La fertilità in declino nei paesi occidentali
In uno studio del 1992 il prof. Carlsen dell’Università di Copenhagen pose l’attenzione sulla significativa diminuzione del 50% nella concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale di uomini appartenenti alla società occidentale .Lo studio rivelò infatti che gli spermatozoi erano passati da una concentrazione media di 113 milioni per millilitro nel 1940 ad una di 66 milioni nel 1960.
Molti epidemiologi si sono interrogati sulle possibili cause di questo fenomeno e sulla sua reale entità.
Questa diminuzione di spermatozoi assieme all’aumento di anomalie urogenitali ha posto l’accento sui possibili effetti degli inquinanti ambientali sulla riproduzione umana. Ben noti sono gli effetti negativi dei pesticidi ai quali sono sottoposti i lavoratori del settore ed è facile estrapolare gli effetti delle sostanze chimiche presenti nell’ambiente sulla popolazione generale.
Sharpe e altri nel 1993 hanno svolto un lavoro sull'esposizione in utero dei feti di sesso maschile a elevati livelli di cosiddetti 'perturbatori endocrini', con proprietà estrogeniche o anti-androgene, capaci di provocare disturbi nello sviluppo di tutti i principali tipi di cellule all'interno del testicolo, suggerendo che l'intero sistema riproduttivo maschile è messo sotto l'attacco di sostanze chimiche presenti nell'ambiente. Sono in seguito stati fatti ulteriori studi, ma i dati ricavati non hanno dato risposte univoche perché non si sono standardizzati i sistemi di analisi.
Al di là dei dati scientifici è sotto gli occhi di tutti che le popolazioni occidentali hanno maggiori problemi di fertilità rispetto a popolazioni meno industrializzate. Se è vero che la fertilità sia maschile che femminile è in costante diminuzione, quali possono essererne i motivi? Quanto incide cioè l’ambiente, l’esposizione a inquinanti ambientali, l’alimentazione e lo stile di vita scorretto (fumo, stress, obesità)?Quanto incide inoltre il comportamento sessuale e la scelta di rimandare il periodo riproduttivo delle donne e degli uomini di queste ultime generazioni?
Il forte rallentamento dei tassi di natalità in società occidentali a partire dagli anni sessanta potrebbe essere collegato ad una perdita generale di fecondità, ma anche alle trasformazioni della società e anche al fatto che le coppie tendono a desiderare un minor numero di figli e a spostare in avanti il periodo della decisione riproduttiva proprio quando la capacità riproduttiva è biologicamente ridotta. E’ importante poter monitorare la situazione per gli effetti che questa può avere sullo sviluppo della società.
Gli esperti stanno cercando un sistema di analisi standardizzato per valutare la variazione di capacità riproduttiva delle popolazioni. La determinazione della conta degli spermatozoi, come misura della capacità riproduttiva, in combinazione con il tempo in cui si cerca una gravidanza (come misura della fecondità di coppia) in popolazioni selezionate con cura, è un possibile sistema di monitoraggio per valutare se realmente la fecondità della popolazione sia in calo e se proseguirà a diminuire entro i seguenti 20-30 anni.
Però, quando non era disponibile una contraccezione efficace, il numero medio di bambini che le donne sposate che avevano durante la loro vita riproduttiva, era un indicatore abbastanza fedele della fecondità della coppia. Nel periodo più recente, invece, con il controllo delle nascite e la pianificazione familiare, la maggior parte delle coppie dei paesi occidentali desidera solo uno o due figli o addirittura nessuno. Di conseguenza andrebbero pensati dagli epidemiologi sistemi indiretti e diversi per monitorare il livello di fecondità di una popolazione, che separino le capacità strettamente biologiche da quelle psico-sociali.