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Avrò chiuso il gas o no? Se il dubbio diventa una malattia

Ognuno di noi ha le sue piccole superstizioni, manie e fissazioni.


A volte si tratta di comportamenti inconsapevoli come mangiare le unghie, toccarsi continuamente i capelli o una certa parte del viso o picchiettare le dita sugli oggetti, altre volte si tratta di comportamenti più consapevoli che la persona fa per sentirsi più tranquilla, per sentirsi “a posto”. Tra questi possiamo pensare, per esempio, alla precisa sequenza di azioni che certe persone seguono prima di uscire di casa o prima di andare a letto, al conservare certi oggetti, a certe abitudini rispetto alla pulizia, all’evitare certi numeri o colori ma anche all’ordinare gli oggetti seguendo una personale logica, al controllare più volte di aver chiuso porte e finestre o di aver spento gli elettrodomestici.


Sono comportamenti abbastanza comuni di cui tutti, in qualche misura, siamo stati “vittime”… non fanno eccezione i personaggi famosi!


Patrick Dempsey, ad esempio, l’intrigante chirurgo di Grey’s Anatomy, ha un paio di scarpe rosse che gli portano fortuna, l’attore James McAvoy, il primo giorno di ogni mese deve dire “White Rabbit (Bianconiglio)” alla prima persona che incontra e Paris Hilton picchietta sugli oggetti di legno quando qualcuno dice qualcosa che lei non vuole che succeda. Molte sono anche le persone vittime della cosiddetta “sindrome di Pilato”, ossia la mania di lavarsi le mani. Bush, ad esempio, non seppe rinunciare ad una spruzzata di disinfettante tra una stretta di mano e l’altra ai nuovi membri del Congresso e Madonna non riesce a fare a meno dello spray antibatterico allo stesso modo di Ronn Moss, Cameron Diaz e Naomi Campbell.


Questi comportamenti, che nella maggior parte dei casi sono solo bizzarri e strani, diventano patologici quando occupano gran parte del tempo e, soprattutto, quando non potendoli mettere in atto, la persona sperimenta un forte stato di malessere che compromette le sue normali attività quotidiane. Si può, nei casi più gravi, arrivare ad una condizione in cui la persona organizza la propria vita in funzione della sua “mania”, mettendo in secondo piano il proprio lavoro, la famiglia, la vita sociale e i propri interessi. Questo crea molta sofferenza:la persona si rende conto di esagerare e di trascurare cose più importanti ma non riesce a fare a meno di compiere certi “rituali”. E’ la malattia di cui soffre Howard Hurghes il protagonista di The Aviator, interpretato da Leonardo Di Caprio, e di Melvin Udall, interpretato da Jack Nicholson , in Qualcosa è cambiato.


In termini medici è chiamato Disturbo Ossessivo-Compulsivo e si manifesta prevalentemente con ossessioni (cioè idee, pensieri, preoccupazioni, immagini e impulsi indesiderati, frequenti e disturbanti accompagnate da sensazioni sgradevoli quali disgusto, paura, dubbio di non aver fatto la cosa giusta) che spingono la persona colpita a mettere in atto quei comportamenti (compulsioni) che ai nostri occhi appaiono eccessivi e bizzarri, allo scopo di ridurre il senso di fastidio e di ansia prodotto dai pensieri ossessivi.

E’ così che, quando non sono sicuro di aver chiuso la porta di casa, provo così tanta ansia che mi sento “costretto” a tornare indietro per ricontrollare. Molto spesso, purtroppo, non basta tornare indietro una sola volta, ma si rischia di passare ore intere facendo avanti e indietro!!!


Rivolgersi a centri specializzati e richiedere una valutazione del caso ed una diagnosi accurata è il primo passo da compiere di fronte al dubbio di poter avere una sintomatologia di questo tipo.


Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo può essere affrontato e, molto spesso risolto, con un trattamento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale, grazie al quale la persona affronta l’ansia legata ai suoi pensieri sostituendo i soliti “comportamenti bizzarri ed esagerati” con strategie più funzionali e meno invalidati.


Alla psicoterapia, a seconda dei casi, si può associare un trattamento di tipo farmacologico prevalentemente a base di antidepressivi e benzodiazepine.


Dott.ssa Rosa Smurra