Adolescenza e rapporti con i genitori
Spesso il periodo adolescenziale è caratterizzato da rapporti conflittuali tra l'adolescente, combattuto tra bisogno di protezione e ricerca dell'autonomia, e i genitori, destabilizzati da questa nuova situazione.
Ad essere dei genitori efficaci si impara di giorno in giorno: nostro figlio non è quello che era ieri e non rimarrà lo stesso per tutta la vita ! Sembra ovvio, ma questo implica il fatto che “quando avremo imparato come relazionarci efficacemente con un bambino di un anno dovremo imparare a relazionarci con un bambino di un anno e un giorno”, con nuove esigenze, nuovi modi di fare ed alla ricerca di nuove esperienze, e così via.
Nell’adolescenza vi sono rilevanti modificazioni fisiche, sessuali, cognitive e sociali.
Il cambiamento più rilevante, che caratterizza questa fase che inizia tra gli 11 e i 14 anni, riguarda lo sviluppo intellettivo: dal pensiero "concreto" (o infantile) della fanciullezza, l'adolescente acquisisce la capacità di utilizzare un pensiero "ipotetico-deduttivo", in quanto ora la sua mente può tener conto non solo della situazione o degli avvenimenti direttamente percepibili, ma anche di situazioni o avvenimenti possibili (ipotesi). La capacità di considerare diverse opportunità rispetto alla situazione presente permette all’adolescente un ampliamento della prospettiva temporale della sua esperienza, una apertura verso il cambiamento che lo rende più attento al suo contesto di vita e più consapevole di sé come soggetto dell’interazione e di avere un atteggiamento piuttosto critico nei confronti della realtà che lo circonda. I conflitti psichici e relazionali che ne possono derivare, sono dovuti al fatto che ora l'adolescente inizia a mettere in discussione ideologie e norme di comportamento a cui aveva precedentemente aderito.
Questo processo indica un'evoluzione e non è necessariamente ed esclusivamente un problema :
sia per queste nuove capacità intellettive che per le rilevanti modificazioni del suo corpo, che comincia a diventare il corpo di un adulto, il bambino ora sta costruendo una sua identità , ed è per questo che cerca nuovi modelli da imitare, nuove ideologie, nuovi valori, nuove norme. Risponde a questo impegno evolutivo aderendo a gruppi con cui identificarsi, con cui condividere aspetti comuni; osservando ed imitando altri adulti rispetto ai familiari con cui precedentemente si identificava in maniera meno critica, spesso adorando cantanti o attori (idoli), meglio se trasgressivi rispetto ai vecchi valori. L'aspetto che preoccupa maggiormente i genitori riguarda il fatto che ora il loro figlio è ipercritico: ogni regola viene messa in discussione, ogni valore viene contestato. In questo momento per il figlio è più importante il pomeriggio in discoteca con gli amici che il pranzo con i parenti. Ora il ragazzo vuole la sua autonomia, anche se spesso non è ancora pronto a gestirla. Ad un atteggiamento spavaldo alterna a volte atteggiamenti infantili, specie in condizioni di stress.
Il dilemma maggiore è quanta libertà dare al figlio, bilanciando il suo bisogno di crescere con la salvaguardia della sua incolumità e la costruzione del suo futuro.
Il rapporto tra un adulto ed un bambino si deve trasformare in questo momento in un rapporto tra adulto e adulto, ma sempre all’interno della relazione specifica genitore-figlio.
Nel tentativo di ripristinare una situazione di equilibrio e di ridurre i livelli di tensione, diventati ormai insostenibili, vengono messe in atto da parte dei genitori delle strategie che si erano mostrate in precedenza efficaci ma ora non più (il bambino è un altro), o tese a ricreare la situazione precedente, altre volte si alterna tra l'intransigenza assoluta e la rinuncia “per sfinimento” ad esercitare qualunque controllo.
Solitamente le soluzioni messe in atto dal sistema familiare per risolvere le tensioni tendono principalmente a contrastare i comportamenti “anomali”, ossia non più riconoscibili ed accettabili dei figli.
Questa modalità ha però l’effetto di incrementare conflitti e tensioni.
Il rischio principale in questo processo di ricostituzione di una condizione di benessere originario è quello di non rendersi conto dell’inefficacia delle soluzioni adottate e dell’impossibilità di ricostituire una condizione di equilibrio ormai passata.
Questo tipo di organizzazione immette il sistema familiare in un processo circolare e ridondante, che può generare interazioni familiari rigide e potenzialmente patogenetiche che possono mettere a rischio la salute di uno o più componenti e, ovviamente, dell'intero sistema familiare.
Le nuove tecniche della psicologia considerano il trattamento indiretto la forma di intervento più efficace per la risoluzione di disagi, problemi e disturbi riguardanti l’adolescente e la sua famiglia.
Il trattamento indiretto è un intervento breve e prevede prevalentemente, o a volte esclusivamente, la presenza dei genitori (entrambi o uno solo secondo i casi): il colloquio prende in considerazione il problema riportato con l’obiettivo di fare luce sulla situazione e sui meccanismi retrostanti e di individuare delle modalità di comunicazione e di comportamento efficaci a risolvere il disturbo, interrompendo la fissazione in dinamiche disfunzionali e ripetitive dovute ai contrastanti bisogni di ricreare una situazione precedente e di raggiungere un nuovo equilibrio (evoluzione necessaria).
E’ importante richiedere un intervento psicologico tempestivo in quanto un funzionamento disfunzionale del sistema familiare protratto nel tempo può generare una situazione a rischio patologico. L’intervento dello psicologo in questo caso è quello di consulente e mediatore della comunicazione, che ha come primo obiettivo il benessere del minore, ma anche,come conseguenza, il benessere psicofisico del genitore.