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Il bullismo

Dal sondaggio effettuato da marzo a giugno 2009 è emerso che l’argomento che voi desideriate sia maggiormente approfondito è il bullismo , seguito dal problem solving e dai disturbi d’ansia.


Il forte interesse verso questo tema è forse dovuto ai numerosi episodi di bullismo che oggi si riscontrano in ambito scolastico e che divengono sempre più oggetto dell’attenzione pubblica grazie ai mass-media ; se è vero che genitori, insegnanti e soprattutto ragazzi sembrano avere a cuore questo fenomeno cercando possibili soluzioni in professionisti competenti della relazione d’aiuto, è vero anche che sarebbe opportuno intervenire a livello scolastico in ottica preventiva rispetto all’insorgere del fenomeno. Gli interventi in situazione di crisi appaiono infatti, più complessi poiché devono agire spesso in situazioni e contesti in cui si è ormai delineata una fissità di ruoli difficile da scardinare.


Due parole sul fenomeno: si parla di bullismo quando: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni” (Olweus, 1993). Tale fenomeno (traduzione italiana dell'inglese " bullying ") può essere considerato una sottocategoria del comportamento aggressivo che presenta alcune caratteristiche distintive tra cui:


· l’intenzionalità: il comportamento in oggetto è volto a creare un danno alla vittima;


· le diverse forme in cui si manifesta: la prepotenza può essere perpetrata mediante attacchi fisici, verbali e indiretti;


· la sistematicità: il bullismo presenta caratteristiche di ripetitività e perseveranza nel tempo;


· l’asimmetria di potere: nella relazione tra bullo e vittima il bullo è più forte e la vittima è più debole e spesso incapace di difendersi.


I ruoli principali che si possono individuare all’interno di questa “routine” sono:


· il bullo che secondo Olweus (1993), è caratterizzato da un comportamento aggressivo verso i coetanei e verso gli adulti, sia genitori che insegnanti, ha un atteggiamento positivo verso la violenza e mostra scarsa empatia per la vittima.


· la vittima che è solitamente più ansiosa e insicura degli altri studenti e, se attaccata da altri compagni, reagisce piangendo e chiudendosi in se stessa. Le vittime soffrono spesso di scarsa autostima e hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze. Solitamente vivono una condizione di isolamento e di esclusione nella classe. È possibile distinguere tra vittime passive o sottomesse e vittime provocatrici caratterizzate da una combinazione di due modelli reattivi, quello ansioso proprio della vittima passiva e quello aggressivo proprio del bullo (Olweus, 1993).


Una riflessione più ampia riguarda il fatto che i ruoli sorgono sempre nell’interazione sociale e sono determinati sia dalle caratteristiche individuali sia dalle aspettative degli altri. Nelle classi in cui esiste il fenomeno del bullismo, parlare di bulli o di vittime fa riferimento ad etichette che descrivono alcuni ruoli sociali . Essere vittima o bullo nella classe significa che non solo un allievo compie o subisce determinati comportamenti ogni tanto, ma che egli è percepito come tale dalla maggior parte dei membri del gruppo. In genere quando una provocazione viene portata avanti nella classe in modo sistematico, la maggior parte dei ragazzi ne è a conoscenza, poiché anche se non prende parte direttamente all’attacco, ha modo di osservare cosa sta accadendo.


L’attenzione dei ricercatori che si occupano del fenomeno si è progressivamente spostata da una visione personologica ed individuale del bullismo verso una visione che integri al suo interno motivazioni personali, relazionali e sociali (Buccoliero e Maggi, 2005).


Agire in ottica preventiva a scuola in relazione a questo fenomeno implica in primo luogo sensibilizzare e fare addentrare i docenti nel mondo del bullismo e della psicologia adolescenziale, con l’obiettivo di conoscerlo e mettere in atto quindi della strategie di prevenzione e contrasto e secondariamente (ma non in termini di importanza) lavorare con i ragazzi, gli attori stessi di questa routine sociale, promuovendo accettazione dell’altro, empatia, ascolto attivo, comunicazione efficace e potenziando l’intelligenza emotiva e le strategie di coping .


Solo acquisendo consapevolezza delle situazioni specifiche in cui sono coinvolti, insegnanti e alunni possono imparare a gestire più efficacemente tali fenomeni attivando le possibili risorse individuali e di gruppo a disposizione in un ottica di promozione della salute e di miglioramento della qualità della vita (Mengheri, Berti, Busoni, & Liperini, 2006; Mengheri, Berti, & Busoni, 2007).


Per un maggiore approfondimento scaricare l’articolo “ Il fenomeno del bullismo: come riconoscerlo, come intervenire ” di Mengheri, Berti, e Busoni (2007) al seguente link:


//airplivorno.com/materiali/Mengheri_Berti_Busoni.pdf


Lara Busoni