Riflessioni sullo stress
Elevare al rango di fenomeno sociale lo stress induce a parlarne, anche se ha una reputazione piuttosto brutta: lo si accusa infatti, di essere all’origine di numerosi dei cosiddetti mali della civilizzazione.
I fattori esterni che ci minacciano, o che viviamo come una minaccia, possono essere fisici, emozionali o anche immaginari, ad ogni modo essi ci danno il batticuore, ci rendono tesi, nervosi, vulnerabili. A volte nel traffico ci innervosiamo, litighiamo durante le riunioni, per fino una persona che ci chiede l’ora può scatenare uno stress intenso!
Ma gli avvenimenti e le situazioni della vita non sono lo stress, esse sono solo fattori scatenanti.
Quando siamo nell’impossibilità di risolvere un problema, di fare una scelta o di esprimerci, l’energia bloccata ci tiene in tensione, ci paralizza, ci esaurisce: questo è lo stress, la nostra reazione alle sfide dell’ambiente.
A molti sembrerà che lo stress sia apparso nell’era industriale, in diretta relazione con l’automatizzazione, le macchine, le fabbriche, e i relativi orari e ritmi frenetici della città.
Ma siamo sicuri che prima ogni cosa era calma e la tranquillità e l’armonia regnavano indisturbate?
Facciamo una verifica: proviamo a salire su un’ipotetica macchina del tempo e ripercorriamolo a ritroso.
Siamo giunti nella foresta, è fitta, inquietante, bisogna salvaguardare la propria esistenza; che cos’è questo ruggito? Un leone, è affamato, corriamo al riparo. Ecco una grotta, finalmente possiamo riposare in pace, ma è molto buia, dove possiamo stenderci? Non vediamo nulla e che cosa ci sta salendo su dal piede? Inutile cercare l’interruttore…
Non vale, siamo andati forse troppo indietro? Bene, riproviamo e fermiamoci in una nuova epoca.
Ora ci troviamo nel Medioevo, ci sono focosi cavalli e spade di cavalieri, banditi da strada e visi minacciosi. Stiamo attenti a ciò che diciamo, vale soprattutto per le donne, qui sono poco tolleranti e l’ignoto fa paura. Attenzione fanno sul serio, meglio reprimere pensieri ed emozioni…
Eppure anche se abbiamo visto che lo stress appartiene a tutti i tempi, una differenza c’è e sta nel fatto che i nostri antenati potevano canalizzare immediatamente le loro energie in azione, fuggendo o attaccando il loro aggressore.
Al giorno d’oggi, invece, è veramente difficile gestire lo scompiglio fisiologico che si genera nel corpo. Non si può né fuggire, né attaccare una commissione d’esame, un capo, una scadenza o un imbottigliamento nel traffico. I nostri agenti stressanti sono più psichici che fisici e noi non sappiamo come utilizzare l’energia immobilizzata nell’organismo, quindi scateniamo reazioni da stress anche laddove non sono necessarie.
Pensiamo alla situazione in cui ci troviamo al volante, stiamo andando in ufficio, abbiamo fretta. Decidiamo di non fare la solita strada, ma di prendere una scorciatoia, percorrendo una serie di traverse. Nel bel mezzo di un stradina dove non è possibile fare un’inversione ci troviamo davanti un furgone ed un uomo che sta consegnando la merce ad un negoziante, deve scaricare un bel po’ di roba! Ci innervosiamo, iniziamo a sudare, il cuore ci batte, diventiamo rossi, ci si asciuga la saliva, ci tremano le gambe, avvertiamo un cerchio alla testa o dei crampi allo stomaco, inveiamo contro colui che si è macchiato della colpa di svolgere il suo lavoro, immaginiamo le peggiori conseguenze del nostro ritardo. Potremmo invece valutare la situazione, decidere di restare al volante e aspettare, scendere e litigare, o chiedere con calma di spostare il furgone un po’ più avanti e consentirci di passare, potremmo fare tante cose differenti.
Teoricamente infatti possiamo scegliere tra diversi atteggiamenti quello che reputiamo il più efficace. Però, numerosi fattori, come l’educazione, le abitudini acquisite, le esperienze passate, condizionano i nostri comportamenti, riducendo la capacità di scelta.
L’uomo è intelligente e può dare un senso a ciò che succede, fare ipotesi e deduzioni, trovando soluzioni ai suoi problemi. Ma perché non sempre lo fa? Come mai a volte si comporta in modo aberrante e sceglie di rimanere in tensione piuttosto che risolvere le difficoltà? Ebbene perché il più delle volte non si accorge di poterlo fare.
Noi siamo attori delle nostre vite ma ne siamo anche i registi, eppure non sempre ne dominiamo lo scenario.
Comprendendo i meccanismi della nostra fisiologia e della nostra psicologia, possiamo acquisire maggiore consapevolezza delle nostre possibilità e imparare a dirigere le situazioni invece che esserne diretti.
Chiarendo le motivazioni dei nostri comportamenti possiamo diventare gli scenografi coscienti delle nostre vite. Possiamo acquisire un maggior dominio sulle nostre reazioni e non scatenare l’allarme, se non quando è giustificato.
Dott.ssa Federica Letizia