipo di apparecchiatura. Gli Stati membri provvedono affinché entro il 13 agosto 2005 i produttori debbano prevedere il finanziamento dei costi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento ecologicamente corretto dei RAEE provenienti da utenti diversi dai nuclei domestici e originati da prodotti immessi sul mercato dopo il 13 agosto 2005. ALLEGATO II Trattamento selettivo per materiali e componenti di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche 1. Come minimo si devono rimuovere da tutti i RAEE raccolti separatamente le sostanze, i preparati e i componenti seguenti: - Condensatori contenenti difenili policlorurati (PCB), - Componenti contenenti mercurio, come gli interruttori o i retroilluminatori - Pile - Circuiti stampati dei telefoni mobili in generale e di altri dispositivi se la superficie del circuito stampato è superiore a 10 cm² - Cartucce di toner, liquido e in polvere, e di toner di colore - Plastica contenente ritardanti di fiamma bromurati - Rifiuti di amianto e componenti che contengono amianto - Tubi catodici - Clorofluorocarburi (CFC), idroclorofluorocarburi (HCFC), idrofluorocarburi (HFC) o idrocarburi (HC) - Lampade a scarica - Schermi a cristalli liquidi (se del caso con il rivestimento) di superficie superiore a 100 cm² e tutti quelli retroilluminati mediante lampade a scarica - Cavi elettrici esterni - Componenti contenenti fibre ceramiche refrattarie - Componenti contenenti sostanze radioattive - Condensatori elettrolitici contenenti sostanze potenzialmente pericolose (altezza > 25mm, diametro > 25 mm o proporzionalmente simili in volume). 2. I seguenti componenti dei RAEE raccolti separatamente devono essere trattati come segue: - Tubi catodici: rimuovere il rivestimento fluorescente - Apparecchiature contenenti gas che riducono l'ozono o che hanno un potenziale di riscaldamento globale (GWP) superiore a 15, presenti ad esempio nella schiuma e nei circuiti di refrigerazione: i gas devono essere estratti e trattati in maniera adeguata. I gas che riducono l'ozono devono essere trattati ai sensi del regolamento (CE) n. 2037/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. - Lampade a scarica: rimuovere il mercurio.
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L e implicazioni per i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche In un contesto industriale nazionale e soprattutto internazionale, la compatibilità ambientale dei prodotti e dei processi produttivi, è oggetto di sempre più crescente attenzione e rientra ormai come variabile strategica nella fase di sviluppo del prodotto. Una continua restrizione e regolamentazione delle emissioni inquinanti, il divieto di utilizzo di determinate materie o elementi e una crescente attenzione dei consumatori alla eco-compatibilità di prodotti, sta portando le aziende ad una interiorizzazione del fattore ambiente. A fronte di ciò, si sta sempre più affermando il principio di responsabilità estesa del produttore per il prodotto giunto a fine vita: un principio avviato a livello europeo per le automobili ed ora anche alle apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’insieme di queste azioni porta l’azienda a rispondere dei costi dovuti alla fase di post-consumo dei beni da essa prodotti, al fine di spingere verso prodotti sempre più eco-compatibili. Lo scenario che si presenta è dunque quello di coinvolgere sempre più il produttore a farsi carico direttamente del proprio prodotto una volta giunto alla fine del ciclo di vita. Il costo del prodotto sarà caratterizzato anche dalla gestione del fine vita dei prodotti Nella misura in cui un’azienda deve farsi carico del proprio prodotto-rifiuto, e nella misura in cui il trattamento dei rifiuti generati dalla dismissione di tali prodotti genera dei costi, si verifica l'interesse economico diretto per le aziende a darsi l’obiettivo del prodotto non rifiuto: un obiettivo difficilmente raggiungibile in quanto tale, ma che può costituire un punto di riferimento verso cui tendere. Tendere verso l’eliminazione dei rifiuti significa tendere alla loro più alta valorizzazione in termini di materie seconde e ad una ottimizzazione della fase di recupero del prodotto. Ciò implica di tenere conto non solo delle caratteristiche intrinseche dei prodotti, ma anche di quelle del sistema in cui essi verranno a trovarsi. In particolare l’obiettivo del "prodotto non rifiuto" va ricercato attraverso la definizione, fin dalla fase progettuale, della sua: - smontabilità, - riciclabilità. Queste azioni devono essere svolte in funzione dei diversi possibili "scenari" in cui il prodotto si troverà a concludere il proprio ciclo di vita, al fine di ottimizzare al meglio i costi di gestione considerando: - il sistema di raccolta, - il sistema di riciclaggio, - il sistema di valorizzazione dei materiali recuperati. L'allegato II della Direttiva mette in evidenza le sostanze, i preparati e i componenti che c ome minimo si devono rimuovere da tutti i RAEE raccolti separatamente. Questo significa che necessariamente i prodotti devono essere progettati per permettere una facile separazione ad esempio delle cartucce di toner, delle pile, della plastica contenente ritardanti di fiamma bromurati, dei circuiti stampati dei telefoni mobili ie di altri dispositivi se la superficie del circuito stampato è superiore a 10 cm², ecc. Queste operazioni sono da considerarsi essenziali e ogni stato membro ha la facoltà di prevedere procedure aggiuntive rispetto a quelle previste dalla stessa direttiva. L'insieme di queste operazioni costituisce un "costo" in termini di operazione; quindi più il prodotto permette un facile recupero di queste parti, meno saranno i costi dovuti al disassemblaggio. Successivamente a questo aspetto è necessario tenere in considerazione i differenti obiettivi di recupero e di reimpiego del prodotto . Anche in questo caso esiste la necessità per le imprese di raggiungere le percentuali minime facilitando il recupero di quei componenti e materiali che garantiscano il più elevato vantaggio economico in fase di recupero. Difatti il processo di smontaggio e recupero può avere benefici economici solo se i ricavi derivanti dalla vendita del materiale recuperato superano i costi legati alle operazioni di smontaggio. Per i prodotti elettrici ed elettronici questo obiettivo non è facile da raggiungere.
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Q uali strategie per le imprese E’ pertanto necessario che l’azienda si attivi nello sviluppo di strategie di ecodesign di prodotto principalmente per quattro ragioni: 1 - per attivare fin da ora un processo di trasformazione che potrà richiedere tempi lunghi (il rischio, altrimenti, è quello di arrivare impreparati alla scadenza). 2 - Poiché l’attivazione di una politica di ecodesign dei prodotti e di una comunicazione che la valorizzi, può trasformare un’attività progettuale che comunque dovrà essere fatta, e posta in bilancio come una voce di costo, in un fattore di vantaggio competitivo e posta in bilancio come innovazione di prodotto e investimento per l’immagine aziendale. 3 - Perché il mercato è sempre più esigente e l’utilizzatore comincia a considerare anche la questione ambientale come fattore decisionale nell’acquisto dei prodotti. 4 - Perché le politiche dei diversi paesi comincino a favorire l’acquisto di prodotti più rispettosi per l’ambiente anche mediante incentivi o azioni mirate (Green Public Procurement). Le caratteristiche dei prodotti, le loro architetture, i materiali e le modalità d’uso e di distribuzione, richiedono la definizione delle giuste strategie di intervento al fine di non rendere vano lo sforzo compiuto: - quale strategia ambientale? - quale analisi ambientale dei prodotti? - costruzione di indicatori “interni” per misurare la qualità ambientale dei prodotti? - realizzazione di linee guida per la progettazione? E’ molto importante per le imprese capire quali strategie perseguire in un programma a breve, medio e lungo termine Esempio di analisi del disassemblaggio di un frigorifero L'utilizzo di indicatori per misurare il grado di riciclabilità dei prodotti L'applicazione di strategie di ecodesign deve necessariamente portare all'azienda dei risultati visibili in termini di obiettivi, per meglio comprendere i punti critici del prodotto e quindi definire nuovi target da raggiungere. Per questo motivo la disassemblabilità e riciclabilità dei prodotti deve essere "misurabile" e "comparabile" in diverse situazioni di progetto. Per far fronte a ciò significativa è la metodologia sviluppata da CAPELLINI consulting & design , dove attraverso degli indicatori viene misurato il grado di "disassemblabilità e riciclabilità" del prodotto tenendo in considerazione diversi aspetti:
- il numero di materiali, - il numero di componenti, - i materiali non riciclabili, - il numero e la tipologie della minuteria, - i sistemi di incastro, - il peso del prodotto. L'applicazione di questi indici in un progetto realizzato a CAPELLINI consulting & design per Merloni Elettrodomestici ha portato ai seguenti risultati: Per le lavastoviglie, si è ridotta la minuteria del 9%, il numero dei componenti dell'11%, il peso del prodotto del 4% e i tempi di smontaggio del 15%. Per le lavabiancherie la minuteria si è ridotta del 14%, il numero di componenti del 15%, il peso del prodotto del 7% e i tempi di smontaggio del 28%. Per i frigoriferi la minuteria si è ridotta del 32%, i componenti del 10%, il peso del prodotto del 10% e i tempi di smontaggio del 21%. Per i forni la minuteria si è ridotta del 12%, il numero di componenti del 25%, il numero di materiali del 20% e i tempi di smontaggio del 26%.
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I l ruolo del progettista Il ruolo di attore principale spetta al progettista chiamato a concepire il prodotto, attraverso scelte e valutazioni che devono considerare l’intero ciclo di vita. Queste devono essere svolte mediante l’utilizzo di strumenti e metodologie di ecodesign, per verificare in anticipo, costi, materiali, processi e sostanze che determinano il maggiore impatto ambientale nel prodotto. A fronte di ciò è quindi possibile orientare le scelte del progetto che si sta realizzando, per meglio dirigere i futuri investimenti. Più esperienze hanno messo in evidenza come, a fronte di una convenienza ecologica, sussista una convenienza economica La progettazione del ciclo di vita del prodotto Durante l’intera fase di progettazione è importante valutare in anticipo le possibili implicazioni del fine vita del prodotto. In questo modo è possibile agevolare lo smontaggio al fine di individuare il percorse di convenienza economica e raggiungere, con poche operazioni, il punto di massima resa del prodotto.
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