Stacanovista o workaholic?
A cura della Dott.ssa Olga Ines Luppino, Psicologa, coordinatrice della macrosezione "Salute" per l'Associazione "Zero39 - All professional services in one network".
Arriva dall’America la nuova sindrome di dipendenza, la sindrome da workaholism o di dipendenza dal lavoro.
Uomini o donne che passano l’intera giornata davanti al pc a controllare la posta e rispondere alle mail di lavoro, oppure seduti alla scrivania tra documenti, post- it, palmari ed agende per gestire gli appuntamenti.
La sindrome da dipendenza da lavoro può colpire chiunque, anche se maggiormente vulnerabili risultano essere tutti coloro che “sono quello che fanno”, che basano cioè la propria identità ed il proprio valore personale sulle prestazioni, e che si relazionano agli altri mettendo in primo piano il loro ruolo sociale.
Da distinguere dallo stakanovista, il workaholic è ossessionato dal lavoro, lavora 24 ore su 24 perché non può farne a meno, perché lavorare è più forte di lui, è un bisogno, come la bottiglia per l’alcolista.
Come una dipendenza “classica”, quella da lavoro può svilupparsi in maniera silenziosa e subdola, prendendo spazio a poco a poco, senza che la persona se ne accorga se non quando è oramai troppo tardi e passare la giornata lavorando è considerato “del tutto normale”.
Chiare le implicazioni per la vita quotidiana: tutto ciò che non riguarda il lavoro viene relegato in secondo piano, l’intera giornata e la vita nel suo complesso si plasmano e si snodano sulla base degli impegni lavorativi, scarsissimi gli hobby, quasi nullo il tempo libero, la vita di coppia e quella relazionale in genere risultano assenti o seriamente impoverite, se si eccettuano le amicizie lavorative. Notevoli i rischi a lungo termine sia dal punto di vista fisico (emicrania, dolori muscolari, disturbi cardiocircolatori, abuso di stimolanti ecc.) che relazionale (isolamento, problematiche familiari ecc.).
Se costretto a non lavorare un workaholic entra in crisi d’astinenza proprio come un dipendente da sostanze e sperimenta uno stato di intenso malessere, caratterizzato da ansia ed irritazione.
E’ aumentando sempre di più la “dose” di lavoro che riesce a stare nuovamente bene, a risentirsi utile e pieno, a non sperimentare per qualche tempo profondi sensi di colpa ed importanti cali d’autostima.
Dott.ssa Olga Ines Luppino