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Bruxismo e fattori psicologici


Con il termine bruxismo si indica la consuetudine di digrignare e strofinare i denti dovuta alla contrazione della muscolatura masticatoria.


E’ una patologia abbastanza diffusa che interessa l' 8-10% della popolazione generale e rientra tecnicamente nelle attività definite “parafunzionali”, cioè quelle attività orali non finalizzate ad uno scopo, come il succhiarsi il pollice o il mangiarsi le unghie, diversamente dalla masticazione o dalla deglutizione.



Sebbene sia per lo più un fenomeno che compare durante il sonno (bruxismo notturno), quando cioè i movimenti non vengono controllati coscientemente, talvolta può verificarsi anche di giorno (bruxismo diurno).


Il bruxismo notturno, compare nelle prime fasi del sonno, mentre solitamente cessa nelle fasi di sonno profondo. E’ un fenomeno estremamente frequente il età adulta, ma riscontrabile anche nei bambini, soprattutto durante il periodo della dentizione mista, quando sono presenti sia denti da latte che denti permanenti.



Il digrignamento, che dura da 5 a 10 secondi e può ripetersi varie volte durante la notte, impedisce un sonno ristoratore e comporta, al risveglio, una sensazione dolorosa ai muscoli masticatori sia del collo che del volto. Con il tempo la compressione e lo sfregamento dei denti, “limati” in maniera impropria e non naturale, possono causare progressive usure, favorendo l'insorgenza di carie, danneggiando lo smalto, comportando importanti alterazioni quali accorciamenti o lesioni dei denti, a cui ne fa seguito la perdita.


Chi soffre di bruxismo può sperimentare difficoltà ad aprire completamente la bocca e mal di testa di natura tensiva che, nella maggioranza dei casi, accompagnano l'iperattività dei muscoli masticatori; non infrequenti l’aumento della sensibilità dei denti al caldo ed al freddo e sensazioni di fastidio durante la pulizia con lo spazzolino.



Relativamente alle cause, il fenomeno del bruxismo correla con fattori diversi:


  • fattori meccanici: il non perfetto allineamento delle arcate superiore ed inferiore oppure la presenza di precontatti, a causa dei quali un dente tocca il corrispondente dell'altra arcata prima degli altri;
  • fattori sistemici: parassiti intestinali, carenze nutrizionali;
  • fattori psicologici: lo stress e la tensione nervosa svolgono un ruolo determinante nell’etiologia del disturbo e non solo; fattori psicologici sono direttamente coinvolti nel mantenimento delle attività parafunzionali, che rappresentano una valvola di sfogo alle tensioni emotive, e nella loro cronicizzazione a lungo termine.

Tra i rimedi più diffusi al bruxismo vi è l'applicazione di un dispositivo in resina trasparente, il “bite”, simile ai paradenti dei pugili e realizzato per proteggere i denti dall'erosione e per ristabilire l'allineamento corretto delle arcate dentarie.


All’utilizzo del bite, viene frequentemente associata una terapia farmacologica mediante somministrazione di miorilassanti o, nei casi più estremi, di benzodiazepine, dimostratesi negli anni efficaci nella riduzione della sintomatologia, ma non nella sua definitiva risoluzione.



Dal momento che sia il bite che i farmaci pur alleviando la sintomatologia non intervengono sulle cause del problema, un percorso di tipo psicologico è consigliabile in affiancamento alle forme di trattamento più tradizionali e solitamente suggerito dagli stessi odontoiatri. La consulenza di uno psicologo può permettere al soggetto che soffre di bruxismo di individuare le problematiche emotive alla base del disturbo e di acquisisre modalità più funzionali di gestione e di risoluzione delle stesse odontoiatri.

Dott.ssa Olga Ines Luppino