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Capacità di stare insieme, collaborare e studiare: le comunità di apprendimento

Tratto da “la psicologa dei bambini” (//www.facebook.com/psicologadeibambini):


Lo sapevate che impariamo il…


10% di ciò che leggiamo,


20% di ciò che ascoltiamo,


30% di ciò che vediamo,


50% di ciò che vediamo e sentiamo,


70% di ciò che discutiamo con gli altri,


80% di ciò di cui abbiamo esperienza diretta,


95% di ciò che spieghiamo ad altri ?



Questi dati dimostrano che un insegnamento che si basi principalmente sulla trasmissione orale delle conoscenze (la classica lezione frontale), incide molto poco sull’apprendimento degli alunni (solo il 20%), mentre una metodologia che permette la discussione in gruppo, favorisce molto di più l’apprendimento (70%). Il dato più interessante è però quel 95% che dice che non si impara mai così bene, se non quando ci impegniamo per spiegarlo ad altri.


Uno dei metodi più efficaci di elaborazione cognitiva è infatti la spiegazione del materiale ad un altro studente. La ricerca sull’apprendimento tra pari dimostra che gli studenti che ricevono le spiegazioni dai compagni apprendono molto di più degli studenti che lavorano da soli, ma addirittura, quelli che forniscono le spiegazioni più o meno sofisticate a seconda del contesto, imparano ancora di più ed in maniera maggiormente efficace sia dei loro “allievi”. Attraverso l’apprendimento cooperativo sembra che gli studenti imparino meglio e più in fretta rispetto alla semplice comunicazion diretta dell’insegnante.


Ma cos’è l’Apprendimento Cooperativo (Cooperative Learning)?


E’ un metodo di insegnamento che fa leva sulla scoperta di gruppo e prevede la trasmissione del sapere non da insegnante ad alunno, ma da alunno ad alunno, attraverso lo scambio di conoscenze e la partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nel meccanismo. Tale meccanismo lega i soggetti in un gioco di interdipendenze che rende lo studio piacevole di per sé, in quanto inserito in un ambito affettivo e relazionale appagante. L’apprendimento cooperativo struttura quindi un contesto educativo fortemente collaborativo entro il quale gli studenti, organizzati in piccoli gruppi, entro i quali ogni studente apporta un contributo specifico sulla base delle sue abilità e dei suoi interessi peculiari, possono affrontare con buone possibilità di successo compiti complessi, impegnativi e concreti, ancorati, appunto all propria esperienza ed alla scoperta di cose nuove, come interessi da approfondire.


Una collaborazione di successo prevede un qualche accordo su obiettivi e valori comuni, il mettere insieme competenze individuali a vantaggio del gruppo come tutt’uno, l’autonomia di chi apprende nello scegliere come lavorare e la flessibilità nell’organizzazione di gruppo. Perché ci sia un’efficace collaborazione o cooperazione, ci deve essere una reale interdipendenza tra i membri di un gruppo nella realizzazione di un compito, un impegno nel mutuo aiuto, un senso di responsabilità per il gruppo e i suoi obiettivi e deve essere posta attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi di gruppo.


Quindi si realizza un duplice scopo, almeno: l'apprendimento da una parte, e lo sviluppo di legami affettivi e capacità di cooperazione dall'altra.


“L’uomo è un essere sociale, cioè un individuo che costruisce con altri individui le regole e gli accordi che costituiscono la realtà sociale”. Così si esprime Thelen H.A. (1981)



Lavorando nei gruppi cooperativi, gli studenti sono guidati, ma non facilitati nello sforzo di apprendere. Essi affrontano situazioni complesse/sfidanti e a volte imprevedibili, e così facendo imparano a dare il meglio di sé scoprendo e valorizzando risorse personali insospettate".


Il risultato è, innanzitutto, lo sviluppo e il potenziamento di abilità cognitive generalmente superiori a quelle richieste dalle attività proposte dalla scuola tradizionale. Inoltre, indotti a coordinare il proprio impegno con quello dei compagni per raggiungere determinati scopi, gli studenti col tempo imparano ad apprezzare il valore della responsabilità individuale, della collaborazione, dell’aiuto, dell’accettazione del diverso da sé del contributo dell’altro, della conoscenza come sforzo condiviso, come possibilità di apportare un contributo in un contesto valorizzante, quindi piacevole.


Qualcuno a questo punto qualcuno potrebbe dire: “l’apprendimento cooperativo richiede troppo tempo, a scuola non abbiamo tempo!”


Non dimentichiamoci che l’obiettivo dell’insegnamento è l’apprendimento, cioè la vera e partecipata interiorizzazione dei concetti, non tanto la verifica o il completamento del programma, come invece spesso accade. Inoltre l’apprendimento cooperativo si verifica quando esiste all’interno del gruppo, un buon affiatamento, quando si è dedicato molto tempo a far emergere il buon clima di classe, il senso del noi, il senso della comunità di apprendimento. Questo non è facile da raggiungere e richiede un impegno specifico, continuo e tenace.



In sintesi: con il cooperative learning l'apprendimento diventa gratificante di per sè. Non c'è bisogno di premi e punizioni. L'apprendimento diventa una scoperta, come la maggior parte degli apprendimenti, informali. Ognuno può apportare un contrtibuto, all'interno di relazioni che valorizzano le abilità peculiari di ciascun bambino. Chi si impegna a spiegare ai compagni si sente importante e utile, fissa gli apprendimenti e li integra con i contributi degli altri, è motivato a fare nuovi approfondimenti, chi ascolta riceve lo stimolo adeguato: non troppo facile (noioso) e non troppo difficile (frustrante). Insomma, funziona ! Associato al concetto di apprendimento esperenziale e centrato sul bambino rende l'apprendimento una cosa naturale ed appagante!



Organizzando e conducendo numerosi corsi, ho applicato ciò e mi sono reso conto che il tempo apparentemente perso nel lasciare che si discuta insieme, si sperimenti e si applichi ciò che viene detto, come stimolo e tema da approfondire... insomma che si construisca in gruppo un sapere condiviso, co-costruito e basato sull'esperienza e sulla scoperta, diventa un investimento in termini di risparmio del tempo perso a rispiegare le stesse cose ed a "mantenere la disciplina" (concetto che non mi appartiene, ma conosciuto, loro malgrado, da molte insegnanti, delle elementari e medie soprattutto). Se gli obiettivi dell'educazione sono lo sviluppo di conoscenze e capacità di apprendimento, responsabilità ed autonomia, questo è il metodo più efficace: abituarli all'autonomia, alla responsabilità e ad un ruolo attivo !