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Discese innevate e traumi da sci

LESIONE DEL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE


Attrezzature particolari, ambiente insidioso ed aumento della velocità. Lo sci è pratica sportiva che espone al rischio d'infortuni: lesione del legamento crociato anteriore.


ROMA 26 GENNAIO 2010 - Le discese ardite e le risalite. Piste innevate, panorama mozzafiato e buona compagnia fanno purtroppo il paio con traumi ed infortuni di diversa natura. Lesioni traumatiche legate allo sci: la neve non fa distinzione alcuna tra professionisti e semplici appassionati. Il nostro è un focus sulla lesione del legamento crociato anteriore. Il tutto impreziosito dal contributo dell'esperto, il Dott. Roberto Sinibaldi, Specialista in Fisiatria. - " Clinicamente parlando, si tratta di traumi in algostress che possono comportare la lesione del mediale collaterale e di uno o due menischi"- il parere del Medico Chirurgo. Le cause vanno rintracciate principalmente nell'ambiente in cui questo sport si esplica, e poi nella tipologia di attrezzature utilizzate. In questo senso, l'attaccatura protegge la caviglia ma non mette completamente a riparo dagli infortuni al ginocchio. A livello di sintomatologia, il Dott.Sinibaldi non ha dubbi: "Molto sinteticamente: tumefazione, dolore ed impotenza funzionale". Ovviamente, in percentuale i traumi possono essere ridotti, curando in modo oculato la sfera che riguarda la prevenzione: buona preparazione atletica e muscolatura allenata sono condizioni ineludibili per far fronte a spiacevoli incidenti. Va poi considerato, il discorso delle piste maggiormente levigate e degli sci sciancrati, che se da un lato apportano migliorie sul piano della performance, dall'altro accentuano la velocità, esponendo gli atleti ai rischi maggiori. In caso di lesione al legamento crociato anteriore, viene osservato un preciso protocollo medico e riabilitativo, come ci spiega il nostro esperto di riferimento: "Nell'immediato viene applicato un tutore in estensione. Successivamente, si fa ricorso all'artrocentesi (aspirazione del liquido). In un secondo momento viene stanziato un programma di riabilitazione specifico. L'obiettivo principale è il recupero dell'articolarità e del trofismo muscolare, in vista della ricostruzione chirurgica". Si perchè, in certi casi è necessario il trattamento chirugico, condotto attraverso il prelievo di parte del tendine rotuleo o in alternativa, del tendine semitendinoso e gracile, che viene adattatato e reintrodotto in modo artroscopico. Una volta terminato l'intervento, inizia la fase relativa alla riabilitazione, corredata da una serie di step: palestra, idrokinesiterapia (terapia in acqua), preparazione atletica e richiamo direttamente sul campo. Naturale chiedersi con quale tempistica. Il Dott. Sinibaldi stima il pieno recupero e dunque il ritorno all'attività agonistica in un periodo massimo di quattro mesi.