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Identikit dell'Internet dipendente



Nonostante importantissime osservazioni, gli studi fino ad ora condotti, non sono in grado di mettere in relazione di causa effetto la presenza di sintomi con l'uso della Rete.
Si è però potuto rilevare come certe caratteristiche di personalità contribuiscano a determinare una condizione di vulnerabilità e di elevata ricezione di elementi digitali nocivi.
Si pensa che Internet abbia un potenziale psicopatologico, ma solo in corrispondenza di una predisposizione individuale psicopatologica.
Schaffer a questo proposito sostiene che, "Come leggere e collezionare francobolli, i computer sono psicostimolanti e una certa parte della popolazione può sviluppare una dipendenza in risposta ad essi".
Questa riflessione ha permesso di cogliere lo spunto per sottolineare l'importanza dell'analisi del contesto, che come suggerisce Miller "è qualcosa che ci dà un'informazione in più, così come è vero che si vede anche con un solo occhio, è vero che guardare con due ci dà in più l'elemento della profondità”, in questo caso infatti analizzare il contesto permette di evidenziare che non tutti gli utenti e non necessariamente, sviluppano una dipendenza da Internet.
Non tutte le persone che usano Internet ne diventano poi dipendenti.
Nelle case, sul posto di lavoro e a scuola, milioni di persone ormai ogni giorno spediscono le loro e-mail, vanno alla ricerca di dati, si tengono aggiornati sulle ultime notizie e apprezzano grafica, colori ed immagini in tutto il mondo.
Questo tipo di utente non resta alzato tutta la notte davanti al monitor, non cambia le sue abitudini, non si sottrae agli obblighi e ai piaceri della vita reale. Eppure c'è una tipologia di utente la cui vita viene trasformata in problema dallo stesso tipo di tecnologia che altri hanno semplicemente intergrato in realtà ben equilibrate.
Si è indotti inoltre a sottolineare un ulteriore aspetto, la differenza che intercorre tra un utente, spinto ad esempio da esigenze professionali ad un uso continuativo di Internet e un soggetto che deliberatamente sceglie di trascorrere diverse ore in Rete.
Si è giunti dunque a riflettere su quanto possa incidere sull'insorgenza di una patologia di questo tipo, una motivazione intrinseca, cioè interna al soggetto rispetto, alla possibilità di attuare un determinato comportamento e una motivazione estrinseca, cioè un'esigenza esterna e quindi in un certo senso imposta o comunque assecondata e non desiderata dal soggetto.
Internet è universalmente riconosciuto come un utile strumento di informazione e comunicazione, ma può anche assumere un'infinità di definizioni a seconda del particolare significato che riveste per ciascun individuo.
Può semplicemente essere uno strumento di lavoro, di svago, di socializzazione, ma può arrivare ad assumere il valore di un mondo alternativo a quello reale, nel quale il soggetto può sperimentare nuove forme di comunicazione o relazione e anche nuove identità che spesso amplificano disagi personali, può diventare così oggetto di una dipendenza, attraverso la quale celare problematiche più profonde e silenziose.
Ci si chiede dunque che tipo di persona diventa dipendente da Internet, chi è maggiormente a rischio? Si tratta di soggetti con problematiche psicopatologiche in atto che incontrano la Rete, o è la Rete stessa ad avere un potenziale psicopatologico, una sorta di insidiosa capacità mutagenica?
Un profilo generale del Retomane può risultare estremamente fuorviante per le peculiari caratteristiche del disturbo e per le variegate possibilità che esistono; Gli studiosi hanno provato comunque a fare un identikit del possibile dipendente da Internet.
Tentando di delineare in generale la psicopatologia dell'Internet Addiction Disorder bisogna sicuramente inserirla in un contesto di alterata comunicazione, che avviene senza il coinvolgimento degli interlocutori, in una situazione virtuale, che evita il contatto umano diretto e che permette di filtrare la già ridotta componente emozionale. In definitiva, è assicurata una situazione "protetta", sia dal punto di vista fisico che emotivo, nell'ambito di uno schema rigido, in cui viene esclusa ogni possibilità di comunicazione non verbale.
Secondo uno studio italiano, i soggetti più a rischio per lo sviluppo dell'Internet Addiction Disorder hanno un'età compresa tra i 15 e i 40 anni, e hanno difficoltà di comunicazione causate da problemi psicologici, psichiatrici, sociali, familiari, di emarginazione.
Invece secondo Wallace, sono le persone con un forte "locus of control" interno, cioè le persone che ritengono che gli eventi della vita possano essere in qualche modo determinati o influenzati dalle proprie azioni, a subire maggiormente il fascino di Internet, proprio per l'illusione del controllo che offre.
Queste persone sarebbero particolarmente attratte dalle innovazioni tecnologiche, che permettono di aumentare la capacità di controllo della realtà.
T. Cantelmi invece, distingue sostanzialmente due tipi di retomani:
1) gli IA (Internet Addicted) con pregressa psicopatologia, rappresentati da pazienti con disturbi dell'area affettiva, con tratti ossessivo-compulsivi, artistici o con dipendenza da sostanze;
2) gli IA senza una psicopatologia pregressa, nei quali lo sviluppo della sindrome da Internet Dipendenza dà valore all'ipotesi secondo la quale il rischio psicopatologico dell'uso della Rete deriva dalle caratteristiche tecniche della comunicazione telematica, che consentirebbero al soggetto di vivere una condizione di onnipotenza.
Da ulteriori dati forniti dalla ricerca effettuata dalla Young nel 1996, si è evidenziato che spesso, l'Internet dipendente è un nuovo utente: l ‘83 % dei casi analizzati dalla studiosa, infatti, naviga da meno di un anno.
Ciò dimostrerebbe che la dipendenza si manifesta piuttosto rapidamente una volta effettuato il primo accesso alla Rete e che proprio gli utenti inesperti ne vengono inizialmente catturati, prima di riuscire magari a trovare un equilibrio.
La ricerca ha evidenziato inoltre che il pregiudizio secondo cui il tipico Internet dipendente è un giovane maschio abilissimo nell'uso del computer, può essere sfatato, infatti emerge dai dati della ricerca di Young, che il 61% delle risposte è stato dato da donne, alcune delle quali oltre i 60 anni di età e quasi totalmente inesperte di computer.
Si evidenzia invece, una differenza di genere rispetto all'uso che si fa di Internet. In linea di massima, gli uomini sono alla ricerca di potere, affermazione sociale e dominanza, sono maggiormente orientati verso le fonti di informazione, giochi interattivi di tipo aggressivo, spazi chat sessualmente espliciti e "cyberpornografia".
Per le donne le chat room rappresentano un modo per allacciare amicizie che diano qualche tipo di sostegno, per cercare l'avventura romantica o per lamentarsi dei mariti. Le donne, inoltre, vivono con sollievo il fatto che nessuna persona incontrata in Rete possa conoscere il loro aspetto fisico.
Concludendo il dipendente da Internet sembra essere soprattutto una persona in fuga: sono diversi i problemi da cui vuole fuggire: solitudine, insoddisfazione nel matrimonio, stress collegato al lavoro, noia, depressione, problemi finanziari, insicurez-za dovuta all'aspetto fisico, ansia, lotta per uscire da altre dipendenze, vita sociale limitata.
Il virtuale diventa così un'alternativa al dolore e alla solitudine. Immergersi in questa dimensione magica e onnipotente, aliena dalla quotidianità perché progressivamente la motivazione e il coinvolgimento ai contatti sociali reali diminuiscono, questi ultimi diventano più problematici, in contrapposizione alla semplicità di quelli esperiti on-line.
Nell'arco di poco tempo, collegarsi alla Rete diventa collegarsi al mondo e alla vita che si desidera!

Dott.ssa Federica Letizia