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Il cervello del cuore

(OSTIA LIDO, 18 Giugno 2010)


Le ultime ricerche neuro-cardiologiche hanno scoperto che il cuore, con i suoi 40.000 neuroni ed un elaborato campo magnetico, è dotato di un vero e proprio cervello.


Proviamo a sintetizzare cosa, nella ricerca scientifica, ha portato a tale importante ed innovativa conclusione.


Fondamentali sono stati gli studi sulla variabilità della frequenza cardiaca (VFC). Il cuore, per funzionare in maniera armoniosa, deve pulsare a 60-70 battiti al minuto; tale funzionamento può aumentare se ci sono circostanze di particolare stress o iper attivazione, per poi ritornare allo stato naturale della frequenza cardiaca. E’ il normale equilibrio dell’ organismo e serve ad adattarsi alle situazioni dell’ ambiente circostante.


Il disequilibrio si manifesta quando avviene una costante alterazione del battito cardiaco e ovviamente ciò può portare anche conseguenze gravi a livello fisiologico (fibrillazioni, tachicardie ecc…).


Osservando il fenomeno della VFC si sono svolti esperimenti correlando, in un campione significativo di soggetti, il battito cardiaco e i pensieri e le emozioni ad esso collegate. E’ emerso che: 1) un tracciato armonioso è legato a pensieri ed emozioni positive e di contro invece 2) un tracciato disordinato è legato a pensieri ed emozioni negative.


Pertanto la variabilità della frequenza cardiaca è un indicatore dello stato d’animo nel quale ci troviamo.


Aspetti ulteriori da correlare a quanto emerso dalla ricerca sono legati propriamente alla neuro-fisologia del cuore. Esso ha un intenso reticolo di neurotrasmettitori, proteine e cellule di sostegno che gli permettono di agire da sè, prendere “decisioni” e passare all’ azione indipendentemente dal cervello. Sembra poter apprendere, ricordare e percepire indipendentemente dagli altri organi del corpo, dunque una sorta di cervello all’interno del cuore stesso.


Partendo da queste scoperte e riflessioni, la dott.ssa Marquier (si veda quanto scritto soprattutto nel libro “Usare il cervello del cuore”) ipotizza l’esistenza nel corpo umano di tre cervelli che regolano tre diversi circuiti: il cervello limbico, il più arcaico; la corteccia cerebrale, che regola le funzioni collegate alla natura mentale ed emozionale del nostro organismo - che spesso sono in contrasto tra di loro; ed il cervello del cuore, che ipotizza essere lo stato di coscienza più evoluto e più in armonia con tutte le altre parti dell’ organismo . Così scrive: “se la coerenza


s’ instaura quando nutriamo emozioni e pensieri positivi, significa che tale è il ritmo che il cervello del cuore richiede, tale è la volontà del cuore. Se rispondiamo a questa richiesta, allora viviamo in uno stato di coerenza”.


Questo spiegherebbe anche perché spesso il cuore ci parla con dei segnali che, se ben ascoltati, servirebbero a darci evidenti indicazioni sulla strada interiore da seguire. Il cosiddetto “mal di cuore” va letto, pertanto, come un messaggio evidente e schiacciante che c’è qualcosa che non va nel nostro modo di approcciare alla vita. Inoltre, la frase comune “pensa anche con il cuore “ oggi, con questa diversa lettura ha un valore diverso, significa che bisogna armonizzare i pensieri del cuore con quelli della corteccia, significa che lo scisma cuore-mente non ha più significato poiché bisogna iniziare ad unire questi due “cervelli”.


Questa scoperta permette di conciliare tre aspetti che fino a poco tempo fa erano abbastanza separati: il campo scientifico, quello spirituale e quello psicologico.


Inoltre le ricerche sul VFC ci danno indicazioni sulla strada da seguire per raggiungere un equilibrio interiore e per vivere in armonia con il mondo circostante. Questa strada è quella della consapevolezza delle nostre scelte, la consapevolezza di poter scegliere di vivere una vita dotata di pensieri con energia positiva verso se stessi e verso gli altri, una vita dove cerchiamo di far emergere la nostra vera natura con un ascolto più profondo di ciò che proviamo dentro di noi nel nostro cuore.



a cura dello STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA