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L'adipocita: identikit del dottor Jekil e mister Hide

Il tessuto adiposo è fondamentale per il corpo umano, perché permette di disporre di una scorta energetica prontamente disponibile; quando si compie un lavoro intenso e duraturo nel tempo, si creano le condizioni fisiologiche necessarie affinché dal tessuto adiposo vengano rilasciati gli acidi grassi che fungeranno da combustibile cellulare; per impedire il depauperamento delle scorte energetiche, il nostro organismo compie un ciclo e, come ha utilizzato il tessuto adiposo durante l’attività, quando vengono assunti i nutrienti, utilizza le calorie per la ricostruzione del tessuto stesso. È facile comprendere che affinché non si verifichi un eccesso di peso occorre che i consumi energetici ( compreso il consumo necessario a mantenere in vita i nostri organi) siano superiori o almeno pari all’introito di calorie. Quando si altera il bilancio tra entrate caloriche e consumi, il corpo tende ad accumulare energia e ad immagazzinarla sotto forma di grasso. Il deposito porta infatti al riempimento delle cellule adipose con una goccia di grasso, che tende ad allargare il volume delle cellule stesse.

Quando ciò si verifica si va incontro alla cosiddetta “ipertrofia cellulare, cioè alla crescita di volume delle cellule senza aumento del loro numero. Ma se questo allargamento non è sufficiente a contenere il grasso di deposito, le cellule tendono a moltiplicarsi, in un processo che si chiama “iperplasia cellulare”. In questo caso il numero delle cellule adipose del corpo cresce, e anche se con un programma di dimagrimento si ottengono i risultati voluti, per cui la cellula si svuota del suo contenuto lipidico riducendo le proprie dimensioni, rimane comunque un eccesso numerico di cellule adipose, che conservano la tendenza a rigonfiarsi.

Le cellule adipose sono di due tipi: quelle bianche , che rappresentano la stragrande maggioranza dell’adipe presente nel corpo, e quelle brune . Queste ultime conservano al loro interno le molecole di grasso sotto forma di piccole goccioline indipendenti tra loro, e quindi più facilmente eliminabili rispetto alla grande e unica goccia lipidica che si forma nelle cellule bianche. Il tessuto adiposo bruno avrebbe una maggior capacità di controllare il peso corporeo perché ha come compito primario la produzione di calore. Il grasso bruno è presente in grande quantità nel neonato, mentre è quasi assente nell’adulto. Le cellule brune assicurano un elevato consumo di energia, specie dopo che si sono assunti alimenti molto ricchi di lipidi, e quindi molto calorici, quasi come se fossero una sorta di regolatore interno del peso corporeo.

Le cellule bianche - che sostituiscono progressivamente e in maniera autonoma quelle brune con il passare degli anni, perché le prime non hanno da svolgere alcuna funzione di produzione di calore in condizioni climatiche temperate - sono invece veri e propri serbatoi di grasso, che si accumula e viene “somministrato” all’organismo in continuazione, indipendentemente dal fatto che si mangi o meno.

I due tipi di cellule, infine, hanno anche una distribuzione diversa nell’organismo. Di norma, infatti, il grasso sottocutaneo è rappresentato quasi esclusivamente da cellule bianche, mentre quello che si trova all’interno del corpo contiene normalmente numerose cellule brune. Purtroppo, però, quando si esagera con l’alimentazione in assenza di consumi sufficienti di energia il corpo mette in atto un perverso meccanismo di trasformazione. Le cellule brune non servono per contenere grandi quantità di grassi, mentre sono più utili le cellule bianche, che quindi vanno a sostituirsi a quelle brune.

Le cellule bianche si gonfiano e si moltiplicano fino a formare grandi quantità di grasso interno, specie nell’addome, contribuendo alla comparsa della sindrome metabolica, cioè un insieme di passaggi che conducono ad una minor sensibilità all’azione dell’insulina (l’ormone che tampona l’eccesso di glucosio nel sangue) e successivamente al diabete, all’aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue e all’innalzamento della pressione arteriosa. Con conseguenti rischi per il cuore e per i vasi sanguigni.


Effetti del grasso intraddominale sul sistema immunitario

L’accumulo di grasso in eccesso può modificare la risposta immunitaria dell’organismo favorendo l’insorgenza e il mantenimento dell’infiammazione. Gli adipociti, infatti, inducono la produzione di particolari peptidi che favoriscono questo fenomeno patologico, dall’altro riducono la sintesi di composti ad azione protettiva nei confronti dell’infiammazione.

Azioni negative. L’eccesso di grasso viscerale fa aumentare la sintesi di mediatori dell’infiammazione come:


  • interleuchina-6 (il tessuto adiposo è responsabile di oltre un terzo della produzione di questa citochina, il cui aumento nel sangue è predittivo dell’insorgenza di cardiovascolupatie e diabete);
  • Tumor Necrosis Factor ( TNF ) alfa, ed è associato a un incremento della proteina C-reattiva, attualmente considerata come marcatore fondamentale di infiammazione correlata a infarto miocardico acuto;
  • inibitore dell’attivatore del plasminogeno ( PAI 1 ), che riduce il processo di fibrinolisi, ovvero lo “scioglimento” dei coaguli all’interno dei vasi. L’aumento della produzione di questa sostanza accresce il rischio che si formino quindi trombi all’interno dei vasi.

Inoltre l’eccesso di grasso viscerale induce un calo nella sintesi di adiponectina, la cui azione invece contrasta lo sviluppo di infiammazione.

Per questi motivi, oltre a favorire la disfunzione endoteliale (cioè della parte più interna della parete arteriosa), l’attività dell’adipocita in eccesso contribuisce a rendere più instabile la placca ateromatosa, la cui rottura è all’origine dei fenomeni trombotici che riducono l’afflusso di sangue e ossigeno al cuore e al cervello attraverso i vasi sanguigni, con comparsa di sindromi coronariche e ischemie cerebrali acute. Infine, si è visto che in presenza di obesità addominale può crescere il numero dei macrofagi, particolari globuli bianchi che normalmente vengono attivati in caso di infezione batterica ma che sono in grado di richiamare sostanze che aumentano ulteriormente il fenomeno infiammatorio.


Effetti dell’obesità addominale sull’organismo

Fig. Steatosi epatica L’adipocita in eccesso favorisce una serie di processi negativi sul sistema endocrino e sul metabolismo, che possono essere così riassunti:
si altera il normale meccanismo di controllo di assunzione di alimenti, mediato soprattutto dalla leptina. Questa sostanza non inibisce l’appetito come dovrebbe e quindi viene favorita l’assunzione ulteriore di alimenti, con costante peggioramento della situazione metabolica; aumenta la produzione di acidi grassi liberi, che vengono prodotti dalle cellule adipose in eccesso. L’incremento di questi componenti lipidici nel sangue contribuisce ad aumentare i valori dei trigliceridi e di colesterolo LDL nel sangue con progressivo incremento del rischio cardiovascolare totale. Non solo. Gli acidi grassi liberi in eccesso si mettono in “concorrenza” con il glucosio e vengono utilizzati al suo posto dai muscoli, per cui si verifica un aumento della glicemia, cioè del glucosio nel sangue. L’aumento del glucosio nel sangue porta alla risposta da parte del pancreas, che aumenta la produzione di insulina. Non solo: in queste circostanze anche l’eliminazione dell’insulina in eccesso da parte del fegato non è efficace, per cui si verifica un aumento dell’insulina nel sangue in presenza di iperglicemia; l’eccesso di grasso favorisce l’ipertensione per aumento dell’effetto dell’adrenalina sui piccoli vasi, che quindi risultano più “stretti” (vasocostrizione), sia per l’aumento dell’attività del cortisolo mediata dalle cellule. Questo ormone dello stress incrementa infatti la sintesi di adrenalina;


agendo sul sistema renina angiotensina, che normalmente viene attivato solo in caso di necessità dopo cali pressori, l’eccesso di grasso favorisce l’aumento della pressione. Inoltre tende a diminuire l’eliminazione di sodio da parte dei reni con ulteriore incremento della pressione.