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SMETTERE DI FUMARE! MA LO VOGLIO VERAMENTE?!!
“Voglio smettere di fumare!” Questo è il primo passo
indispensabile per poter smettere di fumare. Infatti, per poter
“togliere” la sigaretta dalla bocca è fondamentale avere ben salda la
volontà di farlo.
Sicuramente non è facile. E non lo è per i molteplici aspetti
socio-economici che rinforzano il fenomeno. Il fumo, è risaputo, è
un disturbo di massa, amplificato dai mass media e sottovalutato
dalla società e spesso anche dagli operatori sanitari (quante volte ci
è capitato di vedere, anche durante una visita medica, lo stesso
specialista fumare e farlo anche con passione?). E’ ancora più
difficile, quindi, avere la coscienza del pericolo e dei danni arrecati
dal fumo.
Non è facile anche per gli aspetti fisici, organici, per quello
che viene a modificarsi chimicamente nel nostro corpo. L’astinenza
dovuta alla mancanza di nicotina provoca una massiccia produzione
di dopamina, che è poi quel neurotrasmettitore che provoca le
sensazioni piacevoli che otteniamo dal fumare. C’è da aggiungere
che la nicotina migliora le funzioni cognitive, di concentrazione e le
performance intellettuali stimolando la parte del cervello
responsabile dello stato di veglia e vigilanza.
E’ difficile smettere di fumare anche per quella dipendenza
psicologica che creiamo con la sigaretta. In molti casi, la sensazione
forte di rilassamento e di diminuzione dello stato d’ansia che se ne
può trarre porta ad un legame profondo che si esplicita attraverso la
gestualità (spesso il rapporto che la persona ha con la sigaretta
passa anche attraverso la presa; quanto essa è distante dal filtro, se è
energica, se la “fonte del piacere” è semplicemente poggiata fra le
dita oppure tenuta ben salda) la ritualità ( quanti si svegliano e come
primo gesto di buongiorno si “attaccano”, come un francobollo, la
sigaretta alle labbra? O la sigaretta del dopo pranzo? Per molti
irrinunciabile), il pensiero reiterante.
Tutto ciò fa capire quanto sia difficile a più livelli – fisiologico,
psicologico e sociale - interrompere una dipendenza così forte e
con un’approvazione sociale subliminale radicata da anni.
Pertanto, in un intervento su e con un fumatore è fondamentale fare
un anamnesi molto dettagliata dei motivi che lo hanno spinto ad
iniziare a fumare e di quelli che gli fanno mantenere il rapporto con
la sigaretta. Infatti qualsiasi tipo di intervento deve essere specifico,
tarato su quella persona, poiché ciò che è importante a livello
motivazionale per un individuo spesso non lo è per un altro.
Le terapie fondamentali per smettere di fumare sono di due tipi,
quelle farmacologiche e quelle psicologiche. Sulle prime,
molteplici, non ci si soffermerà rispettandone la competenza
medica.
Per quanto, invece, concerne le seconde si tratta essenzialmente di
tre tipologie di intervento: quelle di gruppo, quelle individuali, e la
vecchia e, a molti cara, ipnosi.
Il supporto psicologico di gruppo punta alla condivisione del
problema e dei vissuti di dipendenza, e spesso di impotenza, che i
partecipanti esprimono o devono affrontare. Il percorso viene
“accompagnato” da uno psicologo che, nell’arco di non più di dieci
incontri, puntando sulla forza che è insita nel gruppo, e attraverso
l’utilizzo di metodologie prevalentemente cognitivocomportamentali,
“traghetta” le persone all’interno dei vari
momenti di consapevolezza, di disorientamento e di gestione della
dipendenza. Spesso vengono assegnati dei compiti specifici
comportamentali da svolgere, oltre che nell’ambito del gruppo,
anche nella quotidianità di ognuno con l’obiettivo di arrivare ad
una sorta di “desensibilizzazione” all’utilizzo delle sigarette,
riducendone progressivamente il numero sino alla completa
cessazione.
Il supporto psicologico individuale punta, come si diceva, a
rispettare la personalizzazione delle motivazioni sottese all’alterato
rapporto con la sigaretta e con la nicotina. Anche in questo caso si
fissa, all’avvio dell’intervento, il numero di incontri (solitamente si
evita di superare il numero di dieci) e la metodologia che si
utilizzerà. Si parte con l’analisi dei fattori comportamentali ed
emotivi che mantengono il disturbo per poi lavorare, attraverso
delle tecniche comportamentali basate su di una modificazione
proprio di quei comportamenti, sull’eliminazione degli stessi.
Si vuole qui sottolineare che con queste tecniche si ottengono dei
risultati molto buoni, soddisfacenti, soprattutto in considerazione
del fatto che si riesce a lavorare più che sul sintomo fumo sui
meccanismi che sono sottesi al disturbo, cercando di evitare il
rischio, non desueto, che la persona li mantenga e li “sposti” su altri
aspetti della propria quotidianità (cibo, alcool, caffè), confermando
a se stessa l’identità di dipendente.
L’ipnosi è un metodo molto efficace con persone con alta capacità
di induzione ipnotica, molto meno efficace con chi ha difficoltà ad
entrare dentro una mentalità auto ipnotica.
Quale tipo di intervento scegliere? Si vuole rimarcare che soltanto
un’attenta analisi delle caratteristiche del fumatore e delle
potenzialità e delle risorse su cui far leva può indicare quale tipo di
intervento può essere più efficace. Per concludere con una metafora
: ogni serratura ha la sua chiave e quindi è importante osservare
bene la chiave per capire se è quella giusta.
Dott.ssa S. Martina