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Storia della piscina


da "nuoto e tuffo" XVIII Sec. (De Bernardi)



Le origini



Uno dei primi documenti a trattare i


temi delle attività natatorie fu


di un cattolico italiano,


Oronzio De Bernardi, che


nel 1794, pubblicò a spese


del Re di Napoli, un piccolo volume


con 18 illustrazioni, intitolato


“L’Uomo galleggiante, ossia


l’arte ragionata del nuoto”.


Il tedesco Gutz Muths con


’aiuto del libro di De Bernardi


preparò un proprio


metodo di insegnamento,


e divenne il divulgatore


delle attività natatorie.


Nel 1833 una seconda edizione


del libro di Muths, uscita


con maggiore tiratura, aprì


n concorso al pubblico che


comprendeva prove di tuffi,


prove di partenze “a tuffo”,


e prove di nuoto. Nacquero


così le prime scuole di nuoto


a Berlino sul fiume Sprea,


e dal ponte Unterbaum si può


dire che ebbe origine la scuola di tuffi.


Nel volumetto sui tuffi pubblicato


nel 1843 dal maestro di ginnastica


H.O. Kluge, intitolato “Nuoto e


ginnastica di salti”, erano elencati più di


cinquanta specie di tuffi, le basi i


nsomma per i tuffi moderni.



Nel 1886 ci furono i primi


campionati di tuffi in Germania,


e nel 1893 si disputarono


per la prima volta i campionati europei.


La fondazione della


Federazione Internazionale di nuoto,


creò una convenzione per


mezzo della quale la Germania


venne eletta come Nazione


competente nei tuffi.



Nei primi anni de secolo scorso


furono realizzati i primi impianti


per i tuffi, utilizzando bacini naturali,


come fiumi, laghi e mare.


Da quegli anni, di particolare sviluppo


per le attività sportive, il rapporto


fra i tuffi e il nuoto, fino ad allora


piuttosto complementare,


cominciava ad esistere solamente


per l’ambiente utilizzato.



Fino alla metà degli anni ‘20,


in Italia, anche per le condizioni


economiche del paese, non furono realizzate che pochissime piscine per le attività natatorie. Solo a Milano ed in sporadici altri luoghi, sorsero alcuni impiantii, anche se non rispondenti ai requisiti tecnici che già gli sport richiedevano; memorabile la vasca dei “Bagni Diana” dei primi del ‘900 che misurava cento metri in lunghezza








Incisione su rame - Zurigo 1796"






Piattaforma R.N. Florentia





Alcuni fra i primi impianti del XX Sec.




Losanna Bellerive (arch. M. Piccard) 1938




Bagno comunale di Bruna (arch. M. Fuchs)





Progetto "riforma del quartiere dell'Arena" Milano 1933 / piscina di Parigi 1920





Complesso G.I.L. Roma 1939 (arch. G. Minnucci)



Lo sviluppo



Nel periodo che va dal 1926, quando l’on. Renato Ricci fu nominato Sottosegretario per l’Educazione Nazionale scolastica e sportiva della gioventù italiana, fino agli eventi bellici, gli impianti sportivi e comprensivi di piscine ebbero in Italia un enorme sviluppo. L’idea era quella che “in ogni città dovesse sorgere un complesso architettonico di piacevole aspetto, immerso nel verde, in modo che i giovani avessero piacere di riunirsi, studiare e fare dell’attività sportiva volta non alla competizione esasperata, ma allo scopo di curare la salute fisica in funzione di migliori risultati nel campo dello studio, secondo la filosofia platonica





Berlino 1936 - stadio del nuoto per le olimpiadi







Casa del Balilla - Como (ing. Mantero) 1936



S orsero così, anche a seguito della breve candidatura di Roma per le Olimpiadi del 1940, centinaia di impianti sportivi di notevole valenza tecnica e con rilevante qualità architettonica, come ad esempio il complesso del Foro Italico in Roma (figura sotto) . Gli impianti per i tuffi erano allora quasi sempre inseriti un una piscina per il nuoto, ed erano visti ancora come una attività prevalentemente complementare. Anche nella Enciclopedia Italiana “Treccani” edizione del 1935, la dicitura “tuffi” non è presente, mentre sotto la dicitura “nuoto” si può trovare una sezione che recita “… i tuffi rappresentano una varietà e quasi un completamento del nuoto, ed oltre all'utilità evidente, servono di elegante complemento alle riunioni natatorie. Ve n'è una grandissima varietà, secondo che si effettuino col viso o il dorso volti all'acqua,
che siano rovesciati, ritornati, avvitati, dalla posizione di verticale e così via
. . …” Molti degli impianti di quel periodo sono tutt’ora funzionanti e funzionali, anche se le attività di oggi si differenziano sostanzialmente da quelle di una volta; ciò determina notevoli difficoltà per chi si occupa della valorizzazione e tutela delle strutture




Piscina del Foro Italico a Roma 1937- già foro Mussolini


(arch. Costantino Costantini)





Stadio del Nuoto Roma



C on le Olimpiadi di Roma del 1960 si arriva sostanzialmente al prototipo degli impianti contemporanei. Il completamento dello Stadio del Nuoto, realizzato dall’architetto Enrico Del Debbio insieme con altri, lo stesso che aveva progettato trenta anni prima con Luigi Moretti il complesso del Foro Italico (allora foro Mussolini), è una delle prime strutture in cui l’impianto per tuffi è autonomo. Infatti la vasca, lo spazio circostante e gli ambienti di servizio, sono dedicati esclusivamente ai tuffi.


Infatti, per le caratteristiche peculiari di tale disciplina, le uniche cose in comune con le altre attività natatorie sono i fattori legati alle condizioni climatiche e ambientali, ed al trattamento dell’acqua, fattori tuttavia talvolta comunque differenti.



Stadio del Nuoto Roma (primo progetto non realzzato, arch. luigi Moretti)




Stadio del Nuoto Roma


(arch. E. Del Debbio, arch. A. Vitellozzi, Ing. S. Musumeci, ing. R. Morandi)


vasca nuoto mt. 50X25, vasca tuffi mt. 20X18, gradinate 7.000 posti più area riscaldamento






Stadio del Nuoto Roma


Progetto per le tribune delle piscine in occasione dei Mondiali di Roma 2009 a cura del comitato organizzatore Roma09



La formula di oggi, per arrivare ad un buon risultato nella realizzazione di un impianto tuffistico, è quella che ha come variabili, sulla base della scorta dell’insegnamento della storia, fattori come la qualità architettonica, la funzionalità delle attività dei molteplici fruitori, le economie di gestione ed il contenimento dei consumi energetici. Tali fattori poi, considerando che in relazione ai grandi eventi mediatici, possono avere la necessità di particolari parametri di flessibilità, anche temporanei, comportano un incremento del coefficiente di difficoltà di detta formula. Fra gli esempi di ultima generazione si può citare il “Water Cube” di Pechino, ottimizzato per le Olimpiadi del 2008, o lo stadio del nuoto di Roma, adattato per i canpionati Mondiali del 2009