Un nuovo possibile trattamento per l’infertilità
Una maggiore presenza di una proteina negli spermatozoi permette a questi di fecondare più facilmente l’ovulo
L’ICSI e la FIVET sono le due tecniche di fecondazione assistita maggiormente utilizzate e adottate dagli specialisti del settore, ma recenti studi sembrano aver individuato un’ulteriore fattore che potrebbe migliorare gli effetti di queste tecniche di fecondazione in vitro e risolvere i problemi legati all’infertilità maschile.
Nel maschio i problemi di infertilità sono spesso legati alla ridotta o assente motilità degli spermatozoi o/e alla mancata attivazione, da parte degli spermatozoi, degli ovociti che è indispensabile per dare inizio al processo di fecondazione.
All’università di Cardiff, sono stati condotti, dai ricercatori Tony Lai e Karl Swann, esperimenti su una molecola proteica situata sulla membrana degli spermatozoi. Si è scoperto che gli spermatozoi dei topi a cui era stata aumentata la quantità di questa proteina, erano in grado di attivare e fecondare l’ovulo in misura molto maggiore rispetto ai ceppi di topi che avevano in misura minore o assente di questa proteina: gli spermatozoi cioè non raggiungevano o non attivavano tutti i meccanismi biologici che consentivano lo sviluppo dell’embrione.
La PLCz – così si chiama questa proteina – è stata sintetizzata anche in laboratorio e si pensa che partendo proprio da questa si possa dar vita ad un nuovo trattamento per affrontare l’infertilità maschile.
Nei nostri Centri di Infertilità si presta molta attenzione alla ricerca alle innovazioni scientifiche di questo genere. Tuttavia rileviamo che nella ICSI spesso proprio l’effetto meccanico di inserire lo spermatozoo nel citoplasma ovocitario può attivare l’ovocita anche se sostanze attivanti più efficaci sarebbero auspicabili proprio nei casi con una ridotta percentuale di ovociti fecondati . Questo si verifica proprio nei casi più severi di infertilità andrologica, specie nelle azoospermie.