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Casa: certificati al buio, pagamenti in chiaro

Casa: certificati al buio, pagamenti in chiaro È obbligatorio avere un certificato sulla prestazione energetica dell'appartamento che si vuole vendere o affittare. Ma sembra diffusa la pratica per cui gli addetti ai lavori per risparmiare non fanno i sopralluoghi
di Emanuele Bellano

Ogni volta che vendiamo o affittiamo casa tra i documenti che dobbiamo assicurarci di avere c’è l’Ape, l’Attestato di Prestazione Energetica, un certificato che riassume le caratteristiche energetiche dell’immobile. Può essere redatto da architetti, ingegneri e geometri e costa in media 150 euro.


In pratica registra quanto la casa consuma per produrre acqua calda, quanto per il riscaldamento, che tipo di impianto termico ha, quanto calore disperde e quanta anidride carbonica emette nell’aria. Alla fine il certificato inserisce la casa in una classe di riferimento, dalla A alla G dove A è la più virtuosa e G la meno ecologica. L’acquirente o l’affittuario in questo modo possono capire immediatamente che casa hanno di fronte, quanto consuma e quanto costerà dal punto di vista energetico.



Fin qui tutto bene. Basta però provare a procurarsi uno di questi certificati e le cose cambiano. Gli annunci su internet di professionisti che offrono l’Ape in tempi brevi e a un prezzo contenuto non si contano ma la sorpresa è dietro l’angolo: cinque degli studi professionali sui sei contattati realizzano il certificato per corrispondenza senza nemmeno visitare l’immobile. La procedura è sempre la stessa: inviano un formulario per email, il proprietario di casa lo compila e qualche giorno dopo l’Ape arriva per posta elettronica.


“La legge non prevede espressamente che il tecnico debba visitare l’appartamento da certificare - precisa Aldo Olivo, dell’ordine degli architetti di Roma - ma è una questione di correttezza professionale. Il sopralluogo è indispensabile per redarre un certificato aderente al vero. Sarebbe altrimenti come se un medico decidesse di fare la diagnosi di un paziente al telefono. Ci fideremmo mai di quella diagnosi?”.


A questo punto la domanda nasce spontanea: se siamo noi a raccogliere i dati e ad analizzare la casa al posto del tecnico che valore può avere un simile documento? E quindi, ha senso essere obbligati a spendere 150 euro per questo certificato? Per tagliare la testa al toro basterebbe integrare la normativa e rendere il sopralluogo obbligatorio per legge.