Sei in: Articoli: Articoli:

Le fasi del lutto

Per Freud, quello che viene definito il “lavoro di lutto” è indispensabile per riacquistare un equilibrio ma può solo iniziare dopo la fine delle fasi del rifiuto e della collera che avvengono successivamente al decesso.


Le tappe del lutto e le sue espressioni sono legate alla presa di coscienza della perdita che avviene dopo il rifiuto, la ricerca dell’oggetto perso, l’agitazione, l’apatia che accompagnano un peggioramento repentino della salute, una paralisi delle funzioni organiche importanti come il sonno, il mangiare, una profonda stanchezza, uno stato di collera permanente contro tutti.


Un aspetto importante è l’ idealizzazione della persona deceduta (“processo di santificazione”): l’immagine del defunto viene ripulita e glorificata e la persona in lutto si sente investita del ruolo di protettore, difensore, custode della purezza del ricordo.


Chi vive questa prima fase del lutto, tende a negare il suo stato affettivo, rifiuta spesso l’aiuto degli altri, conoscenti, amici o membri della famiglia, ha tendenza all’autocommiserazione. Diventa ipersensibile e suscettibile con una tendenza a denigrare gli altri, la loro solidarietà, fino a mostrarsi collerico , verso di loro e verso se stesso (autolesionismo) e, nello stesso tempo, la persona vive un forte senso di colpa per la consapevolezza dell’ingiustizia del proprio atteggiamento verso le persone care.


Il senso di colpa è complesso, va dalla colpevolizzazione per la morte dell’altro, all’autocritica per un’assistenza insufficiente, al non detto, al mal fatto, ad un giudizio esacerbato sugli sbagli e dimenticanze eventuali o peccati commessi. Tutti i ripianti, i sogni infranti e quello che si è sempre rimosso escono adesso alla superficie, in modo disordinato e distruttivo.


Segue, spesso, uno stato di Depressione : tendenze al suicidio, ricerca inconscia della morte (velocità in macchina, in moto) o negazione del vivere (morire per anoressia o di malattia per rifiuto manifesto o sospensione delle cure). L’intenzione è di raggiungere il caro deceduto.


L’ accettazione è l’ultima fase che permette una ricostruzione del proprio Io, è il momento in cui si riesce a raccogliere i pezzi del puzzle sparsi ed a ricomporre la struttura della propria personalità: non si nega più, non si cancella la realtà, la si accetta. L’accettazione intellettuale rende consapevole l’inevitabilità del cambiamento radicale dell’esistenza: la vita non sarà mai più come prima. Il ritorno alla vita quotidiana diventa possibile con l’accettazione della ripresa del proprio ruolo e l’assunzione degli obblighi familiari, sociali e professionali. L’immagine onnipresente del defunto diminuisce, si integra con armonia nella personalità dell’altro, l’arricchisce: trattasi della scoperta di una nuova motivazione esistenziale come risultato finale del processo di elaborazione del lutto.