LINGUAGGIO ARTISTICO DI ROSSELLA FARAONE
IL LINGUAGGIO ARTISTICO
DI ROSSELLA FARAONE
Le iniziative artistiche della Banca di Teramo hanno il merito di proporre, accanto ad una serie di personalità affermate e storicizzate dell’arte contemporanea, alcune personalità interessanti, anche del territorio, che si segnalano per la loro originalità. Non è un caso che alcuni tra loro abbiano avuto poi modo di affermarsi e proporsi ad un pubblico sempre più vasto a testimonianza della lungimiranza e di quella sorta di iniziale audacia che è indispensabile quando si fanno proposte nuove.
Ci sembra che sia proprio questo il caso di un’artista che certamente avrà modo di farsi apprezzare per la sua forza ed un anticonformismo di fondo. Si tratta di Rossella Faraone che rifiuta le soluzioni accattivanti ma spesso conformistiche di sperimentatori di un “nuovo” non ancora posseduto interiormente e quindi privo di un significato autenticamente artistico per seguire un suo itinerario che prevede l’uso di una maestria lungamente collaudata in nuovi ambiti espressivi.
L’artista riesce a conquistare uno spazio decisamente personale nel panorama molto eterogeneo dell’arte contemporanea utilizzando materiali con i quali ha una lunga e profonda consuetudine nella sua attività e creatrice di gioielli.
In questo caso è stata invertita una consuetudine che porta pittori e scultori a realizzare opere d’arte in un altro ambito utilizzando materiali nuovi, soprattutto pietre rare. La realizzatrice di oggetti preziosi, ha voluto in questo caso servirsi di materiali antichi quanto i colori della tradizione pittorica per realizzare delle opere d’arte che prevedono l’utilizzazione di un doppio linguaggio, anche sotto il profilo materico.
Ci sembra che una delle chiavi di lettura delle opere di Rossella Faraone sia quella di un simbolismo cosmico che tende a ricondurre tutto ciò che è materiale verso ciò che è immateriale e spirituale. Una caratteristica, questa, tipica della musica ma che si attaglia molto bene alla pittura-manipolazione dell’artista e che ci rimanda alla concezione di cui parla Marius Schneider nelle sue “Pietre che cantano”. Il grande studioso si riferisce, in quel caso, all’armonia arcana dei chiostri romanici ma ci sembra che nelle “mappe siderali” dai colori senza compromessi le opere della Faraone vogliano condurci per mano verso un orizzonte “altro” che rimanda ad una personale ricerca nello spazio cosmico ma, contemporaneamente, anche attraverso il tempo, senza legami con segni che possano fermare le emozioni attraverso le immagini di un qualche quotidiano. Le opere della Faraone sarebbero da interpretare anche alla luce di quella mistica delle pietre preziose di cui parla Paul Claudel, il quale invita ad osservare le cose belle della terra pensando a quelle del cielo.
Non bisogna comunque attendersi un facile percorso interpretativo; ciascuno deve ricercare il proprio, diventando co-protagonista di una emozione. Per operare una lettura autentica delle opere, è importante fare i conti con la forza invisibile dei materiali e con la forte evidenza di un microcosmo in cui ogni cosa sembra avere una sua forza invisibile.
Ci sembra che la originale pittura dell’artista, che dà vita ad un immaginario arcipelago astrale, sia ricco di simboli che rappresentano tanti modelli di mondi lontani che hanno però una genesi sicura in una forte interiorità.
Le soluzioni cromatiche senza compromesso e l’uso di materiali impegnativi e persino difficili, testimoniano un desiderio di avventura poetica e creativa che non può lasciare indifferenti.
Vincenzo Centorame
Presidente Fondazione Michetti