Le storie familiari
(OSTIA LIDO, 05 Novembre 2009)
“ Le storie non vivono mai solitarie: sono rami di una famiglia, che occorre risalire all’indietro e in avanti. Nell’ebbrezza della traversata marina in groppa al toro bianco, Europa cela in sé, come potenza ancora inavvertita, i destini delle sue nipoti pazze di amore, Fedra e Arianna, impiccate per vergogna e disperazione. E tra le radici celesti di questo albero di storia troviamo l’ amore della giovenca pazza madre di Fedra e di Arianna: Pasifene, anche lei impiccata per vergogna”:
Questo è un pezzo ripreso da Calasso “Le nozze di Cadmo e Armonia” e vuole significare che tutti noi facciamo parte di un qualcosa di più complesso, di più armonioso, che sono le nostre radici, i nostri rami che inevitabilmente ci portiamo dentro di noi. Infatti quando due persone si incontrano e si scelgono, tale scelta –apparentemente casuale - è invece estremamente accurata anche se inconsapevole. In essa infatti è sintetizzato l’incastro di tanti pezzi della nostra storia e delle nostre origini che si legano insieme, come un puzzle, per formare un’ altra storia, che non ha solo elementi di discontinuità con quelle passate: ognuno di noi cerca nell’ altro un cambiamento, ma nello stesso tempo una continuità con la propria famiglia d’ origine.
E’ importane che ogni individuo, prima di uscire dal contesto relazionale e affettivo di appartenenza, prima di formare la propria coppia, abbia sviluppato un buon livello di differenzazione del proprio sé dalla famiglia d’origine. E’ importante dunque che non abbia legami non risolti con i propri genitori (e viceversa). Ci sono persone che sono “differenziate” e che, in quanto tali, possono vivere lontano dalla propria famiglia senza sensazioni di colpa o di mancanza affettiva continuando comunque a mantenere con essa un forte legame. Altre invece hanno legami “fusionali”, vivono come appendici della propria famiglia, ancora dipendenti da essa; non riescono a differenziare il proprio sistema affettivo da quello del sistema di appartenenza e spesso, unendosi in una relazione, si aggrappano al partner dipendendo completamente dal suo amore.
“ La famiglia rappresenta per l’ individuo un laboratorio inesauribile di ricerca e di conoscenza dinamica di sé. Al suo interno ciascuno può passare attraverso fasi di regressione e di reintegrazione. Questo uscire ed entrare , separarsi ed appartenere rappresenta una sorta di ginnastica che permette a ciascuno di affermare la propria individualità ” (Andolfi – Angelo in ”Famiglia ed individuo in una prospettiva trigenerazionale”).
Essere ben differenziati equivale ad avere un buon rapporto oltre che con la propria famiglia anche con se stessi. Significa avere una corretta identificazione del sè. Questo buon rapporto viene portato anche nella relazione che si va a costruire con l’altro nella quale ciascun individuo riesce ad uscirci e a rientrarci più arricchito nell’ io e nel noi .
Spesso alla psicoterapia si rivolgono coppie in cui uno dei due componenti sembra non vivere nella “nuova” famiglia formata con l’altro, continuamente immerso nelle dinamiche della sua “vecchia” famiglia. Scoppiano conflitti tra i due coniugi per “colpa della madre di lui o di lei” senza rendersi conto che le difficoltà sono interne a sé stessi, alla poca differenziazione di uno o di entrambi i partner. Il compito del terapeuta è proprio di aiutarli a diventare adulti svincolati dalle proprie famiglie d’origine, a rendere quindi l’entità coppia libera da vincoli di incastro di vecchi ruoli o aspettative familiari; accompagnare la coppia a “spiccare il volo” verso lidi di nuova formazione dove l’esperienza emotiva pregressa possa trovare uno spazio di arricchimento e non più di paralisi.
a cura dello STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA