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L'anoressia nervosa e la bulimia

(OSTIA LIDO, 5 Ottobre 2010)



L'anoressia nervosa può essere lieve e transitoria oppure grave e cronica. Insorge in media attorno ai 17 anni ma sempre più spesso incontriamo in terapia ragazze di 14-15 anni che hanno già avviato un comportamento alimentare particolarmente restrittivo, anche accompagnato da una rigorosa attività fisica.


Attualmente è ancora un disturbo percentualmente superiore tra le ragazze. Non è tuttavia irrilevante l’aumento della problematica anche tra i ragazzi.


Solitamente inizia con una dieta che ha come obiettivo migliorare la propria immagine o sentirsi all’altezza delle altre compagne o amiche. La dieta poi diventa sempre più accentuata fino a quando la persona arriva a mangiare una quantità di cibo assolutamente insufficiente rispetto al fabbisogno giornaliero. La paura di perdere il controllo e di aumentare di peso prendono il sopravvento su tutto, e la persona diviene irritabile, ansiosa e depressa.
Il comportamento anoressico si muove lungo due estremi: da quello dell’astinenza totale da cibo e a quello della bulimia.


La persona con anoressia nervosa ha uno schema di comportamento alimentare in cui vi è una rigorosissima limitazione nell’assunzione di cibo, controllo continuo e puntuale del peso, necessità di dimagrimento. Può accadere che il grande rigore della dieta sia alternato a grandi abbuffate in cui la persona mangia qualunque cosa, anche i cibi non ben scongelati, senza sentirne il sapore, in maniera vorace, senza un’adeguata masticazione. Questa è una vera crisi bulimica. La persona si odia per ciò che ha fatto, prova disgusto per se stessa e sente l’impellenza di eliminare il cibo prima che ci sia assorbimento delle sostanze nutritive e il crearsi delle relative calorie. L’eliminazione può avvenire o tramite il vomito autoindotto o attraverso l’assunzione di dosi elevate di lassativi. Questo tipo di anoressia nervosa con crisi bulimiche ha una definizione psicologica differente da quella con restrizioni o astinenza, in quanto è caratterizzata da sensi di colpa e di fallimento e l’eliminazione del cibo è per la persona una forma non solo liberatoria ma anche autopunitiva. Inoltre, l’anoressia con crisi bulimiche, diversamente dall’altra forma in cui è tipico il grosso autocontrollo e necessità di perfezionismo, spesso è associata a personalità che sviluppano piuttosto impulsività, instabilità emotiva, tendenze autodistruttive, spesso dipendenza (alcol, droghe, sesso). Ulteriore differenza tra le due forme di anoressia nervosa è che quella con crisi bulimiche tende ad essere più facilmente celata perché il peso corporeo può non scendere eccessivamente, può approssimarsi ad un livello più vicino alla normalità. Nell’altra forma i segni sono ben visibili sul corpo. Comunque una forma può non escludere l’altra.


I comportamenti di una persona con anoressia nervosa sono molteplici. Innanzitutto tende a negare la perdita di peso. Molte sviluppano un grande interesse per la cucina, preparando e servendo pietanze saporite e in quantità ma per gli altri; masticano lentamente e completamente il boccone evitando di terminare prima degli altri; si vedono grasse nonostante l’evidente dimagrimento; tendono a sviluppare competitività; i rituali alimentari sono fondamentali così come il raggiungimento di ottimi risultati in tutto ciò che fanno; preferiscono non fare nulla per bloccare il deterioramento fisico (osteoporosi, gengive sanguinanti, tremori muscolari, disfunzioni renali, alterazioni del sistema immunitario, infertilità) pur di non rinunciare alla magrezza. Se la situazione continua e si aggrava, la persona può andare incontro alla morte senza rendersene conto.
In questo caso non vi e' più l'ossessione per il cibo ma smette completamente di mangiare, entrando in una depressione profonda.


Spesso, soprattutto nelle situazioni con un calo eccessivo di peso e con una grossa alterazione delle funzioni organiche, è necessario che all’intervento dello psicoterapeuta ci sia un affiancamento da parte del nutrizionista per riabituare la persona ad una alimentazione minima che deve però essere in crescendo e per monitorare il corretto recupero dei livelli fisiologici da tempo destrutturati.


E’ importante che l’intervento psicologico sia rivolto all’intero sistema familiare dell’anoressica (o anoressico) sia per far riappropriare i genitori dei propri strumenti e risorse emotive e di sostegno (spesso pensano di non esserne più in possesso), sia perché la famiglia inizi a leggere correttamente il linguaggio di un sintomo che può arrivare ad essere devastante per tutti. Insieme bisogna ridare colore non solo al singolo fiorellino ma all’intero prato affinché sia capace di “nutrire” il verde della vita.




a cura dello STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA