I disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia nervosa viste da vicino
”Guarda quello l’unica cosa che sa fare è mangiare, per forza è grasso!”, “Non si muove mai, è colpa sua se è obeso” , “Io mi vergogno a stare con lei, è rotonda, gli amici penserebbero che non sono all’altezza di una bella ragazza”,”Guarda quella, che ci fa con un ciccione, non si rende conto di quanto è buffo?”
Tutte queste sono soltanto alcune delle frasi-tipo che testimoniano il pregiudizio nei confronti delle persone in sovrappeso. Nella società moderna, troppo spesso, si tende a considerarle pigre, buffe, brutte, colpevoli, capaci soltanto di mangiare…
Ma siamo sicuri che veramente sia così? E soprattutto siamo sicuri che in questi pregiudizi siamo liberi e stiamo incondizionatamente esprimendo la nostra opinione?
La risposta è certamente no e la motivazione è semplice: siamo bombardati quotidianamente da segnali che condizionano le nostre menti, che ci assuefanno a dei canoni estetici omologati, che ci vengono fortemente imposti…
La bellezza è soggettiva, si dice banalmente, come negarlo…ma dobbiamo anche aggiungere che l’ideale di bellezza muta a seconda dell’epoca e della cultura in cui viviamo.
Tornando un po’ indietro con i tempi, proviamo a soffermarci un attimo ad immaginare una foto di Marilyn Monroe….cosa possiamo notare?
Probabilmente che l’ideale di bellezza femminile degli anni ‘50 prevedeva fianchi larghi, cosce carnose e seno abbondante.
Soffermiamoci ora ad immaginare tutto ciò che quotidianamente è veicolato ai nostri occhi dai mass media moderni, non passa giorno in cui non siamo sottoposti alla visione di “veline”, “show-girls”, “Miss Italia”, tutte assolutamente magre, dalle forme inconfondibilmente sottili.
Se passiamo in rassegna poi cartelloni pubblicitari e passerelle di moda, noteremo questo fenomeno in maniera ancora più accentuata, le figure diventano drasticamente esili ed il sottopeso clinicamente significativo.
Eppure noi siamo ormai abituati a tutto ciò, al punto tale che lo consideriamo normale, la magrezza, spesso estrema, per noi è diventato lo standard di normalità, ciò che vi si allontana è visto come anomalo...per esempio una foto di Sofia Loren da giovane, a molti oggi, certamente potrebbe far pensare che la famosa attrice fosse “cicciottella”.
Sempre più, quindi, nella società moderna si assiste alla diffusione di messaggi, impliciti, che esaltano la magrezza e la collegano alla bellezza, condizionando le nostre menti e distorcendo il nostro concetto di “normalità”.
Facile intuire che si tratta di un fenomeno sociale assolutamente disfunzionale che genera pertanto effetti pericolosi.
In Italia, ogni anno, si calcolano dai 4 agli 8 nuovi casi di anoressia nervosa per 100.000 abitanti e dai 9 ai 12 nuovi casi di bulimia nervosa per 100.000 abitanti.
Ecco, queste le conseguenze di una simile sconsiderata “corrente di pensiero”.
Ma è sufficiente essere esposti a modelli che esaltano la magrezza per sviluppare un disturbo del comportamento alimentare?
Naturalmente e fortunatamente, no. Seppure essi svolgono un ruolo molto importante, ci sono anche altri fattori che contribuiscono al determinarsi di questo tipo di disturbi:
- Fattori familiari: per citarne alcuni, ad esempio, la scarsa comunicazione; la mancanza di risoluzione dei conflitti; i convincimenti errati della famiglia circa l’alimentazione; la pressione esercitata dai familiari rispetto all’apparenza e all’aspetto fisico;
- Fattori personali: al centro dei disordini alimentari c’è infatti da parte della persona un’ ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, la tendenza al perfezionismo, la necessità di mantenere il controllo di tutto al fine di salvaguardare e raggiungere un ideale di “purezza” fisicamente o moralmente inteso, una scarsa autostima.
I disturbi del comportamento alimentare, di cui anoressia nervosa e bulimia nervosa rappresentano le manifestazioni più frequenti, sono patologie complesse, determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo, correlate all’alimentazione. Possono colpire persone di età, sesso, provenienza sociale, differente, ma sono solitamente più comuni nell’adolescenza, perché è in questa fascia di età, caratterizzata dalla ricerca e costruzione dell’identità, che si è maggiormente vulnerabili ai fattori precedentemente citati.
Non lasciarsi influenzare dai media, mantenere sempre uno spirito critico, saper distinguere la realtà dai messaggi “falsati” e certamente credere in sé stessi e riflettere sui valori interiori che rendono bella una persona, perché fondamentali nella vita e duraturi nel tempo, certamente sono invece degli importanti fattori di protezione.
Ma come si manifestano queste due patologie?
La persona malata di anoressia nervosa tende a ridurre l’alimentazione fino a digiunare, o a compensare l’introduzione di una scarsissima quantità di cibo con il vomito, con l’utilizzo di lassativi e/o diuretici, con un’ estenuante attività fisica.
L’obiettivo è non consentire l’assimilazione delle calorie, “disabituarsi” a mangiare, favorire il processo di dimagramento.
Il peso di una persona anoressica scende al di sotto dell’85% del peso naturale per la sua età, per il suo sesso, per la sua altezza, tuttavia la persona rifiuta di ammettere la gravità del sottopeso, percepisce e vive la propria immagine corporea in modo alterato, è “vittima” di una distorsione cognitiva che la porta a vedere la sua immagine corporea come grassa, a fronte di una realtà totalmente opposta.
Ciò rafforza il suo comportamento di restrizione alimentare.
La persona bulimica ingerisce invece una grande quantità di cibo, in un lasso di tempo ristretto, solitamente di nascosto, con la sensazione di perdere il controllo, di non poter smettere di mangiare: questo fenomeno viene definito abbuffata e nella bulimia nervosa, si ripete almeno due volte la settimana, solitamente successivamente ad un periodo di restrizione alimentare.
L’abbuffata è preceduta e seguita da un forte stress emotivo, in particolare da un senso di colpa per non aver controllato il proprio comportamento e aver permesso l’introduzione di calorie in eccesso, pertanto la soluzione è ricercata nella compensazione dell’episodio attraverso il vomito, l’uso di diuretici e/o di lassativi.
Il peso di una persona bulimica può essere nella norma, ma anche superiore o inferiore, questo rende meno facile l’individuazione di tale patologia ad una semplice osservazione.
Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, questi disturbi possono diventare una condizione cronica e nei casi più gravi, in particolare vale per l’anoressia nervosa, possono condurre alla morte. Il trattamento prevede una presa in carico sia del problema alimentare in sé, che della sua natura psichica.
E’ importante dunque che le persone che soffrono di questo tipo di patologie accedano alle cure di professionisti e specialisti del settore.
E tutti gli altri possono rendersi utili?
Certamente si, possono per esempio prestare attenzione ai segnali di allarme, ai comportamenti ed agli atteggiamenti che fanno sospettare un problema. L’ottica però non deve mai essere quella del giudizio o del ricatto, bensì quella dell’ascolto e del rispetto per il dolore; avere un amico accanto in un momento di difficoltà è un fattore importantissimo per la persona che soffre, tendere la mano a chi è in difficoltà è un gesto nobile per chi lo compie, ma tutto ciò non deve mai far perdere di vista la direzione da intraprendere, la proposta in questi casi infatti non può mai essere: “ti aiuto io”, ma “ti aiuto ad andare incontro alla soluzione e ti accompagno lungo tutta la strada”.
Dott.ssa Federica Letizia