Sei in: Articoli: Bellezza e chirurgia plastica:

Cosa Spinge le Donne a Cambiare il Proprio Corpo

COSA SPINGE LE DONNE A CAMBIARE IL PROPRIO CORPO

Sta diventando argomento di attualità quello di ragionare sui motivi per i quali una donna e ora anche alcuni uomini siano catturati dall’idea di poter fare del proprio corpo ciò che il piccolo camaleonte fa per evitare pericoli e per difendersi.

Il nostro corpo viene aggredito, a volte drasticamente, e l’intervento di “correzione” e/o di ringiovanimento e miglioramento non si limita purtroppo al trucco o ad un vestitino più grazioso del solito.

Ma da quali pericoli ci difendiamo? Che cosa ci fa paura?

Tante le ricerche e le indagini a riguardo, tante le risposte e le opinioni. Di recente ad esempio è stato condotto un Focus Group “Express Yourself” ( L’Italoeuropeo del 27.11.09 “I risultati del Focus Group “Express Yourself” dicono: una donna bella non significa una donna senza”)

“che ha visto discutere a Milano donne di diverse età ed estrazione sociale sul tema della bellezza esteriore del volto e la valutazione dei trattamenti di chirurgia plastica e medicina estetica, come filler e botulino. Le ospiti del Focus Group sono tutte d’accordo che una donna bella non significa una donna senza rughe, ma nella valutazione personale le rughe non sono tutte uguali: alcune non deturpano ma ingentiliscono, umanizzano, mentre sono poco accettate quelle che invecchiano l’espressione come le naso-geniene ai lati della bocca e le glabellari al centro della fronte.”

Queste considerazioni e i risultati della intervista ci fanno riflettere.

//www.italoeuropeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2299&Itemid=1

E’ vero infatti che i messaggi che ci arrivano dall’esterno, dai media, dai giornali, dalle pubblicità, ci riportano invece verso un immaginario maschile. A questo riguardo è indicativo il documentario “Il corpo delle donne” (2009) (Lorella Zanardo, 2009) //www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89.

Donne giovani, donne anziane, donne belle, donne brutte..ma chi sono, cosa vogliono, cosa sentono, sincere o meno, consapevoli o meno, di fatto spesso non sono loro stesse, non sempre dimostrano di apprezzare il proprio corpo, ma piuttosto sembrano voler leggere ed interpretare i desideri e le richieste di un mondo esterno, catturate dai messaggi che arrivano dai media.

Questi messaggi tra l’altro esprimono un immaginario maschile e le donne, mediante l’omologazione agli stereotipi sociali, non fanno altro che soddisfare questi desideri, quelli maschili, non i propri, che forse neanche conoscono.

Perché? Cosa spinge una donna a svalutare se stessa, umiliare la propria persona utilizzando la propria immagine spesso modificata, corretta, quale biglietto da visita?

Cosa le porta invece a fugare l’espressione della propria essenza, del diritto di essere, di vivere e pensare con la propria faccia, con il proprio aspetto, con la propria persona?

I motivi che spingono le donne a modificare, correggere e cambiare il proprio corpo, sono sostanzialmente diversi se a modificare e correggere sono donne giovani, giovani adolescenti o invece signore mature.

Approfondendo la nostra analisi attraverso le dinamiche che sottendono questi “momenti” dello sviluppo del percorso di vita di una donna, potremmo affrontare questo tema di modifica e miglioramento del proprio corpo attraverso due categorie:

La ricerca della propria identità , nelle adolescenti o nelle donne più giovani

La negazione del tempo che passa (nelle donne mature).

Cominciamo dalle adolescenti o dalle donne più giovani.

L’ A dolescenza è un momento di passaggio dal mondo dell’infanzia al mondo adulto in cui i ragazzi cominciano a rapportarsi con il mondo esterno.

I cambiamenti fisici inoltre sottopongono il ragazzo a doversi confrontare con una nuova immagine corporea che andrà a stimolare anche una percezione di una nuova immagine di sé.

A fronte di questa prova, di questa messa in gioco c’è il riconoscimento di sé, come figura valida, accettabile, stimabile ed amabile.

Il nostro adolescente avrà senz’altro bisogno di fondamenta solide per fare questo salto di qualità. Lo dovrà fare da solo attraverso il confronto ed il supporto dei propri amici e di altri punti di riferimento esterni.

Il supporto dei genitori e della famiglia sarà determinante ma ormai non potrà essere più diretto, agirà da “dentro” se nel passato c’è stata una relazione sufficientemente sana. (le nostre fondamenta)

La differenziazione dai modelli familiari lo aiuterà al “riconoscimento” di quei valori, di quei punti di riferimento che il ragazzo sentirà più vicini al proprio modo di essere. Nel tempo dovrà essere in grado di “scegliere” i propri pensieri, i propri modelli, le proprie linee di principio.

Questo lo farà sentire uno, se stesso, differente da tutti gli altri, e solo in questo modo ri-conoscerà se stesso libero di osservare e, perché no, anche scegliere qualche aspetto che ha ritento utile e vantaggioso dai modelli familiari comunque trasmessi.

Tutto questo avviene, come ho detto, solo quando c’è stato un processo “sano” di differenziazione in cui il ragazzo detiene la sicurezza di sè ed una buona valutazione della propria persona e della propria amabilità.

E’ un momento delicato che necessità di certezze, sicurezze in quanto l’adolescente avrà bisogno di essere rassicurato e di ricevere conferme psico/fisiche rispetto ad un ideale di sè in via di definizione. (considerata la propria metamorfosi fisica e psichica).

C’è una fisiologica fragilità che pone il ragazzo di fronte a scelte e omologazioni nei propri comportamenti a modelli esterni. Questo processo gli garantisce sicurezza e appartenenza.

Maggiore è la “fragilità” con cui il ragazzo si affaccia al mondo esterno maggiore sarà la probabilità di essere rapito dai messaggi dei media, maggiore sarà la mortificazione dei propri desideri, l’incapacità di “sentire” ed “osservare” con orgoglio il proprio modo di essere e di apparire.

Ma quali sono i modelli esterni a cui rispondere?

Sono di solito i modelli forniti dal gruppo di amici, dai coetanei ma ancor più dai media, dalla pubblicità e non solo. Ormai molti spettacoli di intrattenimento televisivi sono 'ricchi' di stereotipi maschili, che rispondono ai desideri maschili e offrono una immagine femminile svilita, mortificata e priva di individualità e di spessore soggettivo. L'omologazione allo stile e alla immagine femminile fornita dai media viene accolta maggiormente da quelle donne che non riconoscono i propri desideri e si presentano incerte ed insicure rispetto alla propria ricchezza interiore.

Il “bisogno” di essere ri-conosciuti ed accettati dagli altri, per sentirsi ok, validi ed amabili li porta a perdere quell’equilibrio tra mente e corpo che è necessario per ri-conoscersi, equilibrio che passa attraverso la conoscenza e consapevolezza dei nostri desideri e che viene espresso dal nostro corpo e dal nostro modo di essere interno ed esterno.

Nelle situazioni più critiche, che attengono piuttosto alla psicopatologia, si evidenzia la tendenza ad idealizzare un modello di perfezione: questo rappresenta il substrato per un accanimento con interventi estetici, che tra l’altro rischiano di non essere mai soddisfacenti, di deludere comunque le attese di chi con tanta “sicurezza” si è sottoposto nella certezza di una soluzione al proprio disagio.

Ritroviamo spesso donne con disturbi di dismorfismo corporeo, preoccupate di avere un difetto fisico, spesso immaginario o pazienti borderline che richiedono invece rifacimenti dell'intero corpo o ancora disturbi di tipo narcisistico ossessivo, pazienti cioè perennemente insoddisfatte dell'esito degli interventi richiesti in quanto le aspettative sono tendenti alla perfezione e quindi sono pressochè irrealistiche.

C osa spinge invece le donne più mature a cambiare il proprio corpo?

Nelle donne anziane c'è da considerare che spesso queste sono spinte a modificare il proprio corpo dalla negazione del tempo che passa. La rincorsa contro il tempo e l'invecchiamento rende difficile l'elaborazione della perdita della giovinezza e l'accettazione di non poter recuperare gli anni passati, la bellezza dell'età giovanile.

L'accettazione dei limiti del tempo che passa permetterebbe la ri-costruzione di una nuova immagine di sè attraverso una lettura ed una espressione dei desideri attuali. Nuove prospettive, nuovi interessi e nuovi ritmi.

Attraverso l’uso invasivo della chirurgia estetica il tentativo è invece di cancellare qualsiasi segno di passaggio del tempo, di annullare la propria identità e la propria storia, il proprio tempo, la propria persona. Non sapere crescere con noi stesse, non accettare di vivere serenamente la nostra storia, percorrere la nostra strada attraverso il percorso che noi stesse costruiamo con tanta energia ed entusiasmo, vuol dire annullare e svalutare la nostra stessa esistenza.

La cura di noi stesse, quella quotidiana fino anche all'utilizzo di medicamenti e creme che mantengono la nostra pelle idratata e fresca non è certo qualcosa di preoccupante, anzi. Diversa è invece la condizione in cui alcune famose attrici si riducono, pur di non privarsi della loro bellezza. Risultati spesso catastrofici, rappresentazioni grottesche, volgari ed umilianti di facce di gomma su corpi sorretti a malapena da due stampelle. Poverine. Corpi vuoti, sensazioni di vuoto, paura del nulla dietro la loro bellezza di plastica.

Per concludere ricordiamo Anna Magnani che ci insegna, invece, come dobbiamo osservare noi stesse e la nostra età, il nostro tempo. La “bellezza”, la sicurezza e la dignità di essere donna, di essere attrice, di essere bella. Al suo truccatore imponeva di non toccarle alcuna delle sue rughe perchè ci aveva messo una vita per farsele.

Daniela Benedetto

Psicologa Psicoterapeuta Roma

Medicina e chiurgia estetica GOLD TV 3 dicembre 2009

//www.danielabenedetto.it/la_voce_delle_donne.html