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Quando l’invidia “fa bene”…

Segnalazione e nota a cura della Dott.ssa Olga Ines Luppino, Psicologa, co-coordinatrice della macrosezione "Salute" per l'Associazione "Zero39 - all profesisonal services in one network".


Chi di noi può dire di non conoscere l’invidia e di non avere mai invidiato nessuno?


L’invidia, sentimento a noi tutti noto, è il malanimo, più o meno intenso e duraturo, nei confronti di chi ha qualcosa che ci piacerebbe avere e non pensiamo di poter ottenere. L’invidioso tende ad augurare il male all’invidiato e gioisce nel vederlo vittima di circostanze negative; in alcuni casi l’invidia spinge ad azioni anonime e subdole nei confronti dell’invidiato e porta a compiere atti aggressivi che possano lederlo in qualche modo.


Contrariamente all’idea comune secondo la quale l’invidia è un sentimento unicamente negativo, Niels van de Ven, ricercatore della Tilburg University (Paesi Bassi) che da anni studia l’invidia nelle sue caratteristiche specifiche, ha distinto un’invidia “benigna”, che porta l’essere umano ad ammirare l’altro e che lo spinge a migliorarsi, ed un’invidia “maligna”, che ha invece come nucleo il desiderio di distruggere l’altro, specie se in concorrenza con noi, impedendogli il raggiungimento dei suoi scopi.


In una recente ricerca pubblicata sulla rivista Psychological Science, van de Ven ha messo in luce come sentirsi invidiati dagli altri possa spingere gli esseri umani a modificare alcuni comportamenti e ad agire in modo prosociale, per ottenere il favore altrui ed evitare il malanimo.


I ricercatori hanno indotto in laboratorio i due diversi tipi di invidia: in presenza di un gruppo di spettatori, ad alcuni soggetti è stato consegnato un premio assolutamente meritato, risultato delle loro risposte corrette ad alcune domande, ad altri soggetti invece è stato consegnato un premio del tutto immeritato, generando così invidia malevola nei loro confronti da parte degli spettatori. In una fase successiva ai protagonisti dell’esperimento è stato chiesto di fornire dei consigli agli altri partecipanti e questo ha permesso di notare come coloro che si sentivano oggetto di invidia “maligna” da parte degli altri dedicassero loro molto più tempo, fornendo consigli e concedendo aiuti e favori.


A partire da questi risultati i ricercatori hanno concluso che l’invidia può motivarci a modificare il nostro modo di agire ed i nostri atteggiamenti verso gli altri, incoraggiandoci ad assumere comportamenti “sociali” che facilitano e migliorano le interazioni all’interno del gruppo.

Dott.ssa Olga Ines Luppino