Separazione e ricadute psicologiche sui figli: qualche consiglio ai genitori…
La legge n. 54 dell’8 febbraio 2006 contenente “ disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli ” modifica profondamente l’art. 155 del codice civile, innovando e sovvertendo nel contempo la normativa riguardante l’affido dei figli: l’affidamento ad entrambi i genitori diviene la regola, mentre quello esclusivo ad un solo genitore costituisce un’eccezione a cui si può ricorrere nei casi in cui la condivisione dei compiti genitoriali si reputi pregiudizievole per i minori.
La legge mantiene come nucleo ispiratore la tutela dell’interesse del minore ed afferma il principio della bigenitorialità, che si esplica nel diritto dei figli a mantenere il rapporto con entrambi i genitori anche successivamente alla loro separazione, e nel coinvolgimento sia del padre che della madre in tutte le scelte educative che li riguardino.
Nell’ultimo decennio, alla luce dell’accresciuto numero delle istanze di separazione e della percentuale sempre maggiore di minori coinvolti nell’esperienza di disgregazione del proprio sistema familiare, si è sempre più volta l’attenzione agli effetti psicologici prodotti sui figli dal processo di separazione dei genitori.
Fino alla metà degli anni ’70, a partire dall’elevata correlazione riscontrata dalle ricerche dell’epoca tra psicopatologia infantile e separazione coniugale, si riteneva fattore causale della psicopatologia dei figli il passaggio da una famiglia bigenitoriale ad una monogenitoriale. Oggi invece, nonostante un’ampia percentuale di figli di genitori separati mostri problemi psicologici e relazionali maggiori rispetto alla media dei coetanei, la gran parte degli studi sulla sofferenza connessa alla separazione dei genitori non considera la separazione un evento in grado di determinare di per sé difficoltà nel minore, e pone piuttosto l’accento sulle modalità con cui gli adulti gestiscono la crisi coniugale, considerando estremamente dannosa per il benessere della prole l’alta conflittualità che spesso accompagna la chiusura di una relazione tra coniugi.
La separazione della coppia coniugale rappresenta un evento fortemente destabilizzante per l’intero nucleo familiare ed in misura maggiore per un minore. In questa fase di cambiamento, il bambino è spesso vittima di una profonda trasformazione delle proprie abitudini quotidiane e delle consuete modalità di relazione con i genitori e può attraversare un momento di confusione e di disordine emotivo dovuto alla diminuzione del senso di stabilità e di sicurezza di cui durante il percorso di crescita si ha un estremo bisogno.
Un quadro del tipo appena descritto, già estremamente delicato, si complica notevolmente quando la relazione tra gli adulti di riferimento è quotidianamente attraversata da un’elevata conflittualità, che purtroppo, in non pochi casi, si esplica in rivendicazioni continue ed aggressioni non solo verbali.
La conflittualità tra coniugi ha generalmente inizio già prima della decisione della coppia di separarsi e perdura solitamente ben oltre la separazione; i figli fanno da spettatori ad accuse reciproche, offese, ingiurie e, non di rado, si trovano triangolati ed incastrati all’interno di dinamiche fatte di ricatti affettivi, di alleanze, di conflitti di lealtà che li spingono a prendere le parti ora dell’uno ora dell’altro genitore ed a sperimentare la spiacevole sensazione di tradire comunque qualcuno a cui tengono, qualunque comportamento adottino.
In balìa dei propri bisogni emotivi, e vittime di profondi sentimenti di vendetta l’uno nei confronti dell’altro, i due coniugi si mostrano agli occhi del figlio incapaci di trovare un accordo ed artefici di litigate furiose e violente che nascono magari per futili motivi. Occupati a difendere ciascuno il proprio orgoglio ferito, i genitori corrono spesso il rischio di far passare in secondo piano i bisogni del figlio o di confonderli con i propri, non accorgendosi che qualunque soluzione sarebbe preferibile al farlo assistere alla loro drammatica incapacità di cooperare insieme e di raggiungere un accordo nel suo interesse.
Il bambino tende generalmente a sentirsi “colpevole e responsabile” delle difficoltà tra i genitori e questo lo porta in non pochi casi a sperimentare importanti vissuti di colpa, specie quando le discussioni riguardano questioni inerenti la sua collocazione (luogo ed orari di visita, scelte educative ecc). I bambini più piccoli possono fantasticare di avere il potere, con il loro comportamento, di influenzare nel bene e nel male il conflitto tra i genitori, motivo per cui paradossalmente è preferibile una scelta di rottura chiara e netta da parte della coppia rispetto ad una situazione di crisi ad esito incerto, trascinata magari per anni e caratterizzata da un’alta imprevedibilità, che può “bloccare” il bambino e renderlo timoroso di poter provocare con il proprio comportamento sbagliato, il definitivo distacco della coppia coniugale.
I bambini hanno quasi sempre nelle separazioni un ruolo più attivo di quanto sembri, motivo per cui è bene che all’interno della rete familiare si faciliti la circolarità di una comunicazione chiara e sincera. E’ sempre preferibile spiegare al bambino, con un linguaggio chiaramente adatto alla sua età, ciò che sta succedendo tra i genitori, mettendo da parte colpe e responsabilità e chiarendo che le difficoltà riguardano il rapporto coniugale e non quello tra genitori e figlio; il bambino ha bisogno di sentirsi partecipe di quanto accade e non spettatore passivo, e va rassicurato circa la possibilità di mantenere rapporti continui e stabili con entrambi i genitori.
Nonostante le reazioni di un minore alla separazione dei genitori possano essere molto diverse tra loro ed il grado di adattamento al cambiamento possa variare sulla base di un ampio ventaglio di fattori, generalmente il bambino piccolo reagisce al disagio regredendo in alcune funzioni già acquisite e ricominciando dunque a bagnare il letto per esempio o a balbettare, ad avere incubi frequenti e difficoltà a dormire la notte; il bambino in età scolare potrebbe rifiutare la scuola, manifestare difficoltà in termini di apprendimento e di profitto o aggressività nelle relazioni con i coetanei, mostrare la comparsa di sintomi psicosomatici di entità variabile (mal di pancia, mal di testa, asma, crampi diffusi); l’adolescente potrebbe invece chiudersi “a riccio”, alternare fasi di abbassamento del tono dell’umore a fasi di aggressività, ostentare autonomia ed indipendenza o richiedere attenzione attraverso comportamenti antisociali (fughe da casa, piccoli furti, atti vandalici).
Ragionando in termini preventivi, sarebbe importante che i genitori, sebbene in un momento di profonda sofferenza quale è la conclusione della propria vicenda coniugale, si sforzassero di trovare modalità di collaborazione funzionali allo svolgimento del loro ruolo parentale che, si ricorda, non si conclude con la fine della storia di coppia.
Quando gli ex coniugi riescono a cooperare come genitori nell’interesse comune dei figli, questi ultimi tendono a superare con minori difficoltà la crisi legata alla separazione, adattandosi più rapidamente ed in maniera meno traumatica al nuovo assetto familiare.
Data la difficoltà insita nel compito genitoriale richiesto a coloro che si stanno separando, ed essendo intuitivi gli ostacoli pratici ed emotivi che ciascun coniuge incontra quando tenta di collaborare con un ex partner verso cui nutre sentimenti di rabbia, di frustrazione e di vendetta, da più parti si invoca negli ultimi anni l’intervento professionale della Mediazione Familiare, percorso che si propone l’obiettivo di facilitare la comunicazione tra gli ex coniugi aiutandoli a trovare modalità stabili e funzionali di collaborazione nell’interesse primo del benessere psicofisico dei figli.
Qualche consiglio ai genitori :
- Discussioni e liti non andrebbero fatte in presenza dei figli, specie se relative alla gestione del rapporto con i figli stessi (visite, tempo libero, scelte educative ecc.);
- Piuttosto che tacere il conflitto, è sempre preferibile spiegare ai bambini, con parole adatte alla loro età, quello che sta succedendo all’interno della coppia rassicurandoli sul fatto che la separazione è stata decisa dalla coppia e che loro non ne hanno alcuna responsabilità;
- La comunicazione ai figli relativamente all’intenzione di separarsi andrebbe fatta possibilmente insieme;
- Una fantasia abbastanza frequente, specie nei bambini più piccoli spettatori della separazione dei propri genitori, è quella di essere abbandonati da uno dei due; è importante dunque che entrambi i genitori si impegnino a garantire continuità nel rapporto con i figli, rassicurandoli sulla loro presenza fisica nonché affettiva;
- I bambini andrebbero il più possibile aiutati ad esprimere le emozioni ed i pensieri relativi alla separazione, perché eventuali vissuti di non accettazione non generino importanti disordini emotivi;
- I figli non vanno “usati” contro l’ex coniuge come fossero messaggeri, alleati o spie, ed eventuali commenti negativi nei confronti dell’ex partner non vanno fatti in loro presenza per evitare di ferirne i sentimenti;
- E’ bene mantenere il più possibile continuità nelle abitudini quotidiane in modo da garantire ai figli un contesto di crescita caratterizzato da stabilità e prevedibilità.
Dott.ssa Olga Ines Luppino
Psicologo
Bibliografia:
- Cigoli V., Gulotta G., Santi G., “ Separazione, divorzio ed affidamento dei figli ”, Giuffrè Editore, 1997.
- Vito A., “ La perizia nelle separazioni ”, Franco Angeli Editore, 2005.