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Uni Ts 11300 e Attestato di prestazione energetica: vantaggi e difficolta'

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Le versioni 2014 delle Uni Ts 11300 per la redazione dell'attestato di prestazione energetica rappresentano una sfida per i certificatori. Vediamo quali sono i vantaggi e le problematicita'


Di FEDERICA ARIAUDO
Pubblicato sul Canale ENERGIA il 29 ottobre 2014



Il 2 ottobre 2014 sono state pubblicate le versioni 2014 delle norme tecniche Uni Ts 11300 , parte 1 e 2. Su queste norme si basa la metodologia di calcolo per la redazione dell' attestato di prestazione energetica . La data di pubblicazione coincide con la data di entrata in vigore della nuova metodologia di calcolo, che apporta notevoli variazioni rispetto alla versione precedente.




I problemi


Questa esatta coincidenza di date porta a grossi problemi per i tecnici che si occupano di certificazione energetica. Tra i principali:


  • Scarse opportunità di aggiornarsi e formarsi in tempo per poter svolgere il proprio lavoro in conformità alle specifiche delle norme aggiornate;


  • Rischio di utilizzo di software non conformi alla normativa e/o obbligo all’acquisto di nuove versioni delle maggiori software house che si sono prontamente dotate di attestazione di conformità alla nuova metodologia di calcolo;


  • Difficoltà nell’utilizzo di software aggiornati alla nuova metodologia di calcolo perché non c’è stato il tempo tecnico per formarsi e aggiornarsi in merito ai cambiamenti.



I vantaggi e le novità


Il vantaggio di questo aggiornamento della metodologia di calcolo sembra invece essere l’ uscita dal mercato di tutti quei certificatori che producevano attestati di prestazione energetica di bassa qualità perché redatti utilizzando grandi semplificazioni degli aspetti energetici caratterizzanti l’edificio. Sembra infatti che strumenti di calcolo estremamente semplificati, quali il Docet, non possano più essere utilizzati.



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Tra le maggiori novità introdotte dalle norme tecniche c’è infatti una notevole riduzione dei dati per cui è possibile utilizzare valori precalcolati al posto di quelli rilevati in campo e/o a progetto. In particolare questo aspetto tocca il calcolo dei ponti termici : a causa della sempre maggiore importanza che assume la presenza dei ponti termici, soprattutto nell’ottica di avere sul mercato sempre più edifici con involucri ad elevate prestazioni energetiche, non è più consentito l’utilizzo di maggiorazioni percentuali in sostituzione del calcolo analitico. Inoltre, se i certificatori vogliono avvalersi, nel caso di edifici esistenti, della determinazione semplificata della trasmittanza termica, basata sull’abaco delle strutture murarie più diffuse in Italia, devono far riferimento ad una terza norma tecnica: la nuova Uni Tr 11552:2014, l’“Abaco delle strutture costituenti l’involucro opaco degli edifici. Parametri termofisici”.


La nuova metodologia di calcolo, a fronte di un maggior numero e dettaglio di dati di input, è in grado di fornire un risultato maggiormente accurato in termini di calcolo del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione degli edifici . Variano in modo sostanziale, infatti, le procedure di calcolo delle dispersioni termiche per ventilazione e degli apporti interni e solari.


In particolare, la portata d’aria di ventilazione è calcolata applicando un fattore di correzione alla portata minima necessaria a garantire una qualità dell’aria interna accettabile (sulla base di quanto richiesto dalla norma tecnica UNI 10339). Si segnala che nel caso degli edifici residenziali tale variazione procedurale non porta a sostanziali variazioni nei risultati di calcolo.


Inoltre viene introdotto il calcolo del fabbisogno di energia termica latente (connesso al contenuto di energia immagazzinato dal vapore presente nell’aria di ventilazione/infiltrazione e prodotto da sorgenti interne quali le persone e le apparecchiature), di cui non si teneva conto nella versione precedente delle norme.


Per quanto riguarda gli apporti interni, la variazione introdotta nella formula di calcolo porta ad una maggiorazione rispetto agli output della precedente procedura, soprattutto nel caso di edifici con superficie utile inferiore ai 150 mq.



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Anche per quanto riguarda il calcolo degli apporti solari è stata introdotta una variazione nelle formule di calcolo: viene imposta la scelta del fattore di esposizione su base mensile, in funzione dell’esposizione e del tipo di vetro, viene ridotto l’impatto del fattore di riduzione per ombreggiamento e viene introdotto il concetto di “trasmittanza termica equivalente” che, nel calcolo degli apporti solari su componenti opachi, consente anche di tener conto della presenza di intercapedini d’aria ventilate.


L’aggiornamento della metodologia di calcolo dei fabbisogni energetici, introdotto con le norme Uni Ts 11300, porta quindi all’aumento dei dati necessari al calcolo finalizzato alla certificazione energetica degli edifici. Questo aumento interessa anche i dati climatici: viene infatti richiesto l’inserimento di dati medi mensili di umidità, utili ai calcoli connessi al fabbisogno di energia termica latente.