Sei in: Articoli: Curiosità:

La scoperta della Dipendenza da Internet

Nel 1995, Ivan K. Goldberg, uno psichiatra della Columbia University, propose ironicamente di introdurre nella classificazione dei disturbi mentali, una nuova sindrome quella dell’ Internet Addiction Disorder, ovvero "Disturbo di Dipendenza da Internet".
Ne definì i criteri diagnostici basandosi su quelli indicati per la dipendenza da sostanze dal manuale di riferimento per la diagnosi delle psicopatologie, il DSM. La sua descrizione risultava dunque fedele e coerente con lo stile di questo testo e indicava:
Errato uso di Internet che provoca danno o sofferenza clinicamente significativi, manifestati da tre o più dei seguenti sintomi comparsi in uno stesso periodo nell'arco di dodici mesi:
Tolleranza: Aumento significativo del tempo trascorso in Internet per ottenere soddisfazione. Riduzione significativa degli effetti derivanti dall'uso continuo delle medesime quantitá di tempo trascorso in Internet.
Astinenza: Cessazione o pesante diminuzione dell'uso di Internet dopo la quale si sviluppano, in un arco di tempo da diversi giorni a un mese, due o più dei seguenti sintomi: Agitazione psicomotoria; Ansia; Pensieri ossessivi focalizzati su cosa sta succedendo in Internet; Fantasie e sogni su Internet; I sintomi causano danno in aree del funzionamento sociale, occupazionale, o in altri ambiti significativi.
Accesso a Internet sempre più frequente o per periodi di tempo più prolungati rispetto all'intenzione iniziale. Desiderio persistente o sforzo infruttuoso di interrompere o tenere sotto controllo l'uso di Internet. Dispendio della maggior parte del tempo in attività correlate all'uso di Internet (acquisto di libri, ricerca di nuovi siti, organizzazione di file, ecc.). Perdurare dell'uso di Internet nonostante la consapevolezza dei problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici persistenti o ricorrenti verosimilmente causati o esacerbati dall'uso di Internet (deprivazione di sonno, difficoltà coniugali, ritardo agli appuntamenti, trascuratezza nei confronti dei propri doveri occupazionali, sensazione di abbandono dei propri cari).
Tutto questo era per Goldberg un'iniziativa ironica e provocatoria, attuata allo scopo di sottolineare la rigidità del manuale statistico-diagnostico dei disturbi psichiatrici.
Si rivelò, invece, una realtà; infatti, con sua enorme sorpresa, molte persone si riconobbero nella sua descrizione e molti colleghi ammisero, in alcune lettere a lui indirizzate per ottenere aiuto sulla questione, di aver riscontrato l'esistenza di questo disturbo in diversi pazienti.


Goldberg aveva dunque aperto un nuovo scenario. Su questo spunto K.S. Young (psicologa e docente di psicologia presso l'università di Pittsburgh) decise di realizzare uno studio sui fenomeni psicopatologici connessi con l'uso della Rete.
Nel suo testo "Presi nella rete, intossicazione e dipendenza da Internet", primo libro ad affrontare con chiarezza e rigore scientifico il fenomeno, è citata una ricerca che la Dottoressa Young ha avviato nel novembre 1994, il suo è stato il primo lavoro in assoluto sull'argomento, costituisce dunque un contributo importantissimo che ha portato l'attenzione su una problematica rivelatasi concreta. Il lavoro è stato condotto per lo più attraverso scambi on -line di domende e risposte, allo scopo di valutare l'esistenza reale di una dipendenza dalla Rete e di studiarne i problemi ad essa correlati. La Dottoressa Young ha messo a punto così un breve questionario di otto domande (oggi l'attuale versione si compone di venti items ed è denominata IAT, Internet Addiction Test) e lo ha sottoposto a diversi gruppi Usenet, cioè spazi di discussione virtuali in cui gli utenti Internet possono inviare e ricevere messaggi su specifiche aree tematiche.
L'aspettativa era di ricevere poche risposte e nessuna particolarmente drammatica. Il giorno successivo invece aveva riscontrato che la sua casella di posta era stata letteralmente invasa dalle mail, più di 40 in un solo giorno. Erano tutte di persone che raccontavano di restare collegate per sei, otto o anche dieci e più ore di fila, giorno dopo giorno, nonostante i problemi che questa abitudine stava causando alla vita di coppia, alla vita lavorativa o scolastica e sociale…

Dott.ssa Federica Letizia